Ezequiel Lavezzi, ex attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport 24. L’argentino, soprannominato “El Pocho”, ha vestito la maglia azzurra per cinque stagioni diventando un vero e proprio idolo della tifoseria partenopea.
Ecco le sue parole:
Riguardo all’addio al calcio: “Ho deciso di ritirarmi dal calcio giocato all’età di 34 anni perchè mi era passata la voglia, durante un allenamento arrivai al punto di pensare che non aveva più senso continuare, nonostante avessi tante proposte in Europa, America e Cina. Per me c’è stata la possibilità di tornare in Italia, ma a Napoli ho avuto una sintonia unica con la città e l’ambiente e non sarei mai andato a giocare in un’altra squadra di Serie A. Il Napoli non mi ha mai contattato per un eventuale ritorno”.
Sull’esperienza a Napoli e il rapporto con la città: “Sono molto affezionato alla città, è un rapporto di amore che resiste ancora dopo tanti anni ed è un qualcosa di molto speciale. Della mia esperienza a Napoli tutto è stato speciale. Il Napoli rappresenta una grande tappa della mia carriera, è stato il mio primo club in Europa dopo gli esordi in Argentina. Con i tifosi sono sempre stato sincero e per questo mi amano ancora, il coro che mi riservavano mi faceva provare delle emozioni uniche. Per me era molto complicato andare in giro per Napoli, al massimo la sera. Tra me e la città è sempre stato un rapporto genuino”.
Che ricordo hai di Edy Reja? “Ho un rispetto enorme per il mister, mi ha aiutato e fatto crescere tantissimo. Mi ha saputo gestire sotto tutti i punti di vista”.
Di Mazzarri invece?: “Lo facevo impazzire, lo prendevo sempre in giro a causa dei capelli (ride). E’ una persona che stimo tanto e con lui ho fatto progressi importanti. Tutte le persone che ho conosciuto in Italia hanno contribuito alla mia crescita”.
Che ricordo hai del tuo primo gol in maglia azzurra? “Un giorno indimenticabile per me, oltre al gol siglato quel giorno giocai una bellissima partita. Feci gol e mi divertii tantissimo in campo“.
Su Maradona: “Il paragone con lui può esserci solo perchè entrambi siamo argentini. Diego è il calcio, io ho sempre cercato di dare il massimo per il Napoli e di fare il mio meglio. Ho provato grande dispiacere quando Diego è morto, ancora non ci credo”.
Il tuo addio a Napoli era già concordato con la società? “Me ne andai da Napoli in accordo con il presidente De Laurentiis. Avevo bisogno di cambiare aria e ambiente anche per questioni familiari e per il rapporto con mio figlio. Ai tempi per l’affetto dei tifosi non sono riuscito a vivere completamente la città. Mai alla Juventus. Con l’Inter c’è stato qualcosa ma preferii andare in Cina. Volevo fare la mia partita d’addio al calcio a Napoli, ma senza tifosi non ha senso. Chissà, magari in futuro”.
Cosa pensi di Gattuso? “Ha creato una bella identità di gioco, sta facendo molto bene. Oggi la squadra è in ottima forma e spero possa proseguire su questa strada e conquistare la qualificazione in Champions League”.
Su Lorenzo Insigne: “Insigne è diventato un uomo, ricordo di quando ci allenavamo insieme e lui era un bambino. Oggi indossa la fascia da capitano ed è un leader e trascinatore sia per il Napoli che per la nazionale italiana. Fa molto piacere per lui”.
