Pillole di calcio – “Uomini forti… destini avversi”: il triste epilogo di Nicola e la nuova sfida di Paulo Sousa alla Salernitana

“Quando si iniziano certe avventure non si contempla una crisi e tantomeno un addio. Da oggi non sarò più l’allenatore della Salernitana, ma resterò per sempre un suo tifoso appassionato. Impossibile non esserlo, inconcepibile dimenticare tutto quello che Salerno mi ha dato e che io spero di aver restituito in buona parte. Quando sono arrivato, il club era con un passo e mezzo in serie B. Insieme abbiamo fatto avverare un miracolo sportivo di cui andrò fiero per tutta la vita. […] Purtroppo, però, anche nelle storie più belle arrivano i momenti per salutarsi, per dividere le strade consapevoli che quelle scarpe indossate insieme per percorrerle non saranno mai gettate via. Vi auguro di piangere di gioia ancora per la vostra, anzi nostra Salernitana. Di tingere le strade di Salerno di color granata, di far tremare la curva Sud #Siberiano e di brindare felici. Con affetto profondo, vi auguro le migliori fortune”.

Non poteva che finire che con un messaggio del genere l’avventura di Davide Nicola sulla panchina della Salernitana: i migliori auspici, una breve excursus su quest’ultimo anno e mezzo di lavoro e, quindi, com’era naturale che fosse, con qualche piccola rivendicazione personale. Sì, perché il buon tecnico torinese ce l’ha messa tutta in quest’avventura campana. Altro che sette per cento, come i bookmakers quotavano poco meno di dodici mesi fa le possibilità dei granata di salvarsi. E invece il tutto non è bastato. Non era bastato essere arrivati al giro di boa con 6 punti sopra la terzultima, al punto da ricevere il benservito già dopo l’8-2 di Bergamo contro l’Atalanta. Non è bastato neanche vincere una partita nelle successive quattro – in un tour de force che ha visto la Salernitana affrontare anche Napoli e Juventus – per evitare il secondo esonero in un mese.
Stavolta, Davide Nicola lascia Salerno e il pubblico granata per davvero e, piccola provocazione, ciò si evince anche dall’assenza di parole di “prostrazione” al presidente Danilo Iervolino. Verrebbe da pensare che queste siano parole totalmente dell’allenatore, di una persona che un mese fa è stata capace di fare un passo indietro per continuare a vivere di calcio, seppur consapevole di stare in un ambiente a lui avverso e di avere un destino segnato su quella panchina. Le celebrazioni pompose rivolte al patron della Salernitana a fine gennaio hanno lasciato il posto all’elogio sincero esclusivamente verso una piazza che, lei sì, è stata la principale artefice della salvezza della Salernitana dello scorso anno. Subito dopo, ci sarebbero Walter Sabatini e lo stesso Nicola che, con le competenze autentiche in fatto di pallone hanno dato linfa ad una squadra sull’orlo del precipizio. Chissà che questo connubio vincente non possa ricomporsi in altri luoghi, già a partire dalla prossima stagione.

Dopo poco più di un anno, il presidente della Salernitana Danilo Iervolino ha finalmente reciso il cordone ombelicale con i residui della stagione miracolosa 2021/2022, dove non è stato tutto sotto il suo controllo, né tantomeno il suo volto in copertina come quello degli eroi che hanno lasciato l’Arechi uno dopo l’altro, vale a dire il ds Sabatini e Nicola, sostituiti rispettivamente da Morgan De Sanctis e – svolta, questa, dell’ultima settimana – l’ex allenatore della Fiorentina Paulo Sousa.

Nato in Portogallo nel 1970, Paulo Manuel Carvalho de Sousa è un vero e proprio allenatore del mondo. Un “ramingo” del pallone che, nonostante sia stato colpito più volte da quel “destino avverso” dell’allenatore, ha cercato sempre una panchina con tutto se stesso. Partito come tecnico delle giovanili del Portogallo e poi come assistente di Carlos Queiroz nella nazionale iberica, l’ex calciatore di Juventus e Inter ha cominciato la sua carriera di primo allenatore nelle serie minori inglesi e poi in Ungheria e Israele, prima di vincere il campionato svizzero con il Basilea, che gli vale la chiamata della famiglia Della Valle alla Fiorentina. Nel 2017, l’allora nuova El Dorado del pallone, vale a dire la Cina, lo sceglie per la panchina del Tianjin Quanjian. Solo undici mesi dopo, però, il tecnico portoghese abbandona la causa cinese per tornare in Europa, sulla panchina, stavolta, del Bordeaux. Nel 2021 siede sulla panchina della Polonia, prendendo parte alla fase finale dell’Europeo poi vinto dall’Italia. Anche questa si prospetta breve come avventura dopo il mancato accesso diretto ai Mondiali in Qatar dell’anno successivo. Alla base di questa scelta, probabilmente, c’era l’accordo raggiunto con il Flamengo, un vero e proprio All star Team sudamericano, poi vincitore della Coppa Libertadores nell’ottobre del 2022, senza, tuttavia, Paulo Sousa in panchina. Il portoghese, infatti, viene esonerato quattro mesi prima, in seguito allo scarso rendimento del gruppo e agli altrettanti scarsi risultati.

Con la chiamata di Iervolino e De Sanctis il ramingo Paulo Sousa proverà ad invertire questo trend preoccupante che lo vede su una panchina per al massimo due anni e, in generale, andare via per demeriti sportivi. Tuttavia, se c’è un posto in cui il portoghese ha mostrato lampi di grande calcio, per certi versi anche d’avanguardia, quello è proprio l’Italia. Quali sono state le sue armi tattiche in quel di Firenze? C’è ragione di credere che possa servirsene anche con la Salernitana?

Posto che stiamo parlando di un allenatore molto duttile, le sue squadre possiedono un’identità abbastanza riconoscibile, con un sistema di gioco che dovrebbe avvicinarsi ad un 3-4-2-1. Da scuola calcio è stato lo sviluppo di questo modulo, nelle prime apparizioni fiorentine nel campionato 2015/2016, con i difensori che, in fase di possesso, si aprono in ampiezza per costruire gioco dal basso e i centrocampisti centrali sempre abbastanza vicini per dialogare con la palla.
Quando c’è da difendere, invece, l’esterno della linea a quattro che sta sul lato forte – cioè quello in cui viaggia il pallone – tende ad abbassarsi, così da rendere la difesa a quattro. Tutti i difensori tendono, così, a spostarsi in blocco sul lato in cui c’è la palla. Allo stesso tempo, uno dei due trequartisti va ad infoltire il centrocampo orfano del giocatore sull’esterno, prendendone il posto. Tutti i difendenti (e quindi anche gli altri calciatori che vanno ad aiutare), in questo caso sono sempre attenti e propositivi in fase di ri-aggressione del portatore di palla per recuperarla nel minor tempo possibile. Un neo importante può essere rappresentato dalla tendenza a difendere facendo densità nelle zone centrali del campo rispetto alle zone esterne lasciate spesso sguarnite.
Infine, l’occupazione degli spazi da parte dei calciatori viene fatta in modo da potersi scambiare la palla anche in situazione in cui sono marcati da una pressione alta avversaria. In fase offensiva i due esterni della linea a 4 salgono molto velocemente per consentire ai due trequartisti di avere più spazio in avanti e maggiori margini di manovra. Interscambio tra prima punta e trequartista con il primo che si butta in mezzo al campo e il “dieci” che va a fare il “nove”.

Dettami tattici, questi, espressi soprattutto in quel di Firenze e che sarebbe sbagliato andare a ricercare con il lumicino nel lavoro alla Salernitana e, soprattutto, pretendendoli subito. Già al termine della sfida casalinga contro la Lazio, terminata con il risultato di 2-0 in favore della squadra di Maurizio Sarri, lo stesso Paulo Sousa ci ha tenuto a predicare calma in quanto con il lavoro quotidiano è possibile raggiungere quella identità necessaria per ottenere rendimento, risultato e salvezza. Vedremo se e come questo nuovo corso tecnico-tattico riuscirà ad impattare sulla storia della Salernitana, laddove però è necessario che al protagonismo degli “uomini forti” faccia posto la maturità e la consapevolezza di quelli competenti. Davide Nicola e Paulo Sousa, a loro modo, rientrano almeno in quest’ultima categoria.

Fonte foto: pagina ufficiale Twitter US Salernitana