Trappola Lupa Frascati per il Portici, tra qualità e ingenuità è la classifica quella che conta

La gara. Il Portici scende in campo contro il Lupa Frascati per dimenticare la sconfitta di Pagani e tornare a cercare la vittoria tra le mura amiche del San Ciro. L’approccio alla gara certifica il lavoro svolto da Sarnataro e staff nel corso di questi mesi, riflettendosi nella personalità e nella volontà di dominare sul piano del palleggio e del gioco. Malgrado le difficoltà che gli azzurri incontrano nel trovare le giuste verticalizzazioni, hanno sempre in mano le redini del vantaggio creandosi con personalità l’episodio che sblocca l’incontro al 30′: l’incursione di Senese è un gesto “fuori dagli schemi” del tecnico porticese, che crea però i presupposti dell’1 a 0. Il controllo con il quale il Portici mantiene saldo il vantaggio rimane solido per gran parte dell’incontro, e le uniche sofferenze sono relative al primo quarto d’ora della ripresa – ad esclusione, naturalmente, della beffa finale. Gli errori commessi sono invece relativi all’incapacità di chiudere l’incontro, perché clamorose si rivelano le occasioni che Filogamo spreca a due passi da Casagrande. Malgrado la capacità di soffrire fino al 90′, e nonostante la sostituzione Riccio-Di Gennaro con la quale Sarnataro s’è schierato a cinque per gli ultimi minuti, l’invenzione di Senesi beffa la difesa e per Persiano – l’attaccante entra bene in partita creando qualche fastidio di troppi nei primi minuti – è un gioco da ragazzi insaccare alle spalle di Borrelli.

L’analisi. Per un tecnico l’importante non è soltanto avere un’idea chiara di gioco, ma anche saperla mettere in pratica. Chiunque veda il Portici, ha davanti agli occhi l’immagine limpida dell’ambito che, per mesi – e anche l’anno scorso – ha cucito, quello più adatto che i suoi calciatori potessero vestire. Tuttavia, è la classifica a dare sentenza a fine campionato, e il rischio è quello di rendere vane le prestazioni se non accompagnate dai punti. Già contro la Paganese, nonostante il risultato fin troppo severo, gli azzurri non hanno mai dato la sensazione di non essere in partita. Il palo di Nocerino aveva quasi permesso di riaprire l’incontro, così come oggi qualche occasione sfruttata al meglio avrebbe forse messo il sigillo sull’incontro. L’assenza di un calciatore come Orlando è naturale si faccia sentire – non a caso l’investimento è stato importante e benintesi correlato alle qualità del calciatore, ormai indisponibile quasi per un girone intero. La classifica corta è tanto un bene quanto un male, visto che tutto potrebbe cambiare da un momento all’altro, a favore e a sfavore dei vesuviani. Il lato positivo è che si continuerà a mantenere altissima la tensione, riconoscendo in ogni sfida l’importanza della posta in palio. Di belle prestazioni non si vince, con belle prestazioni sì. Al Portici manca un passo (piccolo o grande che sia) per dimostrare definitivamente di avere le qualità per potersela giocare con tutte le altre del girone. Non adagiarsi, non deprimersi né esaltarsi, ma mantenere la capacità d’equilibrio è certamente la chiave per veder trionfare il lavoro di Sarnataro. Perché, e su questo non ci sono dubbi, una squadra che ha un’identità così chiara tale da non spaventarsi di esprimere un gioco che sente nelle proprie corde e nelle proprie vene merita l’esito migliore, cioè quello che ci s’è prefissati della salvezza.