Kevin De Bruyne al Napoli: le caratteristiche tecniche del fuoriclasse belga e la possibile collocazione nello scacchiere tattico di Antonio Conte

L’avvento di Kevin De Bruyne all’ombra del Vesuvio segna indubbiamente uno dei più grandi colpi di mercato della storia del Napoli, forse secondo soltanto all’acquisto di Diego Armando Maradona nell’estate del 1984. Dopo la conquista del secondo scudetto in tre anni e la permanenza di Antonio Conte in panchina, l’ingaggio di un fuoriclasse assoluto e di uno dei più grandi calciatori dell’ultimo decennio quale il belga ex Manchester City, consiste in un’ulteriore riaffermazione del momento storico di assoluto splendore che il Napoli vive, non soltanto in termini di risultati sportivi ma anche da un punto di vista societario, economico e dell’appeal. L’entusiasmo è alle stelle, perché l’immensa gioia collettiva per la conquista del tricolore è stata accompagnata da un’epocale manifestazione di forza ed ambizione da parte del club, che punta a diventare sempre più grande.

Kevin De Bruyne è noto per il suo vastissimo bagaglio tecnico e per la sua straordinaria rapidità di pensiero e duttilità tattica. La carriera e la vita del belga cambiano nell’estate del 2016 quando, dopo un primo anno di apprendistato al Manchester City, incontra Pep Guardiola. Il tecnico ex Barcellona e Bayern, a quel punto, ne eleva, al massimo, virtù come la visione di gioco, l’inventiva, la capacità di leggere in anticipo i movimenti dei compagni, la visione di linee di passaggio che altri faticano soltanto ad immaginare. Risultano altrettanto notevoli le sue abilità al tiro, sia dalla media che dalla lunga distanza e tanto su azione quanto da fermo, inoltre, pur avendo nel destro il suo piede naturale, calcia magistralmente anche con il sinistro, come confermato dai ben trentasette gol segnati in carriera con il suo piede “debole”. De Bruyne con la maglia dei Citizens ha collezionato 422 presenze, totalizzando 177 assist e 108 gol, raggiungendo la doppia cifra di assistenze in sei delle dieci stagioni disputate in Premier League, il tutto ricoprendo svariate posizioni del centrocampo e dell’attacco. Nella fase iniziale della propria carriera il classe 1991 ricopriva in maniera stabile il ruolo di trequartista, ma l’arrivo di Guardiola al City si è appunto rivelato provvidenziale per la sua consacrazione come calciatore universale. Il tecnico catalano ha utilizzato KDB in maniera più innovativa, schierandolo prevalentemente da mezz’ala avanzata o regista offensivo con l’intento di sfruttare a pieno le sue abilità palla al piede per elevare la qualità in mezzo al campo.

De Bruyne gode di tutti i mezzi necessari ad alzare notevolmente il livello tecnico del Napoli di Conte, che aveva bisogno di un profilo di qualità, creatività e con tanti assist nelle gambe da aggiungere al proprio centrocampo. “King Kev” potrà costituire un prezioso valore aggiunto anche sotto il profilo dei calci piazzati, in merito ai quali negli ultimi anni gli azzurri hanno risentito della mancanza di uno specialista. La collocazione ideale per De Bruyne nel Napoli potrebbe essere quella di mezzala destra nel 4-3-3, ossia il ruolo che nelle recenti stagioni ha abitualmente ricoperto Anguissa, la cui permanenza è in dubbio. Da tale posizione, KDB ha dimostrato di saper far sentire la propria presenza in tutte le zone del campo e dunque di prendere parte attivamente ad entrambe le fasi di gioco. Da mezz’ala avrebbe modo di fornire un forte contributo alla fase di costruzione del gioco, di conferire fantasia ed imprevedibilità al centrocampo, di innescare gli attaccanti attraverso i suoi lanci lunghi e precisi, di tentare la conclusione da fuori e di sfruttare le proprie abilità di inserimento in area avversaria. Mentre in un ipotetico 4-2-3-1 agirebbe da trequartista alle spalle di Romelu Lukaku, quest’ultima risulta però una soluzione non molto conveniente in virtù del fatto che vedrebbe Scott McTominay agire in una mediana a due e quindi ricoprire una posizione più arretrata, che rischierebbe di limitarne l’efficacia offensiva e di non metterlo in condizione di sfruttare al meglio le proprie grandi doti da incursore. Sulla base di questo ragionamento, sia per le caratteristiche dei singoli che per una questione di equilibrio tattico, sembrerebbe in ogni caso opportuno l’utilizzo della mediana a tre. Partendo da questo presupposto un’alternativa valida al 4-3-3, dato che non muterebbe il piano tattico della mediana, sarebbe il 3-5-2, adottato più volte da Conte nel girone di ritorno per via della partenza di Kvaratskhelia e dell’indisponibilità di David Neres. Ad ora però, stando anche agli obiettivi di mercato, tutto sembra portare ad un Napoli all’insegna del 4-3-3.

Fonte foto: pagina ufficiale X SSC Napoli