Napoli, da Sarri a Higuain, passando per Cavani: la città dell’odio e amore

A cosa avete pensato quando Sarri è stato esonerato? A cosa quando Higuain è stato ritenuto cedibile perché non rientrante nel progetto della nuova Juve di Pirlo? Ammettiamolo, abbiamo un po’ tutti pensato che fosse la rivincita del karma, contro quelli che hanno tradito Napoli, la sua gente, i suoi ideali, per trasferirsi alla vecchia Signora, quella che più vince in Italia, magari con uno stipendio più alto.
Ma Napoli è sempre stata odio e amore. E in pochi sono quelli che hanno realmente voluto sbandierare al mondo la napoletanità, rifiutando il profumo dei soldi offerti in quel di Torino. È quello che ha fatto Edinson Cavani attaccando la cornetta quando è stato chiamato per vestire la maglia bianconera. “Non posso fare questo a Napoli”. Ma a Napoli l’amore non muore mai, proprio come disse Sarri. “Se mi applaudono sarà amore, se mi fischiano sarà amore lo stesso”. Come fa a non rispolverare vecchie emozioni quando guardi il calcio totale del toscano o quando riguardi i 36 gol di Higuain. Il calcio è, a tutti gli effetti, un lavoro. I calciatori dipendenti di una enorme azienda che si occupa di business. In pochi, forse i più coraggiosi, rifiuterebbero un migliore stipendio per affezione ai propri colori, all’ambiente in cui fa il proprio lavoro (anche se si chiama Napoli). Si è amato Sarri, si ama Sarri allenatore, quello che ha fatto capire che il calcio può essere anche spettacolo, e meno business. Si vuole disprezzare il Sarri uomo, che ha sbandierato incoerenza lungo la strada che portava al Nord, proprio poco dopo aver mostrato il dito medio a chi sputava proprio sulla napoletanità. È stato amato ed è amato Higuain, perché il calcio è sempre un gioco, e tale deve rimanere quando si parla di prestazione, accordi, giocate e reti.

Si ama alla follia Cavani, perché fra i tre è l’unico il cui amore per la città di Napoli ha travalicato il confine fra vita e lavoro, diventando parte integrante dei giorni suoi, diventando promessa di non tradimento (quella mantenuta eh, non quella che “ci sarebbero gli estremi per una querela”).
Tutto quest’odio nel calcio non va bene. Odio è una parola che a stento si può usare nella sua precisa accezione quando si parla di quotidianità, figuriamoci di sport, che è un lavoro, ma che è pur sempre intrattenimento e corretta competizione.

Non si può dimenticare il Sarri dei 91 punti, non dimenticare il Koulibaly a Torino, dal sapore di una vittoria del Sud sul Nord. Non si può dimenticare la carriera del tecnico toscano, frutto di passione, dedizione, meriti, dai campi provinciali a quelli della Champions, all’Europa che era appartenuta soltanto a Malesani. Come fai a mettere da parte i 36 gol di Higuain, le giocate del numero 9 argentino, la classe, la tecnica e la capacità impressionante di decidere una gara. Come fai a dimenticare quel Napoli-Frosinone, quel record di 36 gol battuto con una rovesciata e le lacrime di chi era al San Paolo? Come puoi dimenticare che Cavani era ovunque, che era attaccante, centrocampista e difensore? Ancora scolpito nella memoria degli azzurri quel gol contro il Lecce, a tempo scaduto, quando c’era gente che già abbandonava il proprio sediopino e che è dovuta inevitabilmente ritornare a festeggiare?
E proprio perché sono ricordi scolpiti, indelebili, non è già amore questo? Che Napoli alla fine si è quella di “Higuain è un traditore”, di “Sarri è ‘n omm’ e niente”, ma è anche quella che si emoziona, che non conosce indifferenza quando si parla del passato. Napoli è quella che affonda, bella, sulle sue radici. Napoli è quella che, stai sicuro, la lacrima scende che si parli di Sarri, Higuain o Cavani. Napoli è quella che ama nel presente, ma che vive fortemente ancorata al passato. E se non è amore questo, l’amore, nel calcio, cos’è?

Così emerge un po’ di rivincita nel volere credere che in fondo Sarri e Higuain qualche rimpianto ce l’abbiano, proprio per aver provato sulla pelle quanto unico può essere sentirsi elogiati e portati in palmo di mano qui a Napoli. Qui dove se non sei nessuno, il popolo riesce a farti sentire come se avessi compiuto l’impresa più ardua che possa esserci al mondo. Qui dove, purtroppo, non puoi sempre scendere per le strade e goderti la città perché saresti invaso dal calore di una piazza che non ti lascia un attimo di pace. Come quell’amore che è quasi soffocamento, ma che è anche quello che più ti rimane impresso. Perché quanto dà Napoli difficilmente lo si trova altrove e tu puoi essere toscano, argentino, uruguaiano o nigeriano, e Napoli ti abbraccerà sempre, alla stessa maniera, con l’amore che sembra un’onda che ti travolge. Come se Napoli rappresentasse appieno l’amore di una mamma, e quello non sono non lo dimentichi mai (anche se a volte mamma ti fa “ij ‘o manicomij”), ma è anche insostituibile.