Fabio Cannavaro, dai trofei in Cina ai Mondiali con l’Uzbekistan: cronaca della carriera da giramondo dell’ex Pallone d’Oro

In attesa di scoprire se la nostra Nazionale riuscirà a qualificarsi per i Mondiali 2026, possiamo dire con certezza che, senza dubbio, nella massima competizione calcistica sarà presente un pezzetto d’Italia: infatti, ufficialità delle ultime settimane è che Fabio Cannavaro sia diventato il nuovo CT dell’Uzbekistan. Tra le nazioni nate in seguito allo scioglimento dell’URSS, l’Uzbekistan fatica per i primi decenni della sua esistenza a dire la propria nelle competizioni principali, con l’unico acuto rappresentato dalla semifinale nella Coppa d’Asia 2011; tuttavia, negli ultimi anni è iniziato un percorso di crescita significativo, che sta già dando i primi importanti frutti, su tutti la prima qualificazione della sua storia alla Coppa del Mondo che si terrà il prossimo anno. Fabio Cannavaro è stato dunque individuato come profilo ideale per guidare il sogno di una giovane nazione che per la prima volta si affaccia su di un palcoscenico così importante.

Tuttavia non si tratta di certo della prima esperienza “esotica” nella carriera da allenatore di Cannavaro che anzi, all’estero ha vissuto gran parte dei suoi momenti più memorabili da quando ha abbandonato il terreno di gioco per sedersi sulla panchina in pianta stabile. Nonostante sia stato un autentico pilastro del nostro calcio azzurro durante la sua carriera da calciatore, guidandoci alla memorabile vittoria ai Mondiali 2006 (successo che gli valse anche il prestigioso Pallone d’Oro, ultimo italiano ad oggi a vincere il premio), ad oggi ha sempre fatto fatica, nel ruolo di allenatore, ad imporsi come profilo ambito dalle squadre di Serie A. Proviamo a capire perché.

La sua seconda carriera comincia negli Emirati Arabi Uniti, più precisamente all’Al-Ahly Dubai, Club nel quale aveva appeso gli scarpini al chiodo e per il quale era stato per un paio di anni ambasciatore e consulente: qui, nella stagione 2013/14 veste i panni del vice allenatore, imparando importanti basi per potersi mettere successivamente in gioco da solo. La prima esperienza da head coach arriva poco dopo quando, su indicazione di Marcello Lippi (suo allenatore nel trionfo del 2006), viene scelto come nuovo tecnico del Guangzhou Evergrande, squadra che in quegli anni stava dominando il campionato cinese. Una grandissima opportunità, dunque, e Cannavaro sembra sfruttarla ampiamente nei primi mesi della stagione, guidando la squadra al primo posto in classifica e ai quarti della Champions League asiatica. Tuttavia, col proseguire della stagione le cose cambiano: Lippi lascia il suo incarico di Direttore Tecnico e, di conseguenza, viene meno la figura di maggiore supporto per il tecnico napoletano. Così, nel giugno del 2015, la dirigenza cinese decide, nonostante gli ottimi risultati, di esonerare Cannavaro preferendogli il più esperto Luiz Felipe Scolari, ex CT del Brasile che, con i verdeoro, vinse i Mondiali del 2002.

Dopo una parentesi in Arabia Saudita all’Al-Nassr, tra Ottobre 2015 e Febbraio 2016 (ben prima che la Lega Saudita diventasse il campionato di enorme portata che è oggi), Cannavaro torna in Cina, questa volta al Tianjin Quanjian: squadra militante nella seconda divisione ma con enormi ambizioni e soprattutto un grandissimo capitale a propria disposizione, infatti in quegli anni lì eravamo all’apice del calcio asiatico, con le squadre cinesi che ogni anno erano in grado di attirare calciatori dai principali campionati europei. Cannavaro si adatta perfettamente al contesto e per la prima volta ha tempo e modo di dimostrare ciò di cui è capace; al primo anno vince il campionato, ottenendo il suo primo trofeo da allenatore e la promozione in massima serie, mentre al secondo anno disputa una grandissima stagione tenendo testa alle big del Paese, ottenendo un ottimo terzo posto finale con annessa qualificazione alla massima competizione continentale.

Questi importanti risultati portano il Guangzhou Evergrande a ricontattare mister Cannavaro per offrigli nuovamente la panchina, questa volta con fiducia totale nel suo operato. La sua seconda esperienza nel Club di Canton dura 3 anni e mezzo, nei quali Cannavaro guida la squadra a lottare costantemente ai vertici nazionali e internazionali, vincendo un campionato e una supercoppa di Cina. In questo lasso di tempo, ha anche l’opportunità (ancora una volta grazie alla mediazione di Lippi) di diventare il CT ad interim della Nazionale cinese, esperienza che dura solo due partite, dopo le quali il tecnico deciderà di mantenere il solo incarico al Guangzhou per dedicare più tempo alla famiglia.

Terminata l’avventura nel continente asiatico, il mister decide che è arrivato il momento di cimentarsi nel calcio di primo livello e nella sua Italia. L’opportunità arriva nel corso del 2022, quando è chiamato a subentrare a stagione in corso sulla panchina del Benevento in Serie B. Purtroppo ancora una volta, come nella sua prima avventura al Guangzhou e nella parentesi all’Al-Nassr, si trova al posto giusto ma nel momento sbagliato: il Benevento non è più la brillante realtà di qualche anno prima, il Club si trova in enormi difficoltà sotto tutti i punti di vista, e Cannavaro si vedrà costretto a risolvere il contratto nel mese di Febbraio, chiudendo nel peggiore dei modi la sua avventura tra i Sanniti in una stagione disastrosa, chiusa dai giallorossi con 4 allenatori e soprattutto la retrocessione in Serie C.

Dopo la cocente delusione in terra campana, una nuova opportunità, nonché la più grande fin qui, arriva nel momento più inaspettato: ad Aprile 2024 l’Udinese è in piena lotta per la salvezza e, dopo aver esonerato Gabriele Cioffi, decide di affidarsi all’ex capitano della Nazionale. Arriva finalmente il tanto agognato debutto in Serie A, ma dire che arrivi in una situazione delicata sarebbe un eufemismo. Si trattava, infatti, di una patata bollente che avrebbe potuto potenzialmente bruciare la carriera di chiunque: arrivare sulla panchina di una squadra storica, con tutto da perdere, e soprattutto con sole 6 partite da disputare, praticamente impossibile trasmettere alla squadra qualsiasi credo tattico. L’unica opzione per Cannavaro era utilizzare la sua vita da campione, la sua esperienza nel gestire la pressione, per aiutare la squadra e per compattare il gruppo, cosa che a lui riesce in maniera incredibilmente efficace: una sola sconfitta (contro la Roma), e arrivano punti cruciali nella partita contro il suo amato Napoli e soprattutto nei due scontri diretti con Empoli (pareggio) e Frosinone (vittoria all’ultima giornata). L’Udinese termina il campionato al quindicesimo posto ottenendo la tanta agognata salvezza, dimostrando una notevolissima capacità di adattamento anche nei momenti e nelle situazioni più complesse.

Ciononostante, i bianconeri decideranno di non confermarlo, e Cannavaro rimarrà nuovamente senza panchina fino al successivo Dicembre, quando verrà assunto dai croati della Dinamo Zagabria: panchina di enorme prestigio a livello locale, e che gli permette anche di debuttare nella UEFA Champions League. Qui sarà protagonista di un’avvincente quanto complicata lotta a tre per il titolo con Rijeka e Hajduk Spalato (allenato dal connazionale Gattuso), ma una serie di risultati avversi porta la proprietà a decidere di esonerarlo dopo soltanto 10 partite di campionato (con il bilancio di 5 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte).

Arriviamo così ai giorni nostri: un’estate 2025 rovente non solo per il clima, ma anche per le voci di mercato, che hanno visto Cannavaro tra i principali candidati per il posto di CT della nostra Nazionale, ruolo per il quale alla fine è stato scelto il sopracitato Rino Gattuso, con Cannavaro che tempo un paio di mesi e si è assicurato la partecipazioni ai prossimi Mondiali con l’ambizioso Uzbekistan.

Una carriera contrassegnata senza dubbio da alti e bassi, ma soprattutto da ben poche opportunità arrivate dalla sua Italia, nonostante un curriculum comunque interessante. Possibile che in qualche modo sia stato danneggiato dall’aver debuttato da allenatore in campionati secondari, lontani dalle luci della ribalta, e il rimanere lì per un numero considerevole di stagioni potrebbe aver portato l’immaginario collettivo a prendere poco sul serio il suo profilo e i suoi progressi, a differenza di tecnici magari anche meno competenti e complessivamente con meno risultati, ma che complice una gavetta effettuata con più visibilità hanno ottenuto maggiori opportunità. In più, come già affermato in precedenza, il tempismo non sempre è stato favorevole al tecnico campano: è verosimile pensare che se fosse arrivato sulle stesse panchine in momenti diversi sarebbero arrivate maggiori soddisfazioni. Soprattutto in Italia, la problematica di iniziare nella realtà di Benevento è stata evidente: Cannavaro venne subito etichettato come allenatore non all’altezza del calcio europeo, quando la realtà dell’epoca, racconta di un club come quello dei Sanniti equiparabile ad un quell’anno furono un rebus irrisolvibile anche per tecnici ben più esperti della categoria.

Interessante, poi, è il confronto con un altro eroe del 2006, Daniele De Rossi: anch’egli, nella sua prima esperienza su una panchina italiana, finì in Serie B, nel suo caso alla SPAL, una realtà che in maniera similare al Benevento stava vivendo una fase di importante decadimento, e De Rossi finì con l’essere esonerato. Tuttavia, grazie alla straordinaria grandezza raggiunta dalla sua figura in quel di Roma, ha ottenuto l’opportunità di allenare i giallorossi, dimostrando anche importanti qualità che gli varranno sicuramente ulteriori chiamate in futuro.
L’augurio è che il mister napoletano possa vivere un’esperienza assolutamente positiva sulla panchina dell’Uzbekistan, e che in futuro possa avere l’opportunità reale di dimostrare il suo valore nel nostro calcio, con la possibilità di un progetto che gli dia tempo e modo di portare le sue idee, in modo che possiamo finalmente farne una valutazione approfondita e completa. Il sogno dichiarato di Cannavaro è sempre quello di poter allenare un giorno il Napoli: difficile ad oggi dire se succederà mai, certo invece è che lotterà con tutte le sue forze per guadagnarsi continuamente le sue opportunità, dopotutto la testa e la determinazione sono sempre quelle del grandissimo campione che è stato.

fonte foto: pagina Facebook ufficiale Uzbekistan Football Association