Il Portici ha battuto l’Ercolanese in Coppa Italia d’Eccellenza grazie alla rimonta determinata dalle reti di Filogamo e Sarno (clicca qui per la cronaca). Tuttavia, il calcio di rigore sbagliato da Letizia al 91′ ha condannato gli azzurri all’eliminazione a causa della differenza reti. Undici metri hanno separato il Portici dal completamento di una rimonta che avrebbe regalato a Sarnataro e alla sua squadra il giusto premio per la tappa del percorso a cui s’è giunti.
Un Portici dalla doppia faccia quello che s’è visto sul sintetico inzuppato d’acqua del «San Ciro». E c’è ancora troppo ruggine sull’altra faccia della medaglia, si può essere solo contenti a metà: «Mi aspettavo un primo tempo con più personalità, anche se può venire meno un po’ di qualità dovevamo essere più battaglieri. Ho visto una squadra un po’ intimorita, e questo ha fatto sì che l’Ercolanese prendesse più coraggio e qualche metro in più» – ammette l’allenatore porticese. Tuttavia ci sono comunque state circostanze in cui potevamo andare a rete. «Nella ripresa la squadra ha rispecchiato di più le mie idee». Il refrain ricorrente – e che non detta a favore degli azzurri – è la consapevolezza del lavoro da fare: «Dobbiamo livellare e rendere la rosa omogenea, mescolando personalità, condizione atletica e completandola con quella tattica. In questo momento abbiamo una squadra dislivellata, sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista della personalità. Di conseguenza tatticamente sto cercando di muoverla quanto possibile al fine di trovare una quadratura».
La mano di Sarnataro nella preparazione alla gara contro l’Ercolanese sta però tutta nella seconda frazione di gioco: «La partita l’avevamo preparata esattamente come nella ripresa, ma nel primo tempo c’è stata una squadra troppo intimorita e con meno personalità. Abbiamo sbagliato troppi disimpegni, recuperando palloni e distribuendoli con meno criterio». E la vittoria non può nascondere l’amarezza per non aver raggiunto il tris: «Avevamo detto che fosse una prova del nove, e dopo una rimonta così il calcio di rigore sbagliato ti lascia amarezza. Hai la sensazione di aver fatto poco o nulla, ma va accettato perché può capitare di sbagliare dagli undici metri» ha sottolineato Sarnataro. «L’amarezza è dettata dal fatto che poteva essere un premio al lavoro fatto dai ragazzi, riuscire nella rimonta con la qualificazione avrebbe completato il quadro».
Ma la gara di Coppa è stata un’opportunità anche per calciatori come Vable e Ferrara, anche se inseriti in un contesto in cui il tempo sembra stringere di più: «I giovani hanno bisogno di giocare e di tempo, anche se a volte il tempo è quello che ti penalizza». E Sarnataro specifica il perché: «Non bisogna dimenticare che siamo partiti in ritardo e abbiamo dovuto affrontare importanti difficoltà, stiamo forse facendo anche di più di quello che si potrebbe fare. Siamo figli di un percorso ricco di ostacoli, quando si progetta per stare in alto lo si fa avendo già strutturato. Abbiamo dovuto riprogettare e ripartire da zero, il presidente sta facendo grandi sforzi per allinearsi e per dare quel quid in più di chi vuole fare della progettazione un cavallo di battaglia». Infine, su Sarno e Letizia: Sono elementi fondamentali che non a caso abbiamo scelto di avere qui a Portici. Abbiamo la pazienza di coccolarli per portarli ai livelli. Ma la sfida sta proprio in questo – ha concluso il tecnico dei vesuviani -: allineare gli elementi organizzativi e strutturali con quelli tecnico-tattici, ora stiamo battagliando su tutti i fronti.
FOTO: Alfredo Russo, Portici 1906
