Pillole di Calcio – Ode al Palermo e a Silvio Baldini, il “mediatore” che ha trascinato i Rosanero in Serie B

La stagione del calcio professionistico a livello di club in Italia si è conclusa solo pochi giorni fa con i play-off di Serie C. Ancora una volta, protagonista di quest’ultimo atto è stato il Padova, tuttavia nuovamente di facciata, perché a prendersi la scena, e la promozione in B, così come l’Alessandria lo scorso anno, sono stati ancora una volta gli avversari. Quest’anno, a toccare il paradiso alle spese dei Veneti, è stato il Palermo, preso sulle spalle da un uomo che fino a qualche mese fa era finito nel dimenticatoio del calcio italiano, Silvio Baldini.

«Più che artefice io penso di essere stato un veicolo di un certo messaggio: che nella vita, se uno ha fede, le cose accadono. Io sapevo, quando mi hanno chiamato, che sarebbe finita così. Io ho detto ai ragazzi di vedere l’allenamento come un mezzo per esprimere i propri sentimenti. Come i monaci hanno la preghiera, loro devono avere il campo e l’allenamento». (Silvio Baldini, nel post Palermo-Padova lo scorso 12/06/22)

Parlare di Silvio Baldini vuol dire parlare di un uomo che ha sempre squarciato le apparenze: l’apparenza di una carriera “normale”, tra tanti fallimenti e pochi exploit; l’apparenza di un essere burbero, volgare e anche quella di uomo violento.

Nel 1997-98, dopo la gavetta tra i dilettanti, Silvio Baldini debuttò in Serie B sulla panchina del Chievo Verona. Nella stagione successiva passò al Brescia ma vi restò pochissimo perché nel novembre 1999 raggiunse l’Empoli, sempre nel campionato cadetto. Con i Toscani ottenne la promozione in serie A nella stagione 2001-2002. Dopo una salvezza tranquilla, Baldini scelse, però, di lasciare Empoli per trasferirsi a Palermo, nuovamente in seconda serie. La sua prima esperienza in Sicilia, tuttavia, terminò prematuramente a causa di alcune incomprensioni con il vulcanico presidente Zamparini. Vi tornerà tre anni dopo ma sulla panchina dei rivali storici del Catania, nella stagione 2007-2008. La sua esperienza sulla panchina etnea è ricordata, non tanto per il bel gioco espresso nel girone d’andata, piuttosto per un episodio che lo vide protagonista durante la prima giornata di campionato, nella sfida contro il Parma, quando Baldini sferrò al tecnico degli Emiliani Di Carlo il più classico dei calci nel sedere, con conseguente squalifica di un mese. Il resto è una parabola discendente, con Baldini esonerato dal Catania dopo essere sceso al terzultimo posto in Serie A, per ritornare, successivamente, all’Empoli e al Vicenza, in serie B. Il 20 giugno 2017 è diventato il nuovo allenatore della Carrarese, tornando così alla guida di una squadra dopo sei anni. Come dichiarato da lui stesso alla Gazzetta dello Sport, non ha ricevuto alcuno stipendio. L’unico introito, seppur eventuale, era rappresentato da una penale, in caso di esonero, oppure un bonus in caso di promozione. Emblematiche le sue invettive contro le istituzioni comunali di Carrara, ree di aver portato la squadra sull’orlo del fallimento. Non meno indelebili le sue “colazioni” preparate al centro di allenamenti e poi distribuite a tutti gli addetti ai lavori della Carrarese. Come riportato da Vanity Fair in un articolo del 14 novembre del 2020:

Tutte le mattine alle 7 spaccate è lui che apre i cancelli dello stadio dei Marmi. Arriva in tuta col suo pick-up, s’infila nella sala mensa, indossa i guanti di lattice e si mette lì a sbucciare e a centrifugare. Rape e mandarini per tutti, ospiti, giocatori e collaboratori. […] perché un grande allenatore, riconosciuto come tale dai suoi colleghi più celebri, a cominciare dagli amici Conte, Spalletti e Mancini, decide prima di sparire e poi, tre anni fa, di andare ad allenare gratis la Carrarese, una squadra di serie C e poi ivi restare nella stagione senza requie del coronavirus? Lui lo chiama «il mio nuovo inizio». E spiega perché. «Dopo che per sei anni sono andato per monti a cacciare pernici con i pastori siciliani». Se non lo fai per i soldi, se non lo fai per ambizione, perché lo fai? Come tutti i pazzi naïf, lui si lascia martellare il cuore da passioni primordiali. Sanguina a tempo pieno. È il suo genio. Il suo carisma.

L’avventura in Toscana di Silvio Baldini si è conclusa con le dimissioni nell’aprile del 2020. Dopo l’esperienza alla Carrarese, il tecnico ha vissuto un altro anno di ritiro dal calcio professionale, fino allo scorso dicembre, quando il Palermo decide di puntare su di lui per raggiungere la serie B. Il resto è storia recente, la storia del rapporto tra un uomo e una piazza, come Palermo, cominciata nel lontano 2003 e mai conclusasi, nonostante il lavoro lo avesse condotto altrove.
Eppure, diciannove anni fa, non era cominciato nel migliore dei modi il rapporto tra Silvio Baldini e il Palermo, con il patron Zamparini che, per ingaggiarlo, gli garantì un milione di euro l’anno di stipendio, vincendo la concorrenza di squadre come Fiorentina e Napoli, pronte ad accogliere il tecnico toscano. Fu un errore madornale, come Baldini stesso ammetterà anni dopo, perché dettato dal denaro e non da valori umani, quegli stessi valori che gli hanno permesso di riprendere al meglio il discorso lasciato in sospeso nel 2004, a causa dell’esonero da parte di Zamparini.

 Il Palermo 2.0 di Silvio Baldini è una squadra con un’età media non proprio bassissima, con un range che si aggira tra i 25 e i 32 anni. Nonostante ciò, è la squadra che, più di tutte, è caratterizzata da una vigoria nell’attaccare, con e senza palla. A tal proposito, un tratto caratteristico della squadra è il pressing asfissiante che è raro vedere anche in categorie superiori. Una squadra, dunque, particolarmente aggressiva ma anche molto equilibrata, con i calciatori che accompagnano molto bene l’azione occupando magistralmente gli ultimi sedici metri del campo nella difesa avversaria. Il sistema di gioco prediletto è il 4-2-3-1, marchio di fabbrica di Baldini sin dai tempi di Empoli, quando le qualità di un giovane Antonio Di Natale vennero prima esaltate da questo sistema e poi mostrate a tutta Italia e non solo. Questo è un modulo dinamico soprattutto sulle corsie esterne. La costruzione di gioco passa spesso dai due centrali difensivi, abili nel giocare in verticale servendo il giocatore sulla trequarti, in particolar modo Luperini, quest’anno decisivo con 7 gol e 4 assist in 42 partite. Luperini è un classe ’94 che nasce attaccante centrale, un ruolo che, tuttavia, nel Palermo è occupato dall’imprescindibile Brunori, attaccante di proprietà della Juventus che quest’anno ha trascinato i Rosanero alla gloria con 29 gol e 5 assist, guadagnandosi il primato tra i goleador italiani nel calcio professionistico e facendo guadagnare al Palermo il primato come squadra italiana più prolifica sotto porta tra Serie A, B e C. A coadiuvare Brunori, oltre a Luperini, vi sono il classe ’86 Floriano e il ’97 ex Roma e Almeria Soleri, autore di 12 gol e 4 assist in 45 partite.
Dentro questa squadra scorrono concetti di strategia di gioco figli di una fine conoscenza tattica degli addetti ai lavori ma, soprattutto, v’è tanto cuore e ciò trasuda dalle parole che il suo condottiero Baldini non risparmia mai in ogni conferenza stampa.

«… A volte andate a toccare e ferire l’anima di una persona, e l’unica che posso fare è vincere per farvi riflettere che quando usate la parola, dovete usarla anche voi pensando che non c’è un risultato da giustificare ma c’è un percorso! Perché non siete abituati a vedere un percorso ma solo il risultato. Quindi se il risultato non c’è, il giudizio diventa tutto diverso. E questo non è un problema né nostro né mio. È semplicemente della nostra società e dei nostri politici che fanno una politica per avere il loro piccolo orticello, per mettere apposto tutti i loro amici degli amici, e quindi la nostra società su cosa si basa? Sul clientelismo. E se non c’è meritocrazia il clientelismo cosa produce? Produce delle persone ignoranti! Perché se uno è veramente una persona di cultura, non vuole avere un’auto per conquistarsi uno spazio, ma se lo cerca perché sa che con l’impegno riesce ad ottenerlo. E lui è una persona poi migliore. Avrà una famiglia migliore. Avrà dei figli migliori ed amici migliori».

Il calcio, dunque, come mezzo per spiegare la vita e la vita – quella semplice dei pastori siciliani con cui andare a caccia di pernici, quella dei monaci, oppure la vita di Valentina, sua figlia, disabile al 100% dalla nascita, con un’aspettativa di vita di soli 3 mesi e che invece ha 33 anni, di puro amore – come il mezzo più potente per spiegare il calcio. Calcio e Vita. Silvio Baldini sta nel mezzo tra questi due poli, talvolta li intreccia, a ribadire con forza che i numeri su un tabellone non sono nulla se non si ottengono con passione e con fatica; talvolta li scinde perché, a volte, è troppo comodo persino abusare dell’uno mentre si argomenta sull’altro.
Nel suo semplice percorso compiuto in compagnia degli umili, nelle “retrovie” del calcio italiano, il Loco Silvio ha vissuto di errori, di sconfitte, di tragedie, ma vi si è “tuffato” come Zio Paperone fa quando si tuffa nei dollari. Infine, ha fatto – e tutt’ora fa – scuola nell’unico modo che conosca, quello autentico, coniugando un lavoro di campo ad un’immancabile opera spirituale.

Fonte foto: pagina ufficiale Twitter Palermo F. C.