Napoli, il nodo KDB tra 4-1-4-1 e 4-3-3: Conte, De Bruyne e un punto di domanda che può già avere una risposta

LA PREMESSA. Tre gol e due assist con la maglia del Napoli, cinque reti in quattro uscite con la nazionale belga. L’avvio stagionale di Kevin De Bruyne parla da sé, smentendo chi pensava giungesse in serie A strizzando l’occhio al finale della sua carriera. L’ex Manchester City ha sempre dichiarato la sua ambizione a vincere, che sposa perfettamente la mentalità di un uomo come Antonio Conte – che più vince e più ha fame di vittorie. L’arrivo di un calciatore da considerare tra i migliori degli ultimi dieci anni è però un’arma a doppio taglio perché, nel bene e nel male, sconvolge gli equilibri di una squadra che proprio a centrocampo – fatta eccezione di De Bruyne – ha già dei meccanismi ben oliati.

L’imprescindibile Lobotka, capace tanto di avere sempre un’alta percentuale di passaggi quanto di dettare i tempi della manovra offensiva – col 91% di precisione passaggi nell’arco della scorsa annata. Uno Scott Mctominay “nuovo” dopo l’esperienza allo United, che Conte ha reso un attaccante aggiunto a ridosso dell’area avversaria in grado di mettere a segno 12 gol in 34 partite (conditi da 4 assist). La fisicità di un Anguissa a cui l’allenatore salentino ha dato un valore di tutt’altro peso specifico, e il camerunense ha cominciato ad essere piuttosto incisivo anche in zona gol – 6 gol nell’annata del quarto scudetto, rispetto alle zero marcature dell’anno precedente e ai soli 3 dell’impresa Spalletti che ruppe un incantesimo durato trentatré anni.

Con un centrocampo tra i migliori in Italia della scorsa stagione, De Bruyne innalza inevitabilmente il livello aggiungendo esperienza europea e qualità indiscusse. Nel corso del consueto ritiro prestagionale nella mente di Conte dev’esserci stato un chiodo fisso, l’ennesima sfida di una carriera in cui non ci si sente mai arrivati: far convivere l’ex City in un centrocampo già di altissimo livello, dando vita alla formula ora conosciuta come fab four. Una scelta decisa, 4-1-4-1. McTominay a sinistra, in quella porzione di campo da cui ne è nato il suo estro che ha fatto innamorare migliaia di tifosi; De Bruyne e Anguissa al centro, in un nuovo connubio che miri ad intrecciare qualità e fisicità; Politano sulla destra, imprescindibile e insostituibile, sia per la pericolosità nel puntare l’uomo sia per l’enorme lavoro in fase di copertura e non possesso. Tutti a sostegno di un’unica punta, che sia Lorenzo Lucca o Rasmus Hojlund.

Le aree di gioco di McTominay nel corso della stagione 2024/2025 del Quarto Scudetto azzurro – Fonte: Sofascore


PROVE GENERALI E “SOLUZIONI”. La sfida con sé stesso, in quel 4-1-4-1 tutto finalizzato ad esaltare tutti, comporta in sé un inevitabile rischio: a furia di mescolare tante qualità insieme le individualità forti possono venirne meno. Ed è palese, ad esempio, come De Bruyne e McTominay si siano un po’ calpestati i piedi sulla zona sinistra del campo. A tal punto che il belga s’è portato dietro delle critiche – forse di chi si dimentica che quel tipo di calciatore può illuminare in ogni momento della gara – e lo scozzese ne ha perso in incisività in zona gol, mettendo a segno una sola rete da inizio campionato e faticando a riprendere il ritmo della scorsa annata. Ma, seppur in un contesto simile, De Bruyne ha già dato modo di vedere le qualità che ha, specie nelle gare contro Sporting (2 assist) e Genoa – e in quest’ultima l’ingresso in campo è stato decisivo. C’è poi la consapevolezza che Conte a De Bruyne abbia comunque chiesto un lavoro di copertura, a cui ha risposto a suo modo presente – si prenda ad esempio lo Sporting -, riuscendo a capovolgere l’azione dalla propria trequarti e lanciando in profondità Hojlund.

Ciò che ha sempre contraddistinto De Bruyne è la capacità di vedere linee di passaggio ad altri sconosciute. Al ritorno dalla sosta, e con una condizione fisica tutta da monitorare in merito ad alcuni uomini come Politano e Rrahmani – oltre agli infortuni di Lukaku, Lobotka e all’assenza di Buongiorno -, Conte dovrà cucire al Napoli un altro abito ancora. Per far sì che, a seconda di chi vada in campo, il Napoli possa esprimere tutte le proprie qualità e potenzialità. In primis dando chance alle abilità di Lang e Neres, non disdegnando il cambio modulo e il passaggio al 4-3-3. Questo potrebbe portare all’alternanza McTominay-De Bruyne che, nella consapevolezza che non ci sia un titolare fisso, potrebbe essere la soluzione migliore nell’ottica degli impegni europei che hanno gli azzurri. Riportando all’occorrenza l’ex United a coprire una porzione di campo a sé più congeniale, e l’ex City ad avere la giusta libertà di incidere come assist-man a favore dei compagni – specie se gli inserimenti in profondità sono garantiti non più solo da Hojlund ma anche da calciatori come Neres, che possono assicurargli tempi giusti nello scavalcare la difesa in fase di ripartenza.

Le aree di gioco occupate da McTominay nel corso di queste prime gare – Fonte: Sofascore


E il 4-3-3 potrebbe anche trasformarsi, con un De Bruyne meno regista e più fantasista a ridosso della trequarti, in un 4-2-3-1 o in un 4-4-1-1. In entrambi i casi il belga avrebbe l’opportunità di “sganciarsi” dalla posizione di campo di McTominay che, forse più nel 4-4-1-1 che nel 4-2-3-1, potrebbe tornare ad essere più incisivo in zona gol. Non è quindi impossibile e improbabile pensare ad un Conte pronto a rendere l’ex City un calciatore più “offensivo”, relegando al solo Lobotka o al solo Gilmour di turno la gestione dell’impostazione – il canovaccio della scorsa annata. E, nel tenendo in campo entrambi i “reduci di Manchester”, il tecnico salentino andrebbe a quel punto ad assicurare spinta anche sulla fascia sinistra potendo contare sulla grande maturità e l’estremo momento di forma di Leonardo Spinazzola.

QUALE NODO DE BRUYNE. Non esiste in realtà un “nodo” De Bruyne, e se è vero che il belga vestendo la maglia azzurra ha realizzato solo su rigore, allo stato attuale delle cose ha messo in cascina già tre reti, dimostrando di poter dare il giusto apporto in termini statistici a Conte e squadra. Non si può discutere sulla sua qualità, ma è giusto analizzare e ipotizzare – cosa che il tecnico salentino avrà già ampiamente fatto – come questo apporto possa assicurare un rendimento potenzialmente massimo. L’assenza di Lobotka, i dubbi sulla condizione di Politano e la scelta di un modulo che, seppur lasci il tempo che trova, è indicativa del canovaccio di un incontro, nella sfortuna possono essere circostanze adatte per far sì che il Napoli possa indossare un abito “nuovo di zecca”. E, tra i tanti impegni europei e nazionali, De Bruyne è pronto ad indossarlo con esperienza e talento e, soprattutto, con la certezza che saprà rivelarsi l’uomo in più di una squadra in parte già collaudata nei propri margini ancora ampi di miglioramento.