La sconfitta di Genova è stata un’altra brusca frenata per il Napoli, che vede complicarsi la propria rincorsa a quel piazzamento Champions di vitale importanza per il club. Settima gara persa in campionato e soltanto tredici punti conquistati nelle ultime otto partite, in vista delle quali si pensava ad un Napoli che avrebbe potuto dar vita ad un lungo filotto di vittorie con cui consolidarsi tra le prime quattro posizioni e insidiare le milanesi nella corsa scudetto. Ma il periodo nel quale c’erano i presupposti per poter dare una svolta alla stagione, ha invece evidenziato i limiti di una squadra che da inizio stagione prosegue con un rendimento troppo altalenante di risultati e prestazioni e che più volte si è espressa al di sotto delle proprie potenzialità.
Oggi gli azzurri si ritrovano sesti in classifica insieme all’Atalanta e a tre punti di distacco da Roma e Lazio, nella condizione di quasi non poter più sbagliare per restare in scia delle dirette concorrenti al quarto posto. E la conquista della qualificazione in Champions League, non consiste soltanto nel raggiungimento del principale obiettivo stagionale, ma anche nello scongiurare un inevitabile ridimensionamento e nel porre le basi per un futuro in cui poter ancora auspicare concretamente ad un Napoli ai vertici.
Le attenuanti ci sono, perchè da ormai due mesi e mezzo si gioca ogni tre giorni con una squadra non al completo, che deve far fronte all’assenza di uomini chiave. Non va dimenticato che alla settima giornata, ovvero l’ultima in cui Gattuso ha avuto l’intero organico a sua disposizione con Osimhen e Mertens insieme, il Napoli era secondo in classifica a tre punti di distanza dal Milan con un punto di penalizzazione e una gara da recuperare; ma undici punti persi contro Torino, Spezia, Verona e Genoa non si possono spiegare soltanto sulla base di ciò.
La sconfitta del Ferraris è stata certamente immeritata per la mole di gioco costruita e il tiro al bersaglio verso la porta difesa da Perin, ma ancora una volta i partenopei hanno pagato a caro prezzo dei banali errori individuali e dei gravi svarioni difensivi, che hanno compromesso una gara dominata in lungo e in largo e permesso agli avversari di andare in rete praticamente alle uniche due occasioni avute. A dimostrazione di una squadra fragile mentalmente che spesso tende a farsi del male da sola.
Anche Gattuso ha sicuramente le sue colpe, considerate le lacune tattiche viste in diverse partite, ma può oggettivamente farci ben poco quando Maksimovic regala il vantaggio al Genoa dopo un ottimo inizio o quando si perde contro lo Spezia a causa di un enorme numero di nitide palle gol sprecate. Le colpe sono da suddividere ed oltre a quelle di squadra e tecnico, ci sono sicuramente quelle della società, che dovrebbe fare maggiore chiarezza in questo momento.
Nel frattempo l’indisponibilità di Koulibaly e Manolas non fa sicuramente dormire sonni tranquilli, il centrale senegalese è positivo al Covid e dovrà restare in isolamento sin quando non ci sarà la negativizzazione, mentre il greco nella migliore delle ipotesi tornerà in campo tra un mese a causa di una distorsione alla caviglia. Due assenze che potrebbero pesare non poco in vista dei tanti impegni ravvicinati e che costringono Gattuso, a dover far fronte ad una vera e propria situazione di emergenza per quanto riguarda il reparto difensivo.
Il Napoli ora è ad un bivio, nei prossimi cinque impegni, a partire dal ritorno della Semifinale di Coppa Italia contro l’Atalanta fino ad arrivare al ritorno dei Sedicesimi di Europa League con il Granada, c’è in gioco una gran bella fetta di stagione. Di mezzo ci saranno la Juventus in campionato, l’andata in Spagna e nuovamente l’Atalanta in trasferta. Tutto nel giro di soli quindici giorni, che potrebbero dire molto sul presente e futuro del Napoli. Cinque gare dove gli azzurri hanno la possibilità di rilanciarsi e portare una ventata di entusiasmo, ma allo stesso tempo altri passi falsi rischierebbero di compromettere definitivamente la rincorsa ai propri obiettivi.
