L’ANALISI TATTICA – Il Benevento, Gaich e la duttilità: dal classico 4-3-2-1 all’impostazione a 3 con le due punte

Nel corso della stagione, se c’è una qualità che il Benevento di Inzaghi ha messo in evidenza è quella di una spiccata duttilità. Grazie alle caratteristiche di alcuni calciatori, il tecnico giallorosso ha sempre avuto una grande libertà nel disporre la squadra a proprio piacimento e secondo il modo che reputasse più congeniale e più produttivo. All’inizio super Pippo ci ha abituati al suo 4-3-2-1, adottato con una sorta di spregiudicatezza che sfociava nel pressing alto delle prime gare, atto a riconquistare subito il pallone. Un baricentro piuttosto alto che spesso permetteva agli avversari di penetrare la difesa giallorossa con troppa facilità – è quello che è accaduto se pensiamo alle sfide d’andata contro Inter e Roma. La sconfitta con lo Spezia ha, poi, significato una sorta di svolta per la formazione del Sannio. Nelle partite successive un baricentro più basso, e una fitta rete di densità in mezzo al campo, hanno permesso al Benevento di terminare il girone d’andata con 22 punti, passando per imprese quale quelle di Firenze e quelle in casa contro Juventus e Lazio.

Tuttavia, però, non sono mancate gare nelle quali, vuoi per alcuni indisponibili – il Benevento ha compiuto già un’impresa se si pensa al campionato ‘anomalo’, che incide inevitabilmente di più sulle piccole, e agli indisponibili in casa giallorossa nell’arco della prima parte di stagione – Inzaghi ha optato per un nuovo 3-5-2, andato di scena per la prima volta in casa contro il Torino. Il modulo, come sottolineato da Inzaghi – veniva utilizzato spesso nelle seconde parti di gioco delle prime gare di campionato – non ha niente a che vedere con un approccio difensivo. Anzi. Il 3-5-2 permette una grande spinta sugli esterni – contro il Torino il compito spettava ad Improta e Tello – mentre la doppia punta, con Caprari al fianco di Lapadula avrebbe potuto permettere una maggiore prolificità in zona gol – il lavoro sporco dell’ex attaccante del Lecce non sempre gli permetteva lucidità sotto porta. Al tempo stesso, in fase di non possesso, gli esterni scivolavano all’occorrenza sulla linea difensiva, permettendo un equilibrio maggiore quando c’era bisogno di fare densità e riconquistare palla, ingabbiando spesso gli avversari nella zona centrale del campo.

Il Benevento, con gli infortuni di Moncini e la inevitabile mancanza d’esperienza del giovanissimo Di Serio, non ha sempre potuto trovare un’alternativa in zona gol. Lasciamo ai bar le chiacchiere sul numero 9 che, sebbene avesse potuto concretizzare di più da attaccante d’area, va difeso per calzare a pennello con quel ruolo di attaccante pronto a sacrificarsi e a collaborare con il gruppo. L’arrivo di Adolfo Gaich fa emergere la necessità di colmare le mancanze anche in fase realizzativa.

Ma è sicuro che i due attaccanti, simili in alcune caratteristiche, non possano convivere?
Nel 3-5-2 sperimentato da Inzaghi, Caprari agiva intorno a Lapadula cercando di sfruttare quei palloni che l’attaccante, ormai peruviano, difendeva e non sempre riusciva a concretizzare. Con l’arrivo di Gaich sarebbe curioso ipotizzare anche un attacco a 2. Tuttavia, l’idea di una coppia d’attacco inedita toglierebbe certamente spazio agli esterni che, nel consueto 4-3-2-1, rappresentano perni importanti intorno ai quali ruota l’attacco giallorosso. L’ipotesi più plausibile è che, qualora Inzaghi non abbandonasse il tridente, Gaich e Lapadula si alternino in una sana staffetta – la stessa che coinvolge Schiattarella e Viola quando Inzaghi è indeciso su chi possa interpretare al meglio il ruolo di regista avanti alla difesa. Tuttavia, se Inzaghi dovesse optare per un attacco a 2, potrebbe persino far scivolare Caprari e Insigne sulla linea di centrocampo, con Gaich e Lapadula, in un nuovissimo 3-5-2 che permetterebbe, in certe frazioni di gioco, di essere più offensivi.

Super Pippo vive di dubbi, aspetto positivo se si pensa a quanto ogni componente della squadra voglia ‘gareggiare’ per poter dire la propria e per contribuire all’obiettivo salvezza. Attacco a 3 o attacco a 2? Impostazione con i tre centrali o ritorno ad una difesa a 4 più ‘solida’? Ancora una volta, la duttilità dei giallorossi non spaventerà il tecnico ex Bologna che proprio la settimana prossima affronterà di nuovo il suo passato ritornando al Dall’Ara. Una cosa è certa: anche con la Sampdoria è emersa la difficoltà che il Benevento, in certe situazioni di gioco, in fase realizzativa. E’ quel pizzico di rammarico che emerge anche dalle parole di Fabio Depaoli.

Non bisogna, però, spaventarsi: il lavoro di Foggia, nella costruzione di una rosa che è perfetta per il tecnico giallorosso, darà i suoi frutti. E Adolfo Gaich, che ha vissuto nel pomeriggio di domenica la vita di Carmelo Imbriani decidendo di vestire la maglia numero 7 in suo onore, è un’arma in più. Un attaccante sì giovani (classe ’99), ma pronto a mettersi in gioco, a portare nel Sannio fisicità, tecnica, grande stazza e anche velocità, al servizio dei compagni di squadra. Il nuovo 7, che sembra già aver colpito nel cuore dei tifosi giallorossi, ha le caratteristiche tipiche dell’attaccante moderno, in grado di difendere palla e di essere anche cinico sotto porta.
C’è da vedere il modo in cui ‘gareggeranno’ l’argentino e il peruviano, per contendersi sanamente l’attacco e per darsi forza a vicenda, trascinando il Benevento all’impresa salvezza. Dal Perù all’Italia, la storia del Lapadula che ha scelto la madre-patria, passando per l’Argentina di Gaich, nel segno di Carmelo Imbriani. Il Sud-America a guidare il Sannio, nel segno indelebile della storia giallorossa: continuare a lavorare, al meglio, e giocare a calcio, restano le uniche occasioni che il Benevento ha per la salvezza. Una salvezza che, sudata, sacrificata, voluta, sarebbe il perfetto esito di una stagione sin qui da incorniciare.