Napoli con il fiato sospeso per l’appuntamento con la storia: un intero popolo alle spalle degli azzurri per l’ultimo passo da compiere verso la gloria

Il countdown sembra interminabile, Napoli è con il fiato sospeso oramai da diverse settimane ed adesso conta le ore e i minuti che la separano dall’appuntamento con la storia. La scorsa domenica ha riservato al popolo partenopeo una delle notti più concitate e palpitanti di sempre, segnata da un’incredibile altalena di emozioni, che si è conclusa con un enorme sospiro di sollievo. Il 2-2 maturato a San Siro tra Inter e Lazio ha reso il pareggio del Napoli a Parma un risultato di platino, perché sufficiente agli azzurri per presentarsi all’ultimo atto di uno dei campionati più combattuti ed incerti della storia da primi in classifica e con in mano il proprio destino. L’ultimo ostacolo da sormontare per tagliare l’agognato traguardo è rappresentato dal Cagliari, che pur avendo già ottenuto la matematica certezza della permanenza in Serie A, intende onorare al meglio l’impegno. Il Napoli dovrà compiere questo ultimo passo verso la gloria ricorrendo a tutte le energie possibili ed immaginabili, che andranno chiaramente assorbite anche dall’inestimabile valore della posta in palio e dalla carica di un popolo che per questa partita, che è “LA PARTITA” e per la quale passerà un pezzo di vita di tutti i cuori azzurri, avrebbe riempito anche dieci stadi Maradona: la coda virtuale per l’acquisto dei biglietti ha infatti toccato quota 500.000 unità. Per gli azzurri sarà fondamentale mettere in campo tanta ferocia e cattiveria agonistica, approcciando la gara con un atteggiamento volto anche a far percepire all’avversario la differenza abissale tra le proprie e le loro motivazioni.

I due pari contro Genoa e Parma raccontano di un Napoli certamente non brillante ed un po’ stanco, che indubbiamente sta anche pagando pesanti defezioni quali le indisponibilità di Buongiorno, Juan Jesus e Lobotka ed un Neres ancora a mezzo servizio. Eppure nel complesso gli azzurri avrebbero probabilmente meritato la vittoria in entrambe le gare, va infatti rammentato che il match con il Genoa ha visto i partenopei tirare per ben ventidue volte e sfiorare ripetutamente la terza rete prima della beffa del 2-2, così come, in merito alla trasferta di Parma, si può recriminare per i tre legni colpiti e per il calcio di rigore ingiustamente revocato. Il fallo sanzionato a Simeone nell’azione che aveva portato all’assegnazione del tiro dal dischetto risulta del tutto inesistente, giacché, analizzando la sequenza del contatto tra Circati ed il centravanti argentino, si può notare che il difensore del Parma ha anticipato il numero 18 azzurro intervenendo sul pallone e che Simeone si è semplicemente scontrato con il suo avversario mentre era in caduta; trattasi dunque di normale contrasto di gioco e di un episodio che non può mai essere ritenuto un chiaro ed evidente errore. All’On Field Rewiew a trarre in inganno Doveri è stata l’immagine mostratagli dalla Sala Var, al direttore di gara è stata infatti mostrata esclusivamente l’immagine frontale e mai quella laterale, da cui si può chiaramente dedurre che non vi è alcun fallo. Attraverso questo calcio di rigore, il Napoli avrebbe potuto portarsi ad un solo punto dal titolo.

Alla luce di tali fatti, risulta alquanto bizzarro il silenzio stampa indetto dall’Inter per via di presunti torti arbitrali a danno dalla stessa. Soffermandosi sugli episodi di Inter-Lazio, se si considera che il calcio di rigore concesso agli uomini di Baroni per il fallo di mano di Bisseck è assolutamente sacrosanto e che sul gol del 2-1 siglato dall’Inter vi è stata una spinta a due mani di Thuram ai danni di Marusic, i tesserati del club nerazzurro vivono evidentemente in una realtà parallela ed hanno memoria decisamente corta riguardo agli episodi che hanno contraddistinto lo sviluppo del campionato.

Un’altra falsa narrazione diffusasi negli ultimi giorni è che il Napoli non meriterebbe questo Scudetto e che se dovesse vincerlo sarebbe esclusivamente demerito degli altri, quando parliamo di una squadra che è stata in testa alla classifica per ben ventidue giornate su trentasette; che ha la miglior difesa dei top cinque campionati europei ed ha mantenuto la porta inviolata in diciotto partite (nonostante il pilastro del reparto difensivo, ossia Alessandro Buongiorno, abbia saltato sedici partite e quindi quasi metà campionato); che ha ottenuto trenta punti contro le prime nove della classifica (l’Inter ne ha guadagnati ventuno e dunque ben nove in meno); che è rimasta imbattuta nei big match in trasferta (imponendosi a San Siro contro il Milan, a Bergamo con l’Atalanta e con un netto 3-0 a Firenze, in uno stadio dal quale tutte le altre prime della classe sono uscite sconfitte); che in occasione dello scontro diretto con l’Inter dello scorso 1 marzo ha dominato in lungo e in largo ed avrebbe ampiamente meritato la vittoria, senza dimenticare che anche in occasione della partita d’andata a Milano non andò lontana dal bottino pieno; che tra tante difficoltà legate soprattutto alle pesanti assenze, pur zoppicando talvolta, è sempre rimasta in piedi tramite la cultura del lavoro, al sacrificio, alla forza del gruppo, allo spirito di appartenenza.

Come dichiarato da Antonio Conte, il Napoli ha guadagnato questo meraviglioso scenario con il duro lavoro e ci è arrivato con merito. Adesso non resta che finire questo lavoro per consegnare alla storia un’altra data indelebilmente scolpita nei cuori, nelle menti e nell’anima.