Enzo Maresca, da Salerno a Londra: la riscossa dell’allenatore neocampione del mondo. Snobbato in Italia, sbocciato all’estero

Sotto il cielo rovente degli Stati Uniti in data 13 Luglio 2025 il Chelsea ha portato a compimento una grande impresa, battendo 3-0 i freschi campioni d’Europa del Paris Saint-Germain e laureandosi campione del mondo per la seconda volta nella propria storia. I londinesi, dopo le due Champions League vinte nel 2012 e nel 2021, con il perentorio successo in terra americana di qualche notte fa hanno aggiunto un altro trofeo alla loro prestigiosa bacheca.

C’è anche un po’ d’Italia nel successo dei Blues, anzi un pezzo bello importante, perché il suo condottiero risponde al nome di Enzo Maresca. Tecnico giovane, con idee fresche e un forte senso della disciplina, in pochi anni è salito alla ribalta del grande calcio superando tutti gli ostacoli, i pregiudizi e anche delle valutazioni sbagliate nei suoi confronti, la sua storia merita di essere raccontata ed analizzata perché specchio di tante altre realtà nel nostro Paese.

Terminata una buonissima carriera da giocatore, nella quale ha vinto trofei importanti in Italia e all’estero, comincia la sua avventura da allenatore, provando a mettere in pratica tutto ciò che ha imparato fin lì. Non entra in questo nuovo mondo dalla porta principale, ma capisce che ha ancora degli aspetti del gioco da conoscere, soprattutto da questa nuova prospettiva, e comincia nelle vesti di vice-allenatore all’Ascoli. Il suo talento innato nelle letture tattiche, unito alle molteplici conoscenze che si è fatto nel corso della carriera da calciatore, gli permettono di svolgere il medesimo ruolo anche all’estero, prima al Siviglia in Spagna e poi al West Ham in Inghilterra.

Sempre in Inghilterra ha la sua prima opportunità da vero e proprio allenatore, e in un contesto di livello assoluto: il Manchester City infatti gli offre per la stagione 2020-2021 la panchina della propria formazione Under-23, assegnandogli quindi il compito di crescere i giovani talenti di proprietà del Club, preparandoli al meglio per una prossima chiamata in prima squadra. Nell’incarico conferitogli riesce a fornire ottimi risultati: non solo contribuisce alla crescita di giovani oggi noti al grande pubblico (tra gli altri Roméo Lavia, Adriàn Bernabé, Felix Nmecha, Cole Palmer, James McAtee, Oscar Bobb e Liam Delap) ma porta anche la squadra al trionfo nel campionato di categoria.

Complici questi primi, importanti traguardi, per Maresca si aprono le porte del calcio professionistico e gli si aprono nella sua Italia: nel 2021, il Parma, appena retrocesso in Serie B, decide di rifondare dando vita ad un nuovo progetto tecnico, con al timone proprio Maresca. L’avventura con i Ducali si rivela però carica di ostacoli: complice la retrocessione dalla massima serie, la squadra attua una vera e propria rivoluzione sul mercato, con tantissimi nomi nuovi, alcuni dei quali giovanissimi. Fisiologico che, soprattutto in un campionato altamente competitivo come la Serie B italiana, ci fosse bisogno di tempo per vedere i risultati sperati e che, per come era stato impostato il mercato, i risultati si sarebbero visti e sarebbero dovuti essere valutati sul lungo termine. Ciò tuttavia non avviene, la proprietà sembra avere aspettative completamente diverse dalle mosse effettuate, pretendendo il ritorno immediato nella massima categoria. Ciò, unito alle difficoltà naturali di un gruppo completamente nuovo e da amalgamare, oltre che a una stampa troppo rapida nel bollarlo come l’ennesimo “giochista” poco efficace a livello pratico, portano all’esonero dell’allenatore dopo sole 13 partite, col bottino complessivo di 4 vittorie, 5 pareggi e 4 sconfitte.

Un giudizio eccessivamente ingeneroso, dettato dalle emozioni del momento, e dalla mentalità tipicamente italiana del capro espiatorio, l’individuo a cui addossare tutte le colpe per nascondere quelle altrui, colui che diventa simbolicamente la causa di tutti i mali. Col senno del poi, guardando al fatto che il Parma terminerà la stagione in un’anonima dodicesima posizione, nonostante l’assunzione di un veterano e plurivincitore della categoria come Giuseppe Iachini, appare evidente come il club avesse problemi ben più complessi del solo allenatore, e difatti si dovette attendere altri due anni per rivedere i Crociati in Serie A.

La complicata parentesi in Emilia-Romagna di Maresca è ulteriore testimonianza di come il nostro Paese sia poco incline nel dare fiducia ai giovani. Una fiducia di facciata, dettata dalla convenienza e non da reali convinzioni, non fondata sulla base di valutazioni serie e complete, dal momento che viene meno alle prime difficoltà. La parola progettualità è spesso fraintesa: essa prevede una visione costantemente a lungo termine, una comunione d’intenti che mette in preventivo le difficoltà, le calcola prima e studia a priori un modo per affrontarle, ma una metodologia del genere in Italia è solo un lontanissimo miraggio. Ci lamentiamo dell’assenza di talenti, ammiriamo i Paesi che puntano sui giovani, ma poi quando ci proviamo noi risultiamo essere solo una goffa imitazione, arrendendoci ai primi problemi dopo i quali torniamo a puntare sull’usato sicuro.

Preso coscienza di ciò, Enzo Maresca capisce che in quel momento della sua carriera è probabilmente più giusto per lui tornare in Inghilterra, la sua “patria adottiva” dal punto di vista calcistico, e prende una decisione coraggiosa, fare un passo indietro nell’immediato per provare a farne due avanti in futuro: infatti, torna a svolgere il ruolo di vice-allenatore, facendo peraltro ritorno al Manchester City, questa volta in prima squadra, entrando quindi nello staff di un autentico totem della panchina come Pep Guardiola. Per un anno ha quindi l’opportunità di crescere e di imparare da uno dei migliori allenatori della storia ampliando la mente e i propri orizzonti professionali, il tutto in una stagione memorabile, nella quale i Citizens vincono tutto in patria e in Europa.

Al termine di un’annata altamente vincente e formativa, Maresca decide di riprovare ad allenare una squadra di Club, questa volta nella seconda serie inglese: in questo caso a puntare su di lui è il Leicester City, che con i tecnici italiani ha una tradizione di un certo prestigio e che soprattutto punta a tornare quanto prima in Premier League. Il tecnico italiano dimostra ampiamente la propria crescita personale, gestendo al meglio il gruppo e creando rapidamente un’identità di gioco chiara e riconoscibile, chiudendo un campionato sensazionale vinto con quasi 100 punti, riuscendo nell’obiettivo di riportare le Foxes nella massima serie.

Maresca ha l’opportunità di debuttare così in Premier League, ma non con il Leicester appena promosso, bensì in una realtà di ben altro prestigio: il Chelsea infatti individua nell’allenatore originario di Salerno il profilo giusto per ripartire dopo stagioni altamente deludenti, contraddistinte da spese enormi e risultati mediocri, connubio tutt’altro che ideale. Alla prima esperienza su una panchina di alto livello, Enzo Maresca è chiamato ad una sfida difficilissima: mettere ordine in una squadra regnata dal caos, con oltre 40 giocatori sotto contratto (frutto dei tanti acquisti sbagliati negli anni), avendo poco tempo a disposizione per capire chi tenere, chi cedere e quali profili aggiungere alla rosa, il tutto rispettando l’obiettivo autoassegnatosi di tenere il limite della rosa per la stagione a 25 giocatori. Si fa portatore di una disciplina nuova, necessaria dato che si trova alla guida di una squadra ambiziosa ma giovanissima, con tantissimi teenager da formare non solo tatticamente ma anche professionalmente, trasmettendogli i giusti valori per stare a certi livelli. Non solo un allenatore quindi, ma anche un manager e una guida, incarico delicatissimo ma che Maresca gestisce in maniera eccellente. I risultati al termine della sua prima stagione in terra londinese sono sotto gli occhi di tutti:

  1. in campionato, alla sua prima apparizione nella lega più competitiva e spettacolare al mondo, chiude al quarto posto, riportando il Chelsea in Champions League dopo due anni di assenza.
  2. in Conference League la squadra domina la competizione dall’inizio alla fine, vincendo la finale contro un’avversaria di tutto rispetto come il Betis. Sì, i pronostici dall’inizio della competizione davano i Blues come i netti favoriti, ma nel calcio abbiamo visto molteplici volte come ciò spesso e volentieri non si traduca necessariamente nella vittoria finale, non sempre ciò che dice la carta corrisponde alla verità. Nessun successo è mai scontato, soprattutto quando si convive con pressioni e aspettative di un certo tipo anche se non si vince da anni, come in questo caso specifico.
  3. infine, il sopracitato trionfo nella Coppa del Mondo per Club FIFA, ottenuto da netti outsider e arrivando in finale contro quella che era riconosciuta in maniera unanime come la squadra più in forma del momento. Maresca, al primo scontro con un allenatore leggendario come Luis Enrique, si dimostra all’altezza del palcoscenico e vince una finale importantissima in maniera schiacciante.

Il Chelsea in un anno è passato da squadra caotica e ingestibile a Club campione del mondo, e gran parte dei meriti va al suo tecnico, che merita di non essere più considerato solo una promessa, ma uno degli allenatori migliori al mondo. La storia di Enzo Maresca dimostra quanto sia sbagliato valutare frettolosamente il lavoro altrui, quanto il contesto sia fondamentale per permettere al talento di sbocciare con la giusta serenità mentale, e soprattutto dimostra quanto sia importante credere nelle proprie capacità e scommettere su se stessi, anche prendendo scelte coraggiose: a volte bisogna riconoscere quando un ambiente e una realtà sono sbagliati per la nostra crescita, e che dobbiamo cercare altrove quello che ci serve per raggiungere i nostri scopi. Ciò che riserverà il futuro ad Enzo Maresca è ignoto, ma dalle premesse sembra assolutamente lecito aspettarsi altri importanti successi per un coach asceso rapidamente nel calcio che conta.

fonte foto: pagina Facebook ufficiale Chelsea Football Club