Neanche il tempo di rassettare gli spalti del Maradona, dopo la roboante vittoria del Napoli contro la Juventus dello scorso venerdì, che già si ricomincia con la Coppa Italia e l’ottavo di finale che, questa sera del 17 gennaio, vedrà gli azzurri sfidare la nuova Cremonese di Davide Ballardini. Rassettare sì, ma la magia che circola in questi giorni è destinata a rimanere, e non solo entro le mura dello stadio. Sì, perché al di là del non aver fallito (anzi) l’appuntamento più atteso della stagione contro gli acerrimi nemici, c’è la consapevolezza di aver vinto su tutta la linea, di essere, attualmente, migliori e non solo nel modo di stare in campo e di capitalizzarlo, ma nel generare passione negli addetti ai lavori e negli spettatori, non solo di fede partenopea.
Andiamo con ordine: è questo che, nel nostro piccolo, ci proponiamo di fare e che, riconosciamo, può essere difficile nell’immediato post-partita a causa di una lucidità ballerina o di episodi poco chiari, eventualmente da rivedere. Ecco perché Napoli-Juve, quel Napoli-Juve, il “giorno dopo” può essere addirittura più bello perché entrarvi razionalmente nelle pieghe può riuscire operazione meno ardua. Per cui, al netto della straordinaria prova di forza dei ragazzi di Spalletti – non la prima e, molto probabilmente, neanche l’ultima – sorge spontanea una domanda: c’è ancora qualcuno in grado di fermare la sinfonia del Napoli nelle venti partite di Serie A che restano?
Diciamo subito: Sì. Juventus, Milan e Inter sono ancora delle pretendenti al vertice del campionato e guai a pensare il contrario. Il fatto che, contemporaneamente, queste tre squadre abbiano fatto almeno un passo indietro a testa che ha reso la loro candidatura allo scudetto meno credibile non vuol dire che non possano rinvigorirla nelle settimane a seguire. È chiaro che questo dipende molto anche dal Napoli, che ha il merito di aver impresso un ritmo alla corsa scudetto pressoché forsennato, per il quale, non potrai pensare di essere un serio pretendente al tricolore se prima non avrai fatto un filotto di vittore consecutive in stile Spalletti d’autunno. A proposito: chi vorrà rientrare, tra le inseguitrici, dovrà augurarsi che sia proprio il Napoli a fare, per primo, dei passi indietro, tuttavia è, ad oggi, molto difficile pensare che questa squadra possa adagiarsi sulle certezze acquisiste.
A tal proposito, lo scorso Napoli-Juventus assume dei contorni ancora più veritieri rispetto alla sfida d’esordio in Champions del Maradona contro il Liverpool che, di fatto, ha tolto il velo sulla creatura di Spalletti del 22/23, mostrandone le reali potenzialità. Sono, infatti, passati quattro mesi, con tante partite disputate, un mondiale che ha messo in stand-by tutto il calcio di club ad ali livelli e, dopo, molteplici potenziali punti di snodo che potevano essere dei “dirupi”, il Napoli ne è uscito ancora più forte e con una brillantezza che a tutto induce tranne che a pensare a cadute rovinose. È vero anche che in uno sport bello e dannato come il calcio può sempre succedere di tutto e l’Inter del campionato scorso ha insegnato come gettare alle ortiche uno scudetto, al netto, comunque, di un ambiente societario come quello nerazzurro che sembra, ad oggi, sempre meno stabile e, appunto, credibile. I Partenopei – che pure in passato hanno riscaldato l’ambiente dall’interno con pressioni e scorie poi decisive per alcuni passi falsi –, invece, paiono aver fatto un passaggio ulteriore anche verso una comunicazione matura, che metta tutti a proprio agio, preferendo una parola in meno anziché una in più, e lasciando, invece, al campo l’onere di sentenziare.
Ecco perché, oggi più che mai, si può parlare di Spirito Napoli, riferendoci ad un modo di fare, di lavorare, alle modalità che ha portato Spalletti ma anche quelle proposte da Cristiano Giuntoli. Venerdì, probabilmente, abbiamo assistito alla sublimazione di un movimento che ha messo radici tanto tempo fa, appunto grazie ad un lavoro serio e sornione come quello dell’area tecnico-sportiva e che aveva bisogno di un ultimo dettaglio, vale a dire quello dato dal tecnico di Certaldo. Arrivato a Napoli un anno e mezzo fa, Spalletti ha avuto modo di toccare con mano i vari stati che la materia azzurra ha assunto con il passare degli eventi: la depressione post Napoli-Verona, l’esaltazione generale per le prime vittorie scaccia-dubbi, di nuovo le alte tensioni e le delusioni per una squadra che avrebbe potuto dire la sua anche per qualcosa in più del piazzamento Champions. Ci sono sì stati degli scivoloni – dentro e fuori dal campo – ma, sulla via della grandezza, possono sempre esserci momenti di inquietudine e di apparente fallimento. È proprio su quelli, però, che il Napoli ha costruito, in questi mesi, un modo di vincere che adesso richiede solo di essere capitalizzato.
Al contrario degli azzurri, invece, i fatti dicono che la Juventus ha costruito il nulla, sia sulle figuracce dello scorso anno, sia sulle partite vinte (relativamente poche, se si considera tutto l’arco dell’Allegri 2.0). Le poche soddisfazioni, ad esempio contro il Chelsea nell’autunno del 2021 e contro l’Inter due mesi fa, invece che incoraggiare gli addetti ai lavori ad intensificare il buono, si sono rivelate non solo casuali ma hanno, colpevolmente, foraggiato una comunicazione schierata, per nulla interessata ad entrare nelle pieghe delle partite, e fiduciosa oltre ogni ragionevole dubbio. Di conseguenza, il movimento bianconero ha perso consensi – e non solo per demeriti sportivi – sia entro i confini italiani che fuori, quando il primato in Europa, inizialmente, era stato proprio il motivo primario dell’allontanamento del tecnico livornese nella primavera del 2019 a cui hanno comunque continuato a far seguito le spese folli sul mercato.
Eppure, la Juventus è ancora in corsa per le tre competizioni nelle quali milita, ovverosia Serie A – matematica alla mano –, Coppa Italia ed Europa League. Riuscisse anche a vincere tutti e tre i trofei per i quali concorre, saremmo sicuri di aver, nel frattempo, giovato di un percorso entusiasmante, appassionante, foriero di una cultura del pallone e di come il calcio si comunica alla gente?
Il punto, in conclusione, è esattamente questo. In un paese in cui industria e cultura del calcio introducono metodi nuovi ma solo su come raschiare il fondo del barile, il Napoli rappresenta l’ossigeno che, per fortuna, non accenna ad esaurirsi. Lo spettacolo che gli azzurri offrono al pubblico pagante ad ogni occasione utile equivale ai frutti di un lavoro costante che si dispiega in campo e ai microfoni nelle sue forme migliori e appassionanti.
Fonte foto: pagina ufficiale Twitter SSC Napoli