L’ANALISI TATTICA – Benevento: il 3-5-2 ‘obbligato’ e il pericolo di un baricentro basso

Bisogna ammetterlo: il Benevento delle ultime uscite, prima della partita contro lo Spezia, ha rappresentato una squadra un po’ snaturata se pensiamo alle idee di gioco del suo tecnico, Inzaghi. “Non siamo in A solo per difenderci, giocare con le nostre idee è l’unico modo per raggiungere la salvezza” – ha più volte detto l’ex campione del Milan, e queste sue idee hanno permesso ai giallorossi di arrivare a +10 dalla zona retrocessione, malgrado, e inevitabilmente, era impensabile riuscire a tenere a cos’ lunghe distanze le squadre appena più in baso, magari con un organico ancor più attrezzato per la A.

Ciò che, insomma, ha preoccupato, esclusivamente guardando le gare contro Napoli ed Hellas, è stata la poca costruzione in fase offensiva, che di fatto ha caratterizzato anche la gara contro lo Spezia. Ciò che, in quest’ultima, ha salvato il punteggio è stato il ritrovarsi nel proprio spirito e nella propria identità di squadra consapevole dei propri mezzi – certamente adatti allo scudetto ‘salvezza’, obiettivo di una società che non ne vuole sapere di riprovare gli stati d’animo di tre stagioni fa. Il titolo che si è scelto per l’articolo è sicuramente emblematico: Inzaghi è stato costretto ad adottare un assetto tattico – quello del 3-5-2 – che, come dichiarato dal tecnico, non è nelle corde del gruppo squadra, ma che al tempo stesso può assicurare compattezza (e non è necessariamente un modulo difensivista). Quando i giallorossi, infatti, sono bravi a riconquistare il pallone, data la pressione sui centrali difensivi liguri – sono loro ad impostare nel sistema di gioco targato Italiano – spesso riescono a sfruttare la profondità e ad essere pericolosi. E’ quello che accade in occasione del primo gol del Tanque Adolfo Gaich, quando il gruppo squadra del Sannio mette in pratica l’ormai consueta volontà di sfruttare le caratteristiche dell’argentino sul lungo, magari sfruttando la difesa molto alta dei bianconeri.

Ciò non toglie che, anche quella del Picco, è stata una gara di sacrificio e di sofferenza. Tuttavia, bisogna saper fare anche questo, specie in un periodo delicato come quello delle Streghe, attorno al quale la vicenda di Insigne e Schiattarella avrebbe potuto costituire un’altra miccia, poi abilmente spenta dalle parole del patron Vigorito. Una gara di sacrificio soprattutto per Improta e Tello, capaci di adattarsi sempre bene alle esigenze tattiche di Inzaghi. Le assenze di Depaoli e Letizia hanno costretto ad una difesa a 3 che, tuttavia, ha permesso di tenere botta allo Spezia, con l’aiuto stavolta anche della dea bendata. I due esterni di centrocampo scalavano sulla linea difensiva del Benevento, tenendo a basa gli inserimenti delle aquile, brave a sfruttare sempre la sovrapposizione dei terzini. Se a ciò si aggiunge l’enorme densità che gli uomini di Inzaghi effettuano sul terreno di gioco, non ci sorprende se il gol dello Spezia nasce dall’unica disattenzione difensiva e se i due pali sono nati da palla inattiva. Ciò non toglie, però, che il baricentro basso costituisce motivo di preoccupazione in virtù di quella produzione offensiva a cui si era abituati – Sassuolo-Benevento terminò con quasi 30 tiri dei giallorossi, certamente con meno pressione sulle spalle e meno preoccupati, con la consapevolezza di tanto tempo davanti e tutto un girone di ritorno. Il solo 27% di possesso palla contro lo schiacciante 73% dello Spezia è un dato che sembra rilegare il Benevento alla classica neopromossa che fa di tutto per difendersi e per portare a casa punti; atteggiamento, questo, che alla lunga può essere più deleterio che non.

La certezza è che anche il doversi ritrovare passa per step graduali: quella contro lo Spezia è stata una partita di sacrificio, di capacità di leggere i diversi momenti della gara. Agli uomini di Italiano c’è soltanto da fare i complimenti per aver costretto nella propria metà campo gli avversari, per gran parte della gara. Tuttavia, a pesare è stato l’unico errore difensivo che ha permesso la prima rete dell’argentino con la 7 sulle spalle. Al netto delle poche occasioni avute, e costruite, dal Benevento, letta così la gara, statistiche alla mano, quello del Picco può rivelarsi un punto d’oro. Perché se c’è una cosa certa è che presto Inzaghi si sarà già ‘scocciato’ di una squadra con un baricentro così basso, semplicemente perché un assetto del genere non è mai rientrato nei piani del tecnico. I tanti infortunati, le sanzioni per Insigne e Schiattarella, l’integrazione di Gaich all’interno del gruppo rappresentano più di tre validi motivi per guardare al bicchiere mezzo pieno. La gara contro la Fiorentina, però, può risultare una occasione piuttosto decisiva per colpire una squadra in una situazione delicata, per provare a scattare in avanti, allontanandosi dalla zona retrocessione.