Mentalità, lavoro e un’identità chiara: questi sono i valori che da sempre contraddistinguono mister Angelantonio Galluccio, nuovo tecnico dell’FC Marigliano. Nelle prime due partite con la squadra granata sono arrivati sei punti, vera e propria linfa per una squadra che punta ai play-off del campionato di Promozione. Un crocevia importante per questo obiettivo è rappresentato dalla partita del prossimo week-end contro il Cimitile, squadra che mister Galluccio conosce benissimo per averla guidata fino alla scorsa estate e con la quale ha sfiorato la promozione in Eccellenza proprio in finale play-off. In esclusiva, l’attuale tecnico della compagine mariglianese ha raccontato i primi giorni sul campo di allenamento e anche la sua esperienza con i Granatieri, prossimi avversari.
Mister, questo primo scorcio sulla panchina del Marigliano lo abbiamo definito come un “percorso netto”. Due vittorie non scontate, contro la seconda squadra del campionato e poi in una trasferta insidiosa a Benevento. Si aspettava di partire così?
“Assolutamente sì. Quando abbiamo parlato con la società sapevamo che l’inizio sarebbe stato difficile ma sapevamo anche che poi c’era da andare a lavorare sul campo e non dietro la scrivania. I ragazzi li ho trovati motivati, si sono messi a disposizione. Il fatto che questo sia un grande gruppo si deve anche a mister Minichini che, con la sua gestione, ha portato grandi vantaggi a noi che siamo subentrati. Abbiamo fatto bene alla prima partita e ma nella seconda avremmo davvero potuto fare tanti gol. Abbiamo sbagliato l’impossibile e lo 0-3 finale ci stava anche fin troppo stretto”.
Già in un’intervista precedente si è espresso sulla bontà di questa rosa e cito le sue parole “grazie anche al grande lavoro di mister Minichini”. Quindi le chiedo dov’è che sente la necessità di lavorare maggiormente? Sulla tattica, sull’atletismo o sugli aspetti mentali?
“Questa era una squadra un po’ spenta mentalmente, che veniva da un 6-1 subito a fronte della miglior prestazione, stando a quanto mi hanno raccontato i ragazzi nello spogliatoio. C’è stato anche il brutto risultato contro la Savignanese con 5 gol subiti. Nel Marigliano ci sono calciatori forti ma che comunque hanno subito un colpo che li ha resi perplessi e ha provocato brutte prestazioni. S doveva intervenire sulla mente di una squadra un po’ spenta. Ho comunque apportato qualche novità dal punto di vista tattico, modificando qualcosa in mezzo al campo. La partita contro il Lions Grotta mi ha dato ragione sulle modifiche fatte. Dobbiamo re-introdurre il concetto di una sana competizione anche all’interno dello spogliatoio. Naturalmente è ancora presto per avere un quadro completo al 100% perché sono in questa squadra da una settimana e lavorare in corsa è sempre difficile perché devi guardare: aspetto mentale, condizione fisica, risultati, prestazioni delle precedenti partite. Un’altra cosa importante da fare è guardare agli aspetti umani di un gruppo che vede interrotto anche un rapporto quotidiano con il precedente allenatore. Specialmente in Promozione lo spogliatoio è una famiglia, un gruppo di amici dove calciatori e allenatori sono molto uniti. Queste situazioni ti portano però anche a motivare di più la squadra. Confesso, però, che sarei voluto entrare in corsa dopo la prossima partita (FC Marigliano-Cimitile, ndr) ma va bene così”.
Questa credo sia una settimana molto importante. Domenica, infatti, ci sarà FC Marigliano-Cimitile: una gara che vale molto per la classifica, quantomeno per un posto nei play-off. E poi vale molto per lei: in primis perché allena il Marigliano. E poi?
“È una partita che sento molto. Sono stato cinque anni a Cimitile, con due finali play-off. Sarei ingiusto a dire che non la sento, al di là dell’aspetto della classifica. Reputo il Cimitile una grandissima squadra, con qualità, con grandi calciatori e un allenatore preparato. A livello emotivo non è una partita come le altre. Domenica però saranno avversari e li rispetterò come tali”.
Che cosa ha rappresentato per lei il popolo di Cimitile?
“Per raccontare il popolo di Cimitile dovrei tornare ai miei primi giorni da tecnico quando ci allenavamo a Cicciano e a vedere l’allenamento o la partita non c’era nessuno se non qualche dirigente. Abbiamo ottenuto salvezze con tanti under. Abbiamo dato una grande impronta e da lì siamo arrivati a quell’unità che c’è ora. Questo popolo, questo tifo, non si porta al campo dalla sera alla mattina ma con il lavoro e i continui risultati. Ci sono state delle frizioni, anche lo scorso anno, ma i tifosi del Cimitile sono molto intelligenti, hanno capito i vari momenti e si sono compattati con animo e corpo. Per tre minuti non siamo andati in Eccellenza. Ci sono stati sia errori arbitrali sia errori da parte nostra che potevamo gestire diversamente certe situazioni. Guardiamo avanti. Posso dire che la piazza di Cimitile merita l’Eccellenza e io le auguro di arrivarci quanto prima”.
A parte l’esito del play-off, sul quale potremmo stare qui a discutere ore, non le chiedo se si porta qualche rimpianto dalla precedente esperienza ma le chiedo se sente che, in ogni caso, ne è uscito migliorato.
“Assolutamente sì. Siamo comunque sempre persone umili. Il percorso al Cimitile è finito perché non avevamo dato tutto. Siamo rimasti in buoni rapporti, sereni e senza rancore. Ora hanno la possibilità di ripartire con un tecnico giovane, preparato. Io e il mio staff, dal canto nostro, abbiamo aspettato l’occasione giusta dopo Cimitile e nel frattempo ci siamo aggiornati, abbiamo studiato e ci siamo confrontati con alcuni profili di allenatore molto validi e ora siamo ripartiti con entusiasmo perché la chiamata giusta è finalmente arrivata”.
Lei ha detto che nella primissima esperienza di Cimitile non vi allenavate e non giocavate nella vostra città. È un po’ ciò che sta succedendo a Marigliano adesso.
“Stavamo da soli tutti i giorni. Il campo lo aprivamo noi. Facevamo tutto noi, dal ruolo di magazzinieri a quello di dottore. Adesso è bello guardare al modello Cimitile ma per arrivare a questo punto ci sono stati i nostri sacrifici. Adesso a Marigliano abbiamo problematiche inerenti al campo. Nonostante ciò cerchiamo di lavorare nelle migliori condizioni, per allenarci. Ci stiamo allenando a San Giuseppe Vesuviano dove si lavora bene. Il problema è il campo per la partita, che richiede un affitto e quindi un sacrificio da parte della società. Questo è un problema che affligge l’Agro nolano e, in generale, la Campania. Oggi fare calcio non è facile. L’FC Marigliano è una realtà nuova, nata da due anni circa, e perciò ci vuole un po’ di tempo per creare un certo tipo di ambiente da zero. Però la base è buona perché il presidente e la dirigenza sono persone navigate nel calcio e non fanno mancare nulla alla squadra. C’è la problematica dell’impianto che è grave perché toglie risorse ai club”.
Ma allora dove trova lo stimolo per fare questo lavoro, senza un campo fisso e senza tifosi? O meglio, può essere, quest’ultima, una sfida e cioè avvicinare quanti più tifosi alla squadra?
“Sicuramente. Però io sono da pochissimo qui e non conosco tutte le dinamiche legate alla tifoseria, ai rapporti tra le squadre di Marigliano, alla passione della gente del posto. Spero che si avvicinino e, in primis, di fare tanti risultati per appassionare la gente. Vogliamo tornare a Marigliano e vogliamo coinvolgere la gente. Lo stimolo, l’ambizione e la voglia arrivano perché sono un uomo di campo e voglio portare risultati sportivi per avvicinare la gente. Io penso che la gente se è incuriosita si può avvicinare ad una realtà come l’FC Marigliano. Mi auguro che questa realtà possa radicarsi negli anni a Marigliano, senza intaccare le altre squadre del posto. Me lo auguro perché so che in società ci sono persone di Marigliano che hanno a cuore questo obiettivo. Ripeto, non conosco gli equilibri cittadini, ma sarebbe bello che questa squadra diventi un vanto per il territorio”.
