Campioni d’Italia
Il Napoli è Campione d’Italia. La sforbiciata di Scott McTominay e la cavalcata di Romelu Lukaku mettono in ginocchio ilo Cagliari. La vittoria dell’Inter a Como non guasta la festa del “Diego Armando Maradona”. I partenopei vincono il quarto scudetto della loro storia.
Il campionato del Napoli con Antonio Conte
Quando il 5 giugno dello scorso anno la SSC Napoli annunciò l’arrivo di Antonio Conte alla guida della propria squadra, la tifoseria azzurra raccolta a Palazzo Reale due settimane dopo gli tributò un’accoglienza degna di un re. Dopo l’annata disastrosa che aveva visto i campioni d’Italia non solo spodestati, ma persino umiliati da un valzer sfinente di allenatori (Garcia, Mazzarri e Calzona) dai risultati sempre peggiori e relegati a metà classifica, quel nome insigne rappresentò una garanzia.
“Antonio Conte è un vincente”. La frase più frequentemente usata per descrivere il tecnico leccese non ha smentito l’opinione pubblica. Nonostante la situazione complessa in avvio di Campionato, evidenziata dalla sconfitta di Verona, la reazione del tecnico azzurro è stata di estrema franchezza: lavorare per ricostruire. La città di Napoli doveva sapere che la sua squadra avrebbe lottato per l’obiettivo massimo deciso dalla società, ma che quell’obiettivo non prevedeva alcun sogno di gloria.
Anche lui è riuscito a smentirsi. Il calcio concreto di Antonio Conte ha avuto ancora modo di affermarsi in Serie A. Il suo gioco tutto rivolto al risultato, lontano dall’estetica del sarrismo e dalla spericolatezza offensiva propugnata da Luciano Spalletti, ha tenuto gli animi del “Diego Armando Maradona” in una tensione continua, ma ha prodotto frutti miracolosi. Conte insegna ancora che non serve una goleada per vincere una partita, basta subire un gol in meno degli avversari. L’ideologia contiana dopo trentotto giornate di campionato ha condotto il Napoli ad un testa a testa insperato contro l’Inter. Adesso la gara col Cagliari potrà aggiungere Antonio Conte alle grandi corone di Napoli.

Soffrire per vincere
Colpire e difendere pare essere il precetto cardine della filosofia dell’allenatore ex Juve ed Inter. Il cinismo ha cosparso ogni aspetto del gioco dei partenopei, dalla ricerca tattica del gol alla difesa ad oltranza. Questa consapevolezza lucida della gestione della gara ha ottenuto prevalentemente ottimi risultati, grazie soprattutto alla solidità difensiva garantita dal nuovo acquisto Alessandro Buongiorno e alla spinta offensiva del centrocampista ex Manchester United Scott McTominay, grande colpo del mercato azzurro. Le difficoltà in casa Napoli sembrano però non avere fine. Se il caso Victor Osimhen si era risolto nel migliore dei modi con il suo sbarco in Turchia e l’ingresso in rosa di Romelu Lukaku, un altro calciatore manifestava il suo scontento e tendeva allo scioglimento del vincolo con la maglia azzurra: Kvicha Kvaratskhelia.
Kvaratskhelia dice addio al Napoli
La stagione del campione georgiano affrontava una repentina discesa. Le statistiche contano cinque gol e tre assist in diciassette partite disputate, una media molto lontana da quella a cui gli amanti del fantacalcio erano stati abituati. Le prestazioni calavano progressivamente d’intensità e nell’aria si respirava lo scontento per il mancato riconoscimento al suo grande contributo nella vittoria del ‘23. Il 18 gennaio Kvicha Kvaratskhelia non ha resisto ai corteggiamenti e ha risposto affermativamente alle richieste del Paris Saint Germain. Nella fase cruciale del campionato, mentre il Napoli si avviava a chiudere il girone di andata in vetta alla classifica, il suo calciatore migliore e più amato ha abbandonato la barca per virare verso la rotta europea.

La reazione del Napoli e la lotta scudetto
Inutile analizzare a posteriori le scelte di un professionista e le circostanze che hanno condizionato la sua partenza. Ciò che interessa sono le risoluzioni del caso, la reazione psicologica della squadra e la capacità di adattamento della tattica. Il primo punto lascia insoddisfatti. L’arrivo di Noah Okafor non contenta Conte, che infatti gli lascia pochissimo spazio, né la tifoseria già pronta al colpo di mercato. La risposta della squadra invece è da sogno. Dopo l’addio del 77, il Napoli entra nel suo momento migliore. Gli azzurri conquistano sette vittorio consecutive, espugnando prima il “Gwessim Stadium” di Bergamo, poi battendo la Juve in casa. L’ingresso in campo da titolare di David Neres fa la differenza. I partenopei trovano il metro di gioco e le soluzioni giuste per arrivare a rete: sono quindici i gol segnati durante la prolungata scia di vittore. Frenando l’Atalanta il Napoli ingaggia una lotta a due contro l’Inter per la conquista del tricolore.
La sconfitta di Como e il soprasso dell’Inter
La scia di traguardi raggiunti dai partenopei propendeva per una vittoria anticipata, un successo che avrebbe strappato il punto di arrivo molti mesi prima della fine del campionato. Tuttavia, la realtà e la ferma lucidità di Antonio Conte, il quale è sempre stato consapevole della straordinarietà dei successi di una squadra dalla rosa corta e dall’assemblaggio forzato. La prima caduta si verifica a Roma, quando Angelino risponde in extremis al gol di Spinazzola ed impedisce al Napoli di staccare i rivali.
La macchina partenopea va in avaria. Nelle successive partite la formazione di Conte deve contenere l’ottima prestazione dell’Udinese al “Diego Armando Maradona”, la quale pareggia in due minuti il vantaggio ottenuto da McTominay. Nella quindicesima gara è ancora la Lazio, già sentenza in Coppa Italia, a frenare gli azzurri con il gol di Boulaye Dia al minuto 87′. Il colpo fatale arriva a Como, quando Assane Diao mette fine alla supremazia del Napoli e consente all’Inter, vittoriosa contro il Genoa, di piazzarsi in testa alla classifica.

Napoli e Inter, una lotta fino alla fine
Nello scontro diretto di Milano, Napoli e Inter non si sono ferite. Billing ha risposto in extremis a Dimarco e ha lasciato la distanza tra le due compagini invariata. I partenopei si sono armati di cinismo, consapevoli di aver raggiunto l’obiettivo prefisso e che qualunque risultato maggiore sarebbe stato un effetto collaterale del buon lavoro svolto. La parabola discendente della squadra di Simone Inzaghi, mentalmente rivolta alla semifinale di Champions League contro il Barcellona, ha offerto agli azzurri l’opportunità di credere realmente al sogno. Raggiunta una serie di risultati favorevoli, il Napoli approfitta della sconfitta dei rivali contro la Roma e batte in casa il Torino con un doppio vantaggio.
La formazione di Antonio Conte guadagna ancora la testa della classifica, ma perde le sue pedine migliori. Infatti, l’epidemia degli infortuni colpisce Lobotka, Buongiorno, Juan Jesus e David Neres. Le squadre si danno battaglia. Dopo la vittoria di Lecce, il Napoli si lascia incantare dal Genoa, permettendo all’Inter di tallonarla. A Parma la tattica di Conte attende il risultato di Milano per parcare le energie della sua squadra. Al novantesimo minuto Pedro firma il pareggio della Lazio e trascina la squadra di Simone Inzaghi un punto dietro al Napoli. L’ultima giornata deciderà quale squadra sarà Campione d’Italia.
Napoli – Cagliari: la partita che vale un sogno
Il Napoli vuole raggiungere l’obiettivo. Il primo squillo arriva al minuto 4′, quando Raspadori approfitta di una deviazione di Sherri su calcio d’angolo e sfodera il destro spedendo la palla a lato della porta, quasi rasente il palo. Poco dopo è Politano a sfumare un’azione clamorosa. Spinazzola riparte in contropiede, poi serve il filtrante per Glimour, contro il quale si frappone il portiere avversario, la palla retrocede per il numero 21 azzurro, che però alza il pallone oltre la traversa. Il Napoli non demorde. Politano cerca l’assist per Rrhamani, ma Sherri si oppone al tiro centrale del kosovaro (’14). Nel frattempo a Napoli arriva la notizia del vantaggio dell’Inter a Como siglato da De Vrij. Dopo una lunga interruzione di gioco la formazione di Conte si avvicina al gol con un tiro di Spinazzola al quale risponde Sherri. Non è finita però l’avanzata dei partenopei. Politano si libera di un avversario e crossa al centro dell’area di rigore per servire Scott McTominay. Lo scozzese si libra in aria e con una magica sforbiciata batte l’estremo difensore del Cagliari, riportando il Napoli al primo posto della classifica.

Bastano cinque minuti nella ripresa al Napoli per raddoppiare il vantaggio. Romelu Lukaku fa tutto da solo. Il belga riceve a centrocampo e con la sua prepotenza si lancia in area di rigore spalleggiando gli avversari. Giunto al cospetto di Sherri, il numero 11 non sbaglia e insacca il sinistro nell’angolo più distante (51′). Il Napoli insiste e cerca il tris attaccando la profondità. Lukaku cerca il filtrante per il neoentrato David Neres, ma il sinistro del brasiliano si scontra contro l’uscita Sherri. Qualche minuto più tardi è proprio il numero 7 a servire il cross per l’incornata dell’attaccante ex Inter, che sibila di poco a lato della porta sarda. L’arbitro La Penna aggiunge cinque minuti di recupero, ma sugli spalti è già festa. Il triplice fischio tramuta il sogno in realtà. Il Napoli è Campione d’Italia.
Foto in copertina: SSC Napoli.