Dietro le quinte – Gianluca Lapadula: testa e corpo in Europa, cuore in Sudamerica

Non tutto nella vita personale e professionale arriva subito o dopo una breve attesa, a volte ciò a cui ambiamo si trova su una strada più lunga e tortuosa di quanto immaginiamo, qualche ostacolo di troppo ci mette alla prova ed è facile in attimi del genere mollare e pensare che non riusciremo mai ad andare oltre un certo livello: ma è proprio lì , quando la razionalità suggerisce di smetterla con i sogni ed adeguarsi alla realtà che bisogna rimboccarsi le maniche, tirare fuori gli artigli e prendersi con la forza quello che riteniamo ci spetti, perché se vuoi qualcosa che ancora non hai, devi fare qualcosa che ancora non hai fatto. “Dietro le quinte” appuntamento numero 3, protagonista: Gianluca Lapadula.

LE ORIGINI

Gianluca nasce a Torino il 7 Febbraio 1990 dall’unione di papà Gianfranco Lapadula, pugliese doc, e di mamma Blanca Aida Vargas Higinio, che viene dal Sudamerica, più precisamente dal Perù: le origini della sua famiglia fanno sì che Gianluca possa avere nella sua natura un mix tutto particolare, la solarità e l’allegria tipica mediterranea e il sangue caliente, la grinta e l’inclinazione a non mollare mai del Sud del continente americano, caratteristiche che segneranno anche la sua carriera da giocatore; già perché se dalla famiglia derivano le origini, dal contesto sociale in cui si cresce derivano nella maggior parte dei casi le passioni, e uno come Lapadula non poteva non avvicinarsi allo sport che in Italia è maggiormente associato all’allegria: il calcio. Comincia da piccolissimo nel ruolo di portiere, ma chi lo vede capisce praticamente subito che non è il ruolo che fa per lui e viene spostato prima sulla trequarti e poi nella zona d’attacco come punta di riferimento, e ci vuole poco ad intuire che in quella zona di campo potrà togliersi non poche soddisfazioni: anche se tecnicamente non eccelso, è un giocatore di peso che crea varchi importanti per i compagni, abile nel gioco aereo e con la palla a terra, dotato di un fiuto del goal importante, da rapace d’area di rigore, la sensazione è che quel ragazzo lo si vedrà presto tra i professionisti, e di fatti da giovanissimo entra nel settore giovanile della Pro Vercelli. Il debutto del ragazzo tra i professionisti arriva nell’anno 2007/08 in Serie C2, appena maggiorenne, siccome le presenze racimolate nei piemontesi sono poche decide l’anno dopo di trasferirsi e va all’Ivrea, nella medesima categoria e nonostante il minutaggio aumenti sensibilmente è evidente che il ragazzo paghi l’inesperienza e un fisico ancora inferiore a quello dei “grandi”, dei professionisti, tuttavia qualcosa di buono lo fa vedere e il Parma che milita in Serie A nell’estate 2009 lo acquista, tuttavia per tutta la stagione l’italo-peruviano viene utilizzato solamente nel campionato primavera.

GLI ANNI DELLA GAVETTA

Necessitando di esperienza e di farsi le ossa, comincia per lui una girandola di prestiti che inizialmente lo porta nella stagione 2010/11 a vivere 2 parentesi di 6 mesi ciascuna ad Atletico Roma e Ravenna – entrambe in Serie C1 – ma le presenze in entrambi i casi saranno esigue e Gianluca a 21 anni ancora non è riuscito ad essere protagonista tra i professionisti. L’anno dopo scende di categoria quando il Parma lo cede in prestito al San Marino in C2, e qui per la prima volta riesce a mettere in mostra una parte importante del suo potenziale: in breve tempo diventa il trascinatore della squadra e con 24 reti è addirittura capocannoniere del campionato a fine anno; le prestazioni super convincenti sembrano presagire l’affermazione del giocatore, che viene acquistato in comproprietà dal Cesena e ha la prima grande chance della sua vita di esprimersi in una vetrina importante, in Serie B. L’avventura in bianconero sarà però molto deludente, le prime apparizioni sono piuttosto opache e finisce ai margini del progetto tecnico, tant’è che dopo 6 mesi c’è un nuovo passo indietro come nella peggior partita al gioco dell’oca e va in prestito al Frosinone in Serie C1: forse anche a causa della botta psicologica dovuta alla frettolosa bocciatura anche in questo caso le presenze sono poche, i goal zero e la parentesi da bollare come mediocre. Il Cesena a questo punto cestina definitivamente le sue speranze sul giocatore e il Parma torna proprietario unico del cartellino che per provare a valorizzare spedisce di nuovo in prestito questa volta al Gorica, nel massimo campionato sloveno: insolita destinazione, qui Gianluca vive una crescita importante e sembra maturare in maniera probabilmente cruciale per quello che sarà il prosieguo della sua carriera, segna 11 reti in campionato e 3 in Coppa Nazionale che a fine anno sarà vinta dal Club, Lapadula ottiene così il primo trofeo da professionista. Tuttavia il Parma non si fida a dargli una chance, il calcio è un mondo che corre costantemente a 300 all’ora come una vettura di Formula 1, si è costantemente alla ricerca del nuovo talento emergente e della “gallina dalle uova d’oro” che possa garantire incassi importanti alla società, Gianluca ha quasi 25 anni e nonostante i suoi progressi siano importanti sono ritenuti probabilmente tardivi, non c’è posto per lui che viene mandato di nuovo in prestito e di nuovo in Serie C, questa volta al Teramo.

L’ESPLOSIONE

Quando probabilmente chiunque avrebbe scommesso a questo punto che avrebbe continuato in eterno a bazzicare tra le categorie minori del calcio nostrano, qualcosa in Lapadula scatta: un click mentale inaspettato, che possa essere dovuto alla delusione per l’ennesima bocciatura dopo una parentesi positiva in Slovenia o ad altro questo non possiamo dirlo, fatto sta che da questo momento comincia una nuova fase nella carriera di Gianluca. Il Teramo disputa un campionato straordinario trascinato dai goal di Gianluca e del suo compagno di reparto Alfredo Donnarumma – 21 reti il primo, 22 il secondo – il Teramo vince il girone e ottiene la promozione in Serie B che sarà però revocata dalla giustizia sportiva; poco male per Gianluca: con una stagione incredibile si è messo definitivamente sotto i riflettori, e quando il Parma incredibilmente fallisce finanziariamente il nostro bomber diventa parametro zero e su di lui punta Massimo Oddo, allenatore del Pescara in Serie B. Tornato nel campionato dove sembrava essere cominciata la sua discesa, assistiamo tutti in realtà ad una vera e propria favola che perdura tuttora: Gianluca è cresciuto, è determinato, a ridosso dei 26 anni ha finalmente raggiunto la piena maturità calcistica, e al fianco di Gianluca Caprari – le cui vicenda vi abbiamo raccontato nello scorso appuntamento e che ha ritrovato oggi a Benevento – esplode in maniera definitiva segnando 27 reti nella stagione regolare e 3 nei Play-Off, diventa capocannoniere del campionato e col Pescara viene promosso in Serie A. La massima serie del calcio italiano la giocherà eccome, solo che lo farà con indosso una maglia particolare: il Milan infatti sorpreso dalle sue prestazioni lo acquista e gli affida la numero 9 che fu di Super Pippo Inzaghi – suo allenatore oggi al Benevento – completando una storia incredibile, un ragazzo che ha fatto la gavetta dai bassifondi e arriva con l’impegno a giocare in A con uno dei Club più prestigiosi al mondo. Certo non è un titolarissimo, e l’annata per i rossoneri è comunque difficile e non degna della sua storia, ma stiamo parlando di un Club all’epoca in completa fase di transizione e ristrutturazione dentro e fuori dal campo, e nonostante qualche passaggio a vuoto Lapadula fa vedere cose molto importanti, dimostra che anche se ci è arrivato relativamente tardi lui in massima serie può starci eccome, è un giocatore di grande sacrificio e cuore che in area di rigore sa essere molto rapace. Il Milan vince con lui in campo la Supercoppa Italiana ai rigori con la Juve e conclude al sesto posto il campionato tornando in una competizione europea 3 anni dopo l’ultima volta, Lapadula con 8 reti in 27 presenze è il secondo miglior marcatore della squadra dietro Carlos Bacca, che ha un minutaggio molto maggiore; a Maggio viene anche convocato per la prima volta dalla nazionale italiana che lo schiera in campo nell’amichevole con la rappresentativa del San Marino e lui realizza una tripletta.

GLI ULTIMI ANNI

Il Milan nell’estate 2017 decide di mettere in atto una vera e propria rivoluzione per attuare un salto di qualità importante e arrivare ai vertici del campionato: molti sono quelli che arrivano ai rossoneri, Bonucci, Biglia, Calhanoglu, gli attaccanti Kalinic e Andre Silva, e tra i partenti uno dei nomi più appetibili sul mercato è quello di Lapadula che per fare cassa viene messo tra i cedibili, trasferendosi dopo un solo anno al Genoa. In uno dei Club più antichi del nostro Paese Gianluca – investito anche della maglia numero 10 – fa il massimo per onorare al massimo la tradizione prestigiosa dei rossoblu, la prima stagione è abbastanza positiva mentre nella seconda che è contrassegnata da vari infortuni termina con pochissime presenze e un solo goal. Bisognoso di rilanciarsi quanto prima, accetta la proposta del Lecce dove si trasferisce in prestito con diritto di riscatto e qui in Puglia, terra d’origine del padre, si trova a meraviglia, il gioco propositivo di mister Liverani si adatta molto bene allo stile di gioco di Gianluca che non solo fa segnare i suoi, ma timbra anche il cartellino in 11 occasioni, suo record -per ora – in massima serie, ed è il trascinatore morale dei giallorossi che si giocano fino all’ultimo la salvezza proprio contro il Genoa, tuttavia l’epilogo sarà amaro e quando nella sfida finale Lapadula si presenta acciaccato per un infortunio, il Lecce retrocede. Essendo impossibilitati i salentini a riscattare il cartellino per via della retrocessione, Lapadula torna a Genova ma lo fa per pochissimo, infatti il Benevento appena promosso in A ha bisogno di un attaccante di qualità e di esperienza lì davanti per giocarsela a viso aperto con le rivali e mettere in scena il gioco che mister Inzaghi ha in mente, e l’affare è presto fatto: l’inizio di Gianluca è prorompente, già segnate reti importanti nonostante i residui dell’infortunio lo abbiano penalizzato le prime partite, in Campania sembra aver trovato l’ambiente ideale per esprimersi e disputare una stagione in A da protagonista assoluto. C’è di più: ciò che il giocatore ha messo in mostra negli ultimi anni ha convinto Ricardo Gareca, commissario tecnico della nazionale di calcio del Perù, a convocarlo e ciò è reso possibile dal fatto che Lapadula con l’Italia abbia giocato solo un’amichevole, nessun incontro ufficiale, mentre il Perù per assicurarselo lo ha convocato per gli incontri di qualificazione alla Copa America contro Cile e Argentina che si terranno durante l’imminente sosta: quasi come una naturale conclusione del cerchio, le origini dalla parte della madre vengono onorate da Gianluca, che quel sangue peruviano ce l’ha nelle vene e inconsciamente ha onorato negli anni con la sua caparbietà, la sua determinazione e la foga messa in campo per far splendere se stesso e le innumerevoli squadre che ha rappresentato. La storia di questo ragazzo è tanto curiosa quanto affascinante, partito dal basso e con una salita tutt’altro che rapida, si è prima creato delle etichette per poi strapparle con ferocia, si è reso protagonista di una seconda giovinezza incredibile e inaspettata, e la sensazione tra Benevento e Perù è che il meglio debba ancora venire, la storia di “Lapagoal” ci insegna a non lasciare mai andare via i nostri sogni, qualunque essi siano, perché nelle innumerevoli possibilità che la vita ci offre non è mai troppo tardi per diventare chi vogliamo essere.