Il racconto della Strega – L’importanza di essere pratici e cinici…con Lapadula

Ci può sembrare, e forse lo è (ma per volontà di Caserta), che il Benevento non stia prendendo un’unica strada. O ancor meglio che la strada imboccata non si porti dietro un’unica idea di calcio, come ha ben sottolineato il tecnico ex Perugia e Juve Stabia. Il tutto sta nelle sue parole, al termine del match contro il Cittadella, vinto calando un poker che ha regalato una serata d’enorme gioia ai tifosi giallorossi. A volte occorre essere pratici, specie in campionati come quello di serie B. Che tradotto, se si vuole, significa: l’avere una propria identità di gioco non significa rinunciare ad essere bravi lettori dell’incontro e flessibilità nell’adeguarsi ad una precisa direzione verso la quale la gara si sta incanalando.

Occorre essere pratici…I sanniti si sono distinti per un calcio offensivo, che sfrutti la spinta degli esterni, i fraseggi al limite e che presupponga l’impostazione dei due centrali col regista che si abbassa a ricevere. Cambi di gioco e spesso lanci a sfruttare la profondità, altre due caratteristiche a cui s’è assistito – il gol di Sau ad Ascoli ne è un esempio. Ciò non toglie che sul terreno di gioco si scende in due e che la grande prova di maturità di una squadra sia trovare una soluzione anche quando i propri princìpi di gioco sono inapplicabili. Ecco l’importanza di cambi come quello di Moncini, proprio nella sfida dello scorso mercoledì. Caserta sceglie di fare densità in area, di appesantire il reparto offensivo e il risultato gli dà ragione: la difesa del Cittadella va k.o. e permette a Lapadula una tripletta che lo rende protagonista assoluto del match. Considerazioni che – i più attenti lo ricorderanno – sono state già fate proprio dal tecnico giallorosso nella prima conferenza stampa di presentazione: un Benevento che non sappia soltanto giocare a calcio, ma che sappia, a volte, vincere le gare anche con giocate sporche. Non è certamente il caso del poker calato nella sfida settimanale, ma il concetto trasmesso è sostanzialmente lo stesso. Laddove non ci arrivano le idee, ci arriva la voglia di voler vincere a tutti i costi. Ed è sicuramente questo connubio che rende una squadra forte, capace di lottare fino alla fine per il sogno (non nuovo) del patron, rimanere in A per restarci definitivamente.

Con Lapadula. Caserta riscopre il suo 9, il punto di riferimento del reparto offensivo del Benevento. A Gianluca Lapadula sono bastati 45 minuti per diventare protagonista dell’incontro con una tripletta che ha fatto esplodere il Vigorito. Di troppo i fastidi fisici – hanno riguardato sia il ginocchio che la caviglia – che lo hanno tenuto lontano dall’essere il vero finalizzatore delle costruzioni offensive giallorosse. Una mancanza che, in certe gare – Lecce e Parma, per dirne due – s’è fatta sentire, proprio in virtù della consapevolezza che a volte occorre essere, non soltanto pratici, ma anche cinici. Al Tardini l’ex Pescara e Milan, fra le altre, avrebbe potuto incanalare il match a favore dei giallorossi. Senza giochi di parole, e passando per quelle di Caserta, l’attaccante peruviano rappresenta quel lusso che Vigorito è riuscito a regalarsi ancora una volta in B. Un calciatore che, nel suo essere professionista, non ha negato le difficoltà di accettare la cadetteria, ma che ha anche sottolineato la presenza di giuste motivazioni per far più che bene. E – sarebbe certamente un sogno – avrebbe grande valore ritornare in A magari proprio con la maglia sannita. Più padrone del suo reparto e della sua area di gioco – Inzaghi aveva l’esigenza di attaccanti che legassero di più con la squadra, sino a scendere a centrocampo – Lapadula s’è già ripreso, in una notte, squadra e tifosi, trascinandoli con sé e rivelandosi punto di riferimento importante. Sia per i compagni che per lo scacchiere tattico del tecnico che, condizione fisica permettendo, non vedrà l’ora di poterlo avere a sua totale disposizione.

Il Benevento ha trovato, dunque, la sua identità, ibrida e per questo sintomo della maturità a cui aspira Fabio Caserta. Saper interpretare i momenti dell’incontro, essere consapevoli di quando spingere o meno sull’acceleratore, sembrano essere diventate caratteristiche importanti delle squadre moderne. O almeno di quelle che, a tutti i costi, puntano al raggiungimento di un obiettivo prefissato. Princìpi di gioco a carattere, mentalità e maturità rappresentano i due estremi che Caserta sta cercando di sintetizzare, al fine di costruire una squadra capace di ambire alle zone alte della classifica, che abbia rispetto, ma non paura, di affrontare gli avversari e che sia consapevole che, quando si costruisce poco, tocca essere pratici e cinici. E non poteva esserci, per il Benevento, direzione migliore da imboccare.