Il giorno dopo Napoli-Eintracht. Azzurri a luci spente, perché a volte non basta essere contiano

CONTE E CHAMPIONS AI MINIMI TERMINI – Numeri alla mano il Napoli non ha mai fatto così male in Champions League dal 2017/2018. Solo in quell’annata gli azzurri conquistarono meno punti di Antonio Conte nei primi quattro impegni europei. La sconfitta di Manchester, la rivalsa contro lo Sporting Lisbona, la debacle clamorosa contro il PSV, e ieri pomeriggio un pari contro l’Eintracht. Il secondo zero a zero consecutivo – molto meno entusiasmante della sfida contro il Como – e una sola rete segnata nell’arco di 270′ (Anguissa a Lecce. Antonio Conte ha perso un po’ di sorriso nelle notti europee, e forse dietro la corazza di conferenze stampa un po’ furbe nasconde una inevitabile preoccupazione.

L’Eintracht fa l’italiana, su questo Conte non ha alcun torto. Catenaccio e difesa bassa, pochi squilli in avanti – e uno che spaventa particolarmente gli azzurri – e nessuna voglia di giocarsela a viso aperto. E viene da dire che, se nel calcio è tutto legittimo, è pur comprensibile che una squadra che abbia subito dieci reti nelle ultime due partite (contro Liverpool ed Atletico Madrid) venga a strappare un punticino nel tempio di Diego. Meno comprensibile è la sensazioni che si sono provate guardando il Napoli: un approccio morbido, poca cattiveria sotto porta, troppa imprecisione nella gestione del pallone. E, qualora bastassero tre o quattro grandi occasioni, avrebbero valore relativo se non concretizzate. Anguissa, Hojlund, poi McTominay ed Elmas: laddove non ci si arriva con la mente, non ci si può neanche arrivare con le gambe. Il Napoli pare staccare la spina troppo presto, quasi stranamente reso fragile ed intimorito dalle notti europee. E basta questo a sprecare la chance di riacciuffare tre punti che sarebbero stati fondamentali in ottica playoff. Se la squadra è specchio del proprio allenatore – come peraltro uno come Conte vorrebbe – tirare le somme diventa piuttosto facile.

Dalla prestazione si salvano solo due nomi, Elmas e Gutierrez. Conte fa le prove di un nuovo asse sulla sinistra che potrebbe costituire un’alternativa valida al duo Neres-Spinazzola. Il Napoli la qualità ce l’ha, ed è proprio perché ha qualità che il pari di ieri suscita ancor più nervosismo e amarezza. A volte non basta essere contiano, e può andar bene che Conte abbia una sua filosofia di gioco – ognuno ne ha una, e non esiste una filosofia più vincente dell’altra; esiste solo il vincere le partite -, ma se la tua filosofia pecca di concretezza e di realizzazione sotto porta qualche domanda c’è bisogno di porsela. E no, non sarà certo solo colpa del catenaccio. Magari anche di un Hojlund che calcia una sola volta in porta, e quando lo fa non ha la giusta fame per caricarsi sulle spalle il peso delle offensive azzurre. Oppure anche della mancata lucidità di McTominay e di Anguissa, dai quali ci si aspetta di più da posizioni a ridosso dello specchio.


MA NON ERANO PROBLEMI… – L’anno scorso, quando il Napoli acquistò Romelu Lukaku e Conte scelse il suo attaccante, la reazione di tifosi e media fu la stessa. La squadra non aveva bisogno di un calciatore di una certa età per tornare ad essere competitiva. Quest’anno la stessa sorte è toccata a Kevin De Bruyne, che resterà ai box tra i 4 e 6 mesi a causa dell’infortunio al flessore di cui è recidivo. L’ex City è parso a tanti come un problema, ma bisognerebbe fare un passo indietro e pensare che, in una partita del genere, KDB avrebbe certamente spostato gli equilibri. Fatto la differenza nel suo essere leader e nel suo trascinare, seppur silenziosamente, con giocate decisive e dal peso specifico importante. E su questo Conte ha avuto ragione: ci si lamentava dei quattro centrocampisti, eppure gli hanno chiesto di Elmas in conferenza. Ci si lamenta dei sei gol che il Napoli subisce in Olanda – anche giustamente -, ma se fa compattezza e vince uno a zero a Lecce è poca roba.

Napoli è una piazza insoddisfatta, e a volte sembra che l’atteggiamento contiano mal si sposi con gli umori dei tifosi e di una certa parte dell’opinione pubblica. Nessuno sia esente da critiche, e in primis una piazza che fa fatica a tenere le redini della irrazionalità. Tuttavia, se quel Conte che ha portato a Napoli il quarto Scudetto – entrandone di fatti nella storia -, quando non riesce a fare il Conte rischia di diventare terreno fertile per un certo malcontento. Non si percepisca in queste parole lo stato d’animo di chi sta facendo allarmismo. Chi è onesto intellettualmente Conte lo ha sempre elogiato, ed è per questo che deve anche muovergli delle critiche. Complici certi infortuni, un certo mancato feeling (da sempre) con le competizioni europee, l’essere un po’ disabituati ai tre giorni – sì, accade anche quando hai una rosa più lunga -, il tecnico leccese ha palesato certi suoi limiti. A volte non basta essere contiano, ma quando Conte fa Conte c’è da stare tranquilli anche dopo una prestazione come quella di ieri sera. Perché la fame – quella no – non viene mai meno, e Conte è ancora lassù, pronto a ripartire da Bologna.

FOTO: SSC NAPOLI