Vent’anni di Napoli di ADL – Il biennio di Spalletti: dal ritorno in Champions tra i rimpianti alla notte eterna del 4 maggio 2023

Nel maggio del 2021, Aurelio De Laurentiis è chiamato ad una delle scelte più delicate ed importanti dei suoi venti anni di presidenza. C’è infatti da individuare l’uomo giusto a cui affidare la panchina di un Napoli reduce da un vero e proprio dramma sportivo, vale a dire il nefasto pari casalingo contro un Verona senza alcun interesse di classifica nell’ultima giornata della Serie A 2020/2021, che è costato agli azzurri la mancata qualificazione alla Champions League per il secondo anno consecutivo. Inoltre c’è da risvegliare la passione e l’entusiasmo di una piazza inferocita e che non riesce a darsi una spiegazione per quanto accaduto, perché per giunta il Napoli veniva da un ottimo periodo di forma e davvero nessuno si aspettava che si sarebbe sciolto come neve al sole ad un passo dal traguardo, in una partita che sulla carta sembrava quasi una formalità. Vi è dunque la forte necessità di un rilancio attraverso una guida capace di riunire i cocci e tirare fuori il meglio, sotto l’aspetto sia tecnico che umano, da ogni singolo calciatore.

La scelta infine ricade su Luciano Spalletti, allenatore di grande esperienza ed abituato alle pressioni delle grandi piazze, dati i trascorsi sulle panchine di Roma e Inter. Nonostante il tecnico di Certaldo vanti un curriculum di tutto rispetto, il suo arrivo viene accolto con scetticismo. I due anni sabbatici dopo l’esperienza di Milano sponda Inter lo fanno apparire agli occhi di tanti come un tecnico sul viale del tramonto, ma col tempo dimostrerà che il biennio senza allenare lo ha sfruttato per aggiornarsi ed alla grande.

L’idea di calcio che Spalletti vuole imprimere al suo Napoli è ben chiara sin dall’inizio della preparazione estiva in quel di Dimaro-Folgarida. Il suo obiettivo è quello di dare un’attitudine principalmente offensiva alla squadra con un gioco votato al palleggio, ma allo stesso tempo c’è l’intenzione di portare la stessa a progredire anche sotto l’aspetto difensivo ed a sviluppare la capacità di interpretare più soluzioni tattiche, regolandosi di conseguenza al determinato momento della gara, che lui definisce una scatola da riempire attraverso cose di vario genere. Sin dai primi giorni di preparazione, Spalletti balza all’occhio per la sua maniacalità e attenzione ad ogni singolo dettaglio. Un lavoro così intenso e meticoloso dal punto di vista tecnico-tattico non lo si vedeva dai tempi di Maurizio Sarri.

Positive anche le prime impressioni sullo Spalletti comunicatore, è chiara la sua volontà di immedesimarsi a pieno nel sentimento popolare e di ristabilire uno stretto legame tra squadra e ambiente. Nei suoi discorsi spicca l’obiettivo di innescare nel gruppo un forte senso di appartenenza nei confronti della città e della maglia, come confermato dall’idea di far incidere lo slogan “Sarò con te… e tu non devi mollare” sulle pettorine. L’organico resta sostanzialmente identico a quello allenato da Gennaro Gattuso nella stagione precedente, con le aggiunte di Juan Jesus, Frank Zambo Anguissa e di calciatori rientrati dai prestiti come Adam Ounas e Kevin Malcuit. Ad uscire sono soltanto Maksimovic ed Hysaj, entrambi in scadenza di contratto.

La stagione del Napoli targato Luciano Spalletti parte in maniera inaspettata quanto splendida, dal punto di vista sia dei risultati che delle prestazioni. Gli azzurri inanellano otto vittorie di fila nelle prime otto giornate di campionato, eguagliando così la miglior partenza della propria storia, risalente alla stagione 2017/2018, quando in panchina vi era Maurizio Sarri. I partenopei battono in ordine Venezia (C), Genoa (T), Juventus (C), Udinese (T), Sampdoria (T), Cagliari (C), Fiorentina (T) e Torino (C), facendo leva su un gioco corale di primissima qualità ed una difesa quasi impenetrabile. Emblematico il dato riguardante i ben venti gol messi a segno ed i soli tre subiti. Alla nona giornata il Napoli pareggia 0-0 all’Olimpico contro la Roma e vede così interrompersi la sua lunga striscia di vittorie, con il Milan che ne approfitta ed aggancia la vetta della classifica, che gli uomini di Spalletti occupavano in solitaria dalla quarta giornata. La squadra comunque prosegue il suo momento di forma e torna subito al successo, imponendosi con un netto 3-0 ai danni del Bologna al Maradona e sconfiggendo anche la Salernitana nel derby campano disputatosi all’Arechi. Napoli che così, dopo undici giornate, si ritrova a quota trentuno punti ottenuti su trentatré disponibili, frutto di dieci vittorie ed un pareggio. Alla dodicesima giornata il Verona di Igor Tudor, tra le rivelazioni del campionato, ferma sull’1-1 i partenopei, che perdono i primi due punti a Fuorigrotta. In virtù del risultato di parità anche nel Derby della Madonnina tra Milan e Inter, gli uomini di Spalletti restano primi insieme ai rossoneri.

Nel tredicesimo turno gli azzurri sfidano l’Inter a San Siro e rimediano la prima sconfitta in campionato, nel frattempo subisce il primo KO anche il Milan, che cade in casa della Fiorentina. In testa alla classifica resta dunque ancora tutto invariato, però con la differenza di un’Inter adesso a soli quattro punti di ritardo dalle due capoliste. La trasferta milanese lascia al Napoli dei pesanti strascichi non tanto per la sconfitta, che di fatto non compromette nulla, quanto per il grave infortunio rimediato da Victor Osimhen, al quale, in seguito ad uno scontro fortuito con Milan Skriniar, vengono rilevate delle fratture multiple scomposte dell’orbita e dello zigomo sinistro. Sulla base di tale responso, il centravanti nigeriano è destinato a restare lontano dai campi di gioco per circa tre mesi. Altra brutta tegola è l’infortunio di Anguissa, protagonista di un impatto di gran livello che gli ha permesso di diventare subito un punto fermo dell’undici titolare di Luciano Spalletti. Nella successiva giornata di campionato però, il Napoli torna a brillare impartendo una dura lezione alla Lazio dell’ex Maurizio Sarri, battuta per 4-0 con protagonista un Dries Mertens trascinatore assoluto ed autore di due splendidi gol. Il tutto in una emozionante e magica notte dedicata alla memoria di Diego Armando Maradona, la cui statua oggi presente nel sottopassaggio dell’impianto di Fuorigrotta, viene presentata proprio in quell’occasione. Il poker rifilato alla Lazio, permette ai partenopei di riprendersi il primato in solitaria, con tre punti di vantaggio sul Milan, che nel frattempo aveva rimediato la sua seconda sconfitta di fila.

I presupposti per sognare in grande sembrano esserci davvero tutti, ma proprio nel momento in cui si avverte la sensazione che il Napoli sia destinato ad affermarsi come la favorita per la vittoria finale del campionato, una lunghissima serie di defezioni intralciano il cammino azzurro e generano un periodo di risultati negativi. Tutto parte dalla trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, in occasione della quale gli azzurri si portano avanti di due reti ed apparentemente mettono in cascina un’altra convincente vittoria. Ma la partita che avrebbe potuto definitivamente indirizzare il Napoli verso il ruolo di padrone del campionato, si trasforma improvvisamente nel peggiore degli incubi. Infatti Spalletti perde per infortunio, nel giro di pochi minuti, Insigne, Fabian Ruiz e Koulibaly, di fatto tre delle principali colonne portanti. Conseguentemente la squadra si scioglie, viene rimontata fino al 2-2 ed infine rischia addirittura la sconfitta. Oltre ai due punti persi, a pesare come un macigno è la consapevolezza di dover affrontare un calendario fitto di impegni con gli uomini contati e senza poter contare sulla maggior parte dei propri elementi chiave.

I partenopei pagano a caro prezzo le avversità, subendo due sconfitte consecutive in campionato, entrambe al Maradona, per mano di Atalanta e Empoli, che causano la discesa al quarto posto in classifica. Di mezzo c’è però la consolazione della vittoria contro il Leicester nel match decisivo per il superamento del girone di Europa League, dove il Napoli passa da secondo e si qualifica per gli spareggi con in palio l’accesso agli Ottavi di Finale. Dopo i due KO interni, gli uomini di Spalletti si presentano a San Siro per il big match contro il Milan in condizioni sempre molto rimaneggiate, ma tramite una prova di cuore, carattere e sacrificio, si impongono per 1-0 mantenendo con le unghie e con i denti il vantaggio ottenuto nei primi minuti grazie ad un gol di Elmas. Tre punti pesantissimi, che consentono al Napoli di raggiungere i rossoneri al secondo posto. Tuttavia il ritrovato entusiasmo per il successo di Milano viene immediatamente smorzato dalla terza sconfitta di fila tra le mura amiche, che giunge ad opera dello Spezia, che vince 1-0 grazie ad una autorete di Juan Jesus dopo non aver mai tirato nello specchio della porta nell’arco dell’intera gara. Gli azzurri dunque chiudono il girone d’andata al terzo posto con trentanove punti, sette di ritardo dall’Inter capolista.

Il 2022 azzurro si apre con un pari (1-1 con vantaggio di Mertens e pareggio di Chiesa grazie ad una deviazione) quasi dal sapore di vittoria in casa della Juventus. Infatti alla partita in questione il Napoli ci arriva con un altissimo numero di indisponibili tra infortuni e positività al Covid-19, tra cui figura anche Luciano Spalletti, risultato positivo al tampone. Inoltre la disputa della gara risulta in dubbio fino a poche ore prima del fischio d’inizio. Ma nonostante una vigilia molto travagliata, la squadra riesce a compattarsi nelle difficoltà e sfodera una prestazione di personalità, che avrebbe meritato il bottino pieno. Al netto della prematura uscita dalla Coppa Italia per mano della Fiorentina, i partenopei si rimettono definitivamente in careggiata e gradualmente ritrovano gli indisponibili. Il filotto di quattro vittorie contro Sampdoria (C), Bologna (T), Salernitana (C) e Venezia (C) riporta il Napoli in piena lotta per il titolo, riaccendendo così i sogni di gloria. I partenopei arrivano allo scontro diretto con l’Inter al Maradona da secondi in classifica insieme al Milan e ad una sola lunghezza di ritardo dalla prima posizione, occupata proprio dai nerazzurri. C’è quindi la ghiotta occasione di tornare in testa. Il Napoli passa in vantaggio con un calcio di rigore trasformato da Lorenzo Insigne, ma viene poi raggiunto dal gol di Dzeko. La sfida scudetto termina 1-1 ed a giovarne è il Milan, che si prende il primo posto in solitaria con un punto di vantaggio sull’Inter e due sul Napoli. La lotta a tre resta apertissima.

Alla giornata numero ventisei, gli uomini di Spalletti devono scendere in campo a Cagliari di lunedì, già conoscendo i risultati delle due milanesi. Il weekend vede il Milan non andare oltre il pari a Salerno e l’Inter venire clamorosamente sconfitta a San Siro per mano del Sassuolo, di conseguenza gli azzurri hanno la grande opportunità di scavalcare gli uomini di Simone Inzaghi e di agganciare in vetta la compagine di Stefano Pioli. Ma in terra sarda il Napoli gioca una brutta partita e riesce a stento ad evitare la sconfitta, recuperando l’iniziale svantaggio attraverso una rete messa a segno da Osimhen nei minuti finali. Altro 1-1 dunque. Nella stessa settimana, dopo l’1-1 maturato nella partita d’andata al Camp Nou, al Maradona gli azzurri vengono sconfitti per 4-2 dal Barcellona nella gara di ritorno degli spareggi di Europa League, concludendo così la propria avventura europea, il cui principale rammarico restano le due sconfitte contro i russi dello Spartak Mosca e la conseguente mancata conquista del primo posto alla fase a gironi, che avrebbe dato accesso diretto agli Ottavi.

Tornando al campionato, la storia si ripete alla ventisettesima giornata: Milan ed Inter giocano di venerdì ed entrambe non vanno oltre il pari rispettivamente contro Udinese e Genoa. Il Napoli ha dunque per il terzo turno consecutivo la possibilità di raggiungere il primo posto e stavolta non se la fa sfuggire, superando la Lazio all’Olimpico con una vittoria al cardiopalma, firmata da un eurogol di Fabian Ruiz in pieno recupero, dopo che il laziale Pedro aveva appena risposto all’1-0 siglato da Lorenzo Insigne. Dopo una settimana di spasmodica attesa, al Maradona si disputa lo scontro diretto tra le due prime ed i risvolti per i presenti sugli spalti di Fuorigrotta sono deludenti: vince il Milan 1-0 grazie ad un gol di Olivier Giroud. L’amara sconfitta desta tante critiche nei confronti della squadra, alla quale si imputa una scarsa capacità nel reggere la pressione dei grandi appuntamenti. Napoli che tuttavia ha da recriminare per un netto calcio di rigore non concessogli in occasione del fallo commesso in area di rigore da Tomori ai danni di Osimhen.

In seguito gli azzurri riprendono la marcia e grazie alle tre vittorie consecutive contro Verona (T), Udinese (C) ed Atalanta (T) giungono a sette giornate dal termine da secondi in classifica, con tre lunghezze di vantaggio sull’Inter e soltanto una di ritardo dal Milan. Ma nel clou della lotta scudetto il gruppo accusa una pesante involuzione, tecnico-tattica e psico-fisica, ottenendo appena un punto nell’arco delle tre partite contro Fiorentina (C), Roma (C) ed Empoli (T) e sprecando la possibilità di restare in lotta fino alla fine. La clamorosa debacle di Empoli, che vede il Napoli farsi rimontare da 0-2 a 3-2 nel giro di soli sette minuti, scatena il malumore di una piazza fortemente delusa dal modo in cui la squadra aveva mancato l’appuntamento con la storia.

Dopo lo psicodramma del Castellani, il Napoli affronta il Sassuolo al Maradona in un clima di grande contestazione, con gran parte degli appena settemila presenti sugli spalti a fischiare ed a rivolgere parole pesanti nei confronti di squadra e proprietà. La partita si conclude con un rotondo 6-1 in favore degli azzurri, che certifica il ritorno in Champions League dopo due anni di assenza, ma che allo stesso tempo fa aumentare i rimpianti per ciò che poteva essere e non è stato. Nel post gara di Napoli-Sassuolo, a tenere banco sono le visioni diametralmente opposte espresse da Dries Mertens e Luciano Spalletti. Il miglior marcatore della storia del club manifesta tutto il proprio rammarico per l’opportunità mancata di vincere il tricolore, definendola la più grande delusione in nove anni di permanenza in maglia azzurra, un’amarezza maggiore anche di quella provata in occasione della famosa annata dei novantuno punti con Maurizio Sarri in panchina. La perdita dello scudetto nella stagione 2017/2018 fu molto dolorosa e risulta ancora oggi una ferita aperta, ma allo stesso tempo, al termine di quel campionato, c’era la consapevolezza di aver fatto il massimo per provare a conquistare il titolo. Inoltre, come diretta concorrente vi era una Juventus nel pieno del proprio ciclo vincente e che, soprattutto, giovò di vari episodi arbitrali molto favorevoli, risultati determinanti ai fini della contesa. Mentre questa volta, come giustamente affermato da Mertens, il traguardo era decisamente alla portata e a condannare il Napoli sono stati principalmente i propri demeriti. Dunque, il pensiero di Dries incarna pienamente il sentimento della tifoseria.

In contrasto, rispetto a quanto espresso da Mertens, l’opinione di Luciano Spalletti, il quale ci tiene a sottolineare che l’obiettivo prefissato ad inizio stagione, ovvero la qualificazione alla Champions League, è stato centrato in largo anticipo e di fatto non è mai stato in discussione. Ma a colpire fortemente sono testuali parole direttamente indirizzate a Mertens: “Il campo ha detto che ci sono state squadre più forti di noi. Altrimenti faccia nomi e cognomi di chi a suo avviso è stato insufficiente”. Dichiarazioni che fanno rumore e danno l’idea di rapporti non proprio idilliaci tra il tecnico e il calciatore.

Nelle ultime tre giornate di campionato il Napoli batte Torino (T), Genoa (C) e Spezia (T) chiudendo al terzo posto con settantanove punti. A laurearsi Campione d’Italia è il Milan.

La fine della stagione 2021/2022 segna la chiusura di un ciclo. L’estate successiva è a dir poco incandescente. Tra la delusione ancora non smaltita per l’anticipato addio ai sogni scudetto e le diverse partenze illustri susseguitisi, il malcontento nei confronti della proprietà risulta più forte che mai. Sui social impazza lo slogan “A16”, attraverso il quale si vuole invitare il presidente De Laurentiis a vendere la SSC Napoli e a dedicarsi all’altro club di sua proprietà, vale a dire il Bari. Salutano Napoli calciatori che negli anni addietro hanno scritto la storia recente del club come Dries Mertens, Lorenzo Insigne, Kalidou Koulibaly, David Ospina e Fabian Ruiz. Le pesanti eredità lasciate da Insigne e Koulibaly vengono raccolte da due calciatori semi-sconosciuti ai più, vale a dire Khvicha Kvaratskhelia e Kim Min-Jae. Arrivano inoltre Mathias Olivera, Leo Ostigard, Giovanni Simeone, Giacomo Raspadori e Tanguy Ndombele: le operazioni per gli arrivi degli ultimi tre si concretizzano verso la fine del mercato e risultano decisive per far crescere l’ottimismo, visto il definitivo completamento dell’organico.

La stagione parte come meglio non poteva, con due vittorie roboanti ai danni di Verona (T) e Monza (C), in occasione della prima il risultato è di 5-2, mentre nella seconda è di 4-0. Dunque il Napoli segna la bellezza di nove gol in due partite e nonostante i vari cambiamenti, dimostra subito di ripartire da un impianto di gioco di assoluto spessore. A prendersi la scena più di tutti è sin da subito Khvicha Kvaratskhelia, che dopo l’esordio con gol e assist al Bentegodi, si presenta al pubblico del Maradona con una splendida doppietta, frutto di due vere e proprie perle: il primo gol arriva con un magnifico tiro a giro da fuori area ed il secondo con un gran tiro in diagonale dopo una giocata d’alta scuola, attraverso cui il georgiano manda totalmente fuori giri due difensori del Monza. Siamo soltanto all’inizio, ma il numero 77 azzurro manifesta un talento davvero cristallino e il suo impatto nel campionato italiano, trattandosi di un ragazzo con ben poca esperienza nel calcio che conta, ha pochi eguali. Trova subito il suo primo gol anche Kim Min-Jae, che con un colpo di testa su sviluppi di calcio d’angolo cala il poker all’esordio stagionale a Fuorigrotta. Successivamente arrivano due pari contro Fiorentina (T) e Lecce (C). A far storcere il naso è soprattutto l’1-1 interno contro i salentini, che fa un po’ riapparire i fantasmi delle sanguinose sconfitte contro Empoli e Spezia nel dicembre dell’anno prima.

Il giorno 3 settembre 2022, il Napoli si ritrova ad affrontare il primo grande banco di prova della stagione, incontrando la Lazio allo stadio Olimpico. Gli azzurri passano subito in svantaggio, ma dopo l’iniziale doccia fredda trovano la forza di reagire e prendono saldamente in mano la partita, dominando in lungo e in largo e vincendo in rimonta con grande merito. I due gol portano la firma proprio di Kim Min-Jae e Kvaratskhelia. Un successo dal significato molto forte, dal quale emerge una rilevante padronanza in merito all’attuazione dei principi di gioco che Luciano Spalletti intende imprimere sempre di più. Dominare il gioco in casa di una squadra come la Lazio, anch’essa solita attuare un calcio propositivo e di palleggio, è un qualcosa di tutt’altro che banale. Probabilmente è proprio da questa partita che il gruppo squadra sviluppa in maniera definitiva la consapevolezza di poter imporre il proprio gioco contro ogni tipo di avversario e su qualsiasi campo.

Quattro giorni più tardi, il Napoli torna a giocare una partita di Champions League dopo due anni dall’ultima volta, regalando al popolo partenopeo una notte storica ed indimenticabile. In un Maradona gremito in ogni ordine di posto, gli uomini di Spalletti si rendono protagonisti di una prova stellare contro i vice Campioni d’Europa del Liverpool, che vengono demoliti con il risultato di 4-1. Tra i principali protagonisti ancora un Kvaratskhelia meraviglioso ed incontenibile, ma anche un Anguissa mastodontico. Unica nota negativa è l’infortunio di Victor Osimhen, ma Spalletti riuscirà a ricavare il meglio da Raspadori e Simeone. In occasione di Napoli-Spezia del sabato successivo, è proprio Raspadori a siglare il pesantissimo gol che al fotofinish regala una vittoria fondamentale e necessaria per lasciarsi alle spalle la maledizione dei punti persi con le piccole al Maradona.

Il Napoli non si ferma e si porta a punteggio pieno dopo due giornate nel girone di Champions League, imponendosi con il risultato di 3-0 contro i Glasgow Rangers nella bolgia di Ibrox. Prima della sosta di settembre, in campionato è la volta di Milan-Napoli, con le due squadre appaiate in testa, insieme anche all’Atalanta. Gli azzurri sbancano San Siro vincendo in casa dei Campioni d’Italia in carica. Dopo il calcio di rigore realizzato da Politano, Theo Hernandez ristabilisce la parità, ma il Cholito Simeone, con un gol da centravanti di razza su un cross perfetto di Mario Rui, fa esplodere i tanti napoletani presenti a Milano e decide la partita. Una partita che il Napoli vince non brillando, ma dimostrando la capacità anche di saper soffrire e stringere i denti. È chiaro che per una squadra solita essere alle prese con un calendario fitto di impegni, che punta ad avere una grande continuità di risultati e, di conseguenza, al raggiungimento di obiettivi illustri, è fondamentale saper anche modificare il proprio vestito tattico in base alle situazioni che si possono venire a creare nel corso di un qualsiasi incontro.

Tra le rivelazioni dell’inizio della stagione c’è indubbiamente il nuovo gigante della difesa azzurra, vale a dire Kim Min-Jae. Il coreano è approdato all’ombra del Vesuvio con sulle proprie spalle l’enorme responsabilità di dover raccogliere la pesantissima eredità di Kalidou Koulibaly, ma lui sin dal primo momento ha dimostrato di essere un uomo di grande personalità e che non ha paura di nulla. L’ex Fenerbahce non dà alcuna impressione di essere un calciatore alle prime apparizioni nel campionato italiano e da poco trasferitosi in un contesto a lui totalmente nuovo per lingua e cultura, ma anzi, sembra un veterano di questo Napoli. Dunque l’inserimento di Kim risulta magistrale, non soltanto per lo straordinario rendimento in campo, ma anche per la rapidità con cui è riuscito ad integrarsi perfettamente all’interno dello spogliatoio e del Mondo Napoli in generale.

“The Monster” si mette da subito in mostra come un difensore roccioso ed efficace, capace di costituire una spina nel fianco per qualsiasi attaccante grazie alla sua imponenza fisica. In primis spiccano il senso della posizione, la tempestività di intervento e l’impeccabile capacità di lettura, delle doti tramite le quali riesce ad essere quasi sempre in anticipo sul diretto avversario. Piuttosto evidenti anche le abilità nel gioco aereo, che, come visto in occasione dei due gol di testa messi a segno contro Monza e Lazio, gli permettono di poter costituire un’arma in più sulle situazioni di palla inattiva. La ciliegina sulla torta dello straordinario impatto di Kim Min-Jae in maglia azzurra è proprio la splendida prova offerta in Milan-Napoli. Vale come un gol l’intervento provvidenziale, al termine di una gara che l’ha visto dominare le palle alte insieme a Rrahmani, sul colpo di testa di Brahim Diaz a pochi passi dalla porta: una chiusura perfetta con il gambone che ha sventato l’ultimo attacco rossonero.

La prima sosta stagionale è dunque dal sapore dolce per i partenopei, che possono godersi il primato in classifica insieme all’Atalanta. Si chiude quindi in bellezza il tour de force iniziale, che è decisamente al di sopra delle aspettative. Infatti, al netto del pari interno contro il Lecce, di più non si poteva pretendere in termini di risultati e prestazioni. Alla vigilia dell’esordio stagionale in quel di Verona, vi era la consapevolezza che molto probabilmente questo Napoli, all’alba di un nuovo ciclo e reduce da cambiamenti drastici, avrebbe avuto bisogno di una graduale fase di rodaggio. Ma grazie ad un’identità di gioco ben definita e all’ottimo impatto dei nuovi arrivati, gli azzurri non hanno dato minimamente l’idea di essere una squadra composta da diversi calciatori che fino a poche settimane fa non avevano mai giocato assieme. Durante l’estate sono state diverse le partenze dolorose, da un punto di vista sia tecnico che di spogliatoio, ma gli innesti, ad ora Kim Min-Jae e Kvaratskhelia su tutti, stanno rimpiazzando alla grande, sin da subito, dei veri e propri pilastri della storia recente del club. Ciò era un qualcosa di tutt’altro che scontato e riguardo a cui vanno attribuiti importanti meriti al DS Cristiano Giuntoli, il quale, con a disposizione un budget non particolarmente ampio, ha saputo individuare i profili adatti per mantenere alta la competitività nonostante le numerose perdite illustri.

Al ritorno in campo gli Spalletti boys risolvono tutto sommato agevolmente la pratica Torino (C), sconfitto per 3-1 grazie alla doppietta di un Anguissa in forma smagliante e al quinto gol in campionato di Kvaratskhelia. Arriva così la sesta vittoria consecutiva tra Serie A e Champions League, l’ottava complessiva su dieci partite disputate dall’inizio della stagione. Il pessimismo estivo lascia sempre più spazio ad un entusiasmo crescente. Tre giorni dopo avviene un qualcosa di perfettamente riconducibile ad un sogno ad occhi aperti. La notte del 4 ottobre 2022 è illuminata da un Napoli sublime e capace di incantare l’Europa intera, segnando sei gol in un tempio calcistico come la Johan Cruijff Arena. Sembra non esserci piena consapevolezza di quanto accaduto, che è di una tale magnificenza da superare la fantasia e sembrare quasi “irreale”. Il Napoli di Amsterdam lo si può descrivere attraverso vari aggettivi: divino, stellare, titanico, commovente, sontuoso, straripante, prorompente e chi più ne ha più ne metta, in quanto nessun elogio sarebbe superfluo per rendere onore al merito ai ragazzi e a mister Spalletti, protagonisti di un successo epico nella patria del calcio totale. In terra olandese gli azzurri trasmettono una sensazione di strapotere tecnico, di gioco, di forza e qualità dei singoli a dir poco impressionante, forse mai così evidente tenendo conto del valore dell’avversario e della caratura del palcoscenico in cui questa fantastica squadra ha messo in atto una vera e propria lezione di calcio.

Un massacro che ha portato il pubblico di casa ad abbandonare gli spalti anzitempo, per manifesta inferiorità nei confronti di una macchina perfetta. Sei reti di rara bellezza, frutto di azioni e gesti tecnici da manuale del calcio. Le prime tre giornate della fase a gironi di Champions League raccontano di un Napoli da record, in grado di mettere a segno la bellezza di tredici gol e di triturare compagini del calibro di Liverpool, Rangers e Ajax, offrendo uno spettacolo da stropicciarsi gli occhi. Il Napoli di Spalletti si sta sempre di più affermando come un modello che costituisce il vero fiore all’occhiello del calcio italiano in Europa.

Alla nona giornata di campionato, la striscia di vittorie consecutive si allunga a quota otto con il 4-1 attraverso cui il Napoli regola la Cremonese allo stadio Zini, al termine di una partita insidiosa e complicatasi in seguito al momentaneo pareggio dei lombardi. A risolvere la situazione è un altro pesante gol di testa del Cholito Simeone al minuto 76, che dà poi il via alle reti di Lozano e Olivera, i quali chiudono la pratica. Un altro successo di importanza capitale, che vale il primato in solitaria.

Poi, otto giorni dopo l’1-6 della Johan Cruijff Arena, i partenopei tornano ad affrontare l’Ajax per la gara di ritorno al Maradona, con la chance di assicurarsi l’accesso agli Ottavi di Finale di Champions League con due giornate d’anticipo. Kvaratskhelia e compagni offrono un’altra prova spettacolare vincendo 4-2, in una partita segnata anche dal rientro in campo di Victor Osimhen, che palesa una voglia matta di timbrare subito il cartellino dopo il recupero dall’infortunio e ci riesce, firmando proprio la quarta rete.

La domenica successiva vi è un altro impegno casalingo, con di fronte il Bologna di Thiago Motta. Il Napoli ottiene una vittoria sofferta ma meritata e di carattere, dopo essere passato anche in svantaggio nel primo tempo. Il gol del definitivo 3-2 è siglato da Victor Osimhen, entrato all’intervallo, quando il risultato era di 1-1. Tre punti sudati ma anche per questo motivo importantissimi e molto significativi, in quanto, nel corso dei novanta minuti, si susseguono vari episodi che avrebbero potuto tagliare le gambe ai partenopei. Ad un certo punto, soprattutto dopo la papera di Meret che ha causato il momentaneo 2-2, tutto lasciava presagire alla classica serata storta. Invece la squadra con grande cuore, forza d’animo e abnegazione, è riuscita a sbrogliare anche quest’altra pratica, ottenendo il decimo successo di fila tra Serie A e Champions League, al termine di una gara comunque dominata in lunghi tratti e nella quale il Napoli, per la mole di gioco espressa e la quantità di palle gol create, avrebbe meritato di imporsi con un divario maggiore.

Dopo tanti impegni ravvicinati, gli uomini di Spalletti hanno a disposizione la classica settimana tipo per preparare uno snodo cruciale per le proprie prospettive stagionali, vale a dire la sfida alla Roma allo stadio Olimpico. La squadra di Mourinho, consapevole della propria netta inferiorità sul piano del gioco, di fatto incentra il proprio piano gara sull’intento di portarsi a casa lo 0-0. I giallorossi puntano su difensivismo ed ostruzionismo, con anche atteggiamenti non proprio idonei a tali livelli. Nell’arco della gara i calciatori azzurri a più riprese subiscono provocazioni di ogni tipo da parte degli avversari, ma a fare giustizia è il fantastico destro in diagonale di Victor Osimhen, che riceve una gran palla da Politano, si inserisce alle spalle di Smalling e fulmina Rui Patricio con un tiro apparentemente impossibile soltanto da pensare. Un altro successo di importanza capitale, che consiste nell’ennesima grande prova di forza e maturità, data anche la capacità di mantenere i nervi saldi in un contesto ambiente nel quale non era assolutamente facile riuscirci.

Con l’affermazione in casa della Roma, il Napoli per la seconda volta nella sua storia arriva a toccare quota undici vittorie di fila, ma è la prima volta in assoluto che accade all’interno della stessa stagione. Il record eguagliato risale infatti al lontano 1986, quando il Napoli, con Ottavio Bianchi in panchina ed ovviamente Diego Armando Maradona in campo, ottenne le proprie undici vittorie consecutive tra aprile e settembre, dunque tra la fine della stagione 1985/1986 e l’inizio dell’indimenticabile annata 1986/1987, che vide D10S e compagni vincere il primo scudetto della storia del club oltre alla terza Coppa Italia delle sei in bacheca.

ll cammino magico sia in campionato che in Champions League prosegue con la vittoria per 3-0 contro i Rangers, attraverso la quale i partenopei si portano a punteggio pieno nel girone dopo cinque giornate e si avvicinano alla conquista del primo posto, inoltre raggiungono la bellezza di venti reti complessive e battono il record del 1986. Poi grazie al 4-0 rifilato in casa al Sassuolo (tripletta di Osimhen ed un gol di Kvaratskhelia), i successi di fila arrivano a quota tredici, mentre in totale sono quindici in diciassette partite.

La striscia si interrompe nell’ultima giornata della fase a gironi di Champions. Infatti gli azzurri perdono 2-0 ad Anfield contro il Liverpool, subendo la prima sconfitta stagionale. Ma è una sconfitta indolore, infatti considerata la vittoria per 4-1 al Maradona e il conseguente vantaggio negli scontri diretti, il Napoli ottiene ugualmente il primo posto nel girone.

In seguito ci si rituffa sul campionato ed alla tredicesima giornata il Napoli, da capolista, scende in campo in casa delle seconda classificata, ossia l’Atalanta, dietro di cinque lunghezze. Nonostante la pesante assenza di Kvaratskhelia, gli azzurri vincono 2-1 in rimonta grazie ai gol di Osimhen e proprio del sostituto del georgiano, vale a dire Elmas. Il vantaggio in classifica dunque si allunga, ora è di sei punti sul Milan secondo e di otto sui bergamaschi terzi. Dopo aver superato egregiamente e di grande solidità l’arduo scoglio rappresentato dalla trasferta di Bergamo, ad attendere i ragazzi di Spalletti prima della lunga pausa per la disputa del Mondiale in Qatar ci sono due partite al Maradona contro Empoli e Udinese.

L’Empoli è regolato con il risultato di 2-0 ed in virtù del pareggio del Milan contro la Cremonese, il vantaggio sulla seconda posizione, occupata adesso in coabitazione dai rossoneri e dalla Lazio, sale ad otto lunghezze. Un margine che il Napoli blinda l’11 novembre 2022 all’ultima partita prima della sosta, battendo l’Udinese 3-2 dinanzi ad una splendida cornice di pubblico, che ringrazia la squadra per la meravigliosa prima parte di stagione. Ad inizio gara la Curva B espone un messaggio che recita: “Un brivido ci percuote la schiena, quando spavaldo ti vedo padrone della scena. Facce felici ripopolano i nostri gradoni, per uomini degni delle nostre emozioni. Avanti così!”. Mentre dopo il fischio finale il pubblico del Maradona festeggia l’undicesima vittoria consecutiva in campionato, compresa la Champions la sedicesima negli ultimi diciassette impegni, intonando per la prima volta il celebre coro: “La capolista se ne va”. Così ci si dà appuntamento al mese di gennaio, con un sogno nel cuore. Dopo quindici giornate la classifica vede quindi il Napoli in vetta a quota quarantuno punti su quarantacinque disponibili, con otto punti di vantaggio sul Milan, dieci sulla Juventus ed undici su Inter e Lazio.

Ad inizio dicembre, la squadra svolge dodici giorni di ritiro in Turchia, precisamente ad Antalya, in modo da potersi allenare in un clima mite. Nell’arco dei quasi due mesi di stop ci si interroga su ciò che potrà accadere una volta che il campionato ripartirà. C’è chi sostiene che i quasi due mesi di stop andranno a spezzare il ritmo agli azzurri e che sarà complicato ritrovare quella magia che ha generato una prima parte di stagione da favola. Questa è la speranza di tutta l’Italia non partenopea ed in particolare di tanti addetti ai lavori ed ex calciatori vicini alle tre strisciate, i quali in questo lasso di tempo invocano in coro il calo del Napoli.

La Serie A ritorna il 4 gennaio 2023 e ad attendere la capolista nella prima gara dell’anno c’è la sfida esterna ad una delle principali inseguitrici, vale a dire l’Inter di Simone Inzaghi. Gli azzurri danno vita ad una prestazione molto al di sotto degli standard a cui avevano abituato nel pre Mondiale e rimediano la prima sconfitta in campionato, con l’Inter che vince 1-0 con gol di Dzeko. Oltre ai nerazzurri, che accorciano ad otto le lunghezze di svantaggio, si avvicinano anche Milan e Juventus, ora rispettivamente a cinque e sette punti di ritardo. Tuttavia il distacco resta cospicuo ed il Napoli è determinato a dimostrare che il KO del Meazza rappresenta soltanto un incidente di percorso. Quattro giorni dopo, gli uomini di Spalletti sono impegnati in un’altra trasferta, stavolta a Genova contro la Sampdoria. Pur non fornendo una prestazione brillantissima, la squadra risponde presente e con relativa tranquillità si impone per 2-0, tramite le segnature di Osimhen ed Elmas. Poche ore dopo, la serata dei cuori partenopei si addolcisce ulteriormente: il Milan pareggia in casa contro la Roma venendo rimontato da 2-0 a 2-2 e di conseguenza il Napoli allunga a sette punti il proprio vantaggio in classifica, laureandosi Campione d’Inverno con due turni d’anticipo. Sale nuovamente anche il margine ai danni dell’Inter, che esce soltanto con un punto dall’U Power Stadium di Monza ed adesso è a dieci lunghezze di ritardo.

Successivamente ad attendere il Napoli c’è la sfida alla Juventus in un Maradona che si preannuncia ribollente di passione, per una notte in vista della quale si avverte il desiderio forte di scrivere la storia in campo e sugli spalti. Napoli-Juventus è una gara che indubbiamente ha un peso rilevante nell’economia del campionato, nonostante manchi ancora molto alla fine. Il grande appuntamento in questione può valere una buona fetta di stagione e rappresenta per gli azzurri una ghiotta occasione di mettere definitivamente la freccia verso il grande sogno. Un successo ai danni dei bianconeri sarebbe il perfetto coronamento di un girone d’andata dominato in lungo e in largo, che dopo diciassette giornate vede il Napoli al comando con sette punti di vantaggio su Juventus e Milan e dieci sull’Inter. Alla vigilia, Spalletti ci tiene a ribadire che la sua squadra gode di un’altissima considerazione di sé stessa e che anche stavolta scenderà in campo tenendo fede ai propri principi di gioco, quindi con l’obiettivo di riproporre le proprie qualità senza snaturarsi. Napoli-Juventus è anche la sfida che vede opposte due filosofie di calcio completamente agli antipodi. In conferenza stampa, mister Luciano definisce con i termini “anema e core” la costante ricerca della bellezza da parte del suo Napoli.

La capolista segue alla lettera il suo condottiero e scende in campo con un’autorevolezza da squadra granitica nelle proprie certezze. I partenopei partono spingendo subito sull’acceleratore e si portano sul doppio vantaggio con le firme di Osimhen e Kvaratskhelia, ma a fine primo tempo la Juventus accorcia le distanze con Di Maria. Nella ripresa c’è una sola squadra in campo ed è il Napoli, che annienta ed umilia i rivali attraverso una manifestazione di dominio, supremazia e strapotere schiacciante. Segnano Rrahmani, ancora Osimhen ed Elmas: 5-1 il risultato finale, come in occasione della Finale di Supercoppa Italiana del 1990. Per il popolo partenopeo è una notte indimenticabile e da sogno, di gioia immensa e di emozioni destinate a segnare per sempre le vite di chi ha l’azzurro nel cuore. Lo si dice a bassa voce, ma tutti avvertono la forte speranza che la lezione di calcio impartita alla squadra di Allegri potrà un giorno essere ricordata come il passaggio chiave all’interno del cammino verso l’agognato traguardo. Nel frattempo il Milan non va oltre il pari a Lecce ed il vantaggio sulla seconda posizione aumenta a quota nove punti, mentre su Inter e Juventus il divario è di dieci lunghezze. All’ultima giornata del girone d’andata, il Napoli sfida la Salernitana all’Arechi e prevale con il risultato di 2-0 grazie ai gol di capitan Giovanni Di Lorenzo e del solito Victor Osimhen.

Dopo una prima metà di campionato da vera e propria schiacciasassi e chiuso a suon di record, nonché con il miglior attacco, la miglior difesa e Osimhen capocannoniere, gli azzurri si presentano al giro di boa con l’obiettivo di continuare a ricoprire il ruolo di indiscussi padroni della scena. Il Napoli giunge alla sfida contro la Roma con la bellezza di cinquanta punti ottenuti, frutto di sedici vittorie, due pareggi e una sola sconfitta in diciannove gare, ma anche forti di un vantaggio di dodici lunghezze sulla seconda in classifica. Un ruolino di marcia impressionante e costruito con lavoro e competenza, perché non vi è dubbio alcuno che questo Napoli stellare e capace di esprimere sino a questo punto il miglior calcio d’Italia e d’Europa, sia figlio di un vero e proprio capolavoro di Luciano Spalletti e della società. Nell’era dei tre punti soltanto in tre occasioni (due volte dalla Juventus ed una dall’Inter) era stata raggiunta quota cinquanta al termine del girone d’andata, traguardo attraverso cui il Napoli ha anche stabilito il suo nuovo record di punti ottenuti durante la prima metà del campionato, superando i quarantotto punti collezionati nella stagione 2017/2018 con Maurizio Sarri in panchina. Un altro dato che fa ben sperare è che mai nessuno nella storia della Serie A era arrivato al giro di boa con un vantaggio sul secondo posto così ampio come quello di cui attualmente godono i partenopei. Dunque, quando le partite che separano dal grande sogno sono diciannove, facendo tutti gli scongiuri del caso, si può dire che il Napoli ora più che mai ha in mano il proprio destino.

Come dichiarato da Spalletti alla vigilia della prima di ritorno, alla squadra non resta che mantenere l’atteggiamento e lo spirito avuto sinora, lo stesso che le ha permesso di arrivare fino a questo punto. In vista di Napoli-Roma, mister Luciano definisce il suo Napoli un ciclista che deve correre sempre ritto sui pedali e spingere forte fino in fondo al percorso, senza mai sedersi, perché da seduti si spinge meno. Detto, fatto! La capolista regala ai presenti sugli spalti di Fuorigrotta un’altra notte da leoni. Nella prima frazione di gioco Osimhen segna l’1-0 con un gol capolavoro ed impressionante per rapidità di esecuzione, controllo tecnico e potenza. I capitolini pareggiano con El Shaarawy al 75′ ed a quel punto si pensa che il Napoli, apparentemente un po’ stanco, forse farebbe meglio a non rischiare, dato che, considerato l’ampio margine di vantaggio sulle inseguitrici, potrebbe anche accontentarsi di un punto. Ma la squadra si rende protagonista di un’altra enorme dimostrazione di forza mentale, attraverso una reazione frutto di autorevolezza e fame di vittorie da vendere, che rispecchia a pieno la metafora utilizzata da Luciano Spalletti in conferenza stampa.

Gli azzurri rimettono immediatamente il piede sull’acceleratore e con grande veemenza schiacciano la Roma all’interno della propria metà campo. L’intensa pressione offensiva culmina nella magnifica girata di Giovanni Simeone, che ruba il tempo a Smalling e spedisce la palla nel sette. Dunque un altro gol pesantissimo siglato dal centravanti argentino dopo quelli contro Milan e Cremonese. Per giunta il Cholito decide la partita dopo aver fatto il suo ingresso in campo al posto di Victor Osimhen. E se il capocannoniere del campionato esce e chi entra al suo posto segna un gol di importanza inestimabile è segno di quanto questo Napoli sia una compagine dalle molteplici risorse e frecce al proprio arco. Dopo questa ennesima vittoria, anche i più prudenti iniziano ad avvertire la sensazione che davvero non ce n’è per nessuno.

La cavalcata trionfale prosegue, con la dominatrice del campionato che continua a certificare la propria . Arrivano altre tre vittorie ed il distacco dalle inseguitrici diventa sempre più ampio, infatti i punti di vantaggio sul secondo posto, ora occupato dall’Inter, salgono a quindici. Alla ventunesima giornata il Napoli vince 3-0 in casa dello Spezia, poi batte 3-0 anche la Cremonese al Maradona ed al ventitreesimo turno si aggiudica la trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, lo fa da squadra feroce e letale, non facendosi distrarre dall’imminente gara d’andata degli Ottavi di Finale di Champions League contro l’Eintracht Francoforte. Al Mapei Stadium, Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia aggiungono altre prodezze di pregevole fattura alla loro vasta collezione. Prima del fischio d’inizio, viene scattata un’immagine che diventa il manifesto del Napoli targato Luciano Spalletti, la quale ritrae otto calciatori di movimento su dieci posizionati sulla linea di centrocampo pronti ad attaccare. Nella stessa partita si verifica un altro episodio altrettanto ricco di significato e messo in risalto dallo stesso Spalletti, che riguarda un’ardente rincorsa di tutti gli uomini di movimento per il recupero di una palla persa da calcio d’angolo. Il tecnico di Certaldo li definisce “dieci assatanati” ed afferma: “In venticinque anni di carriera non ho mai visto una roba del genere”.

Al Waldstadion di Francoforte, il Napoli batte l’Eintracht con il risultato di 2-0 tramite una prestazione sulla stessa lunghezza d’onda di quelle fornite nel corso della fase a gironi: dominando, imprimendo in modo sublime il proprio calcio e lasciando le briciole agli avversari. A firmare la vittoria in terra tedesca sono Osimhen e Di Lorenzo, ma per la mole di gioco offerta e la quantità di occasioni prodotte, i gol sarebbero potuti essere anche di più. Nel weekend seguente arriva l’ottava vittoria consecutiva in campionato, la nona inclusa la Champions, che si verifica attraverso un altro 2-0, questa volta contro l’Empoli allo stadio Castellani. In Serie A siamo in totale ventuno vittorie in ventiquattro partite, da cui scaturiscono sessantacinque punti ottenuti su settantadue disponibili, che corrispondono ad una media di 2,68 a partita, ovvero la più alta dei top campionati europei.

Intanto, il giorno dopo l’affermazione partenopea in terra toscana, l’Inter cade al Dall’Ara contro il Bologna e di conseguenza il vantaggio sul secondo gradino del podio diventa di ben diciotto punti. Il solco che la capolista ha creato alle proprie spalle è di un’enormità tale non soltanto da togliere ogni velleità di rimonta alle inseguitrici, ma persino da abbattere la tradizionale scaramanzia e generare una totale esplosione d’azzurro tra le strade e i vicoli della città con largo anticipo. Addirittura molti negozi e bancarelle iniziano già a vendere le bandiere con il terzo scudetto. Il sogno della vita prende quindi sempre più forma. Alla venticinquesima giornata si registra però una battuta d’arresto, con la Lazio che infligge la prima sconfitta stagionale al Maradona tramite ad un eurogol di Vecino.

Occhi puntati alle stelle e piedi per terra: questo il motto lanciato da Luciano Spalletti in vista di Napoli-Atalanta. Gli azzurri si apprestano ad affrontare i bergamaschi con l’intento di riprendere la corsa verso il grande traguardo in seguito allo stop contro la formazione guidata da Maurizio Sarri, arrivato dopo la bellezza di diciannove vittorie ottenute nell’arco delle precedenti venti giornate di campionato. Il Napoli piega i bergamaschi tramite una prestazione travolgente. Ad aprire le marcature è un gol d’autore di Khvicha Kvaratskhelia, che con una serie di finte ubriacanti fa cadere come birilli i ben sette difensori posizionati all’interno dell’area di rigore e spedisce la sfera sotto la traversa, generando un impressionante boato del Maradona. Poi è Rrahmani con un colpo di testa su sviluppi di calcio d’angolo a mettere a segno il definitivo 2-0. Un risultato che inoltre permette di ristabilire il vantaggio di diciotto punti sull’Inter, sconfitta dallo Spezia. Quattro giorni più tardi, precisamente il 15 marzo 2023, il Napoli batte 3-0 l’Eintracht Francoforte (per un totale di 5-0 dopo lo 0-2 dell’andata) nella partita di ritorno degli Ottavi di Champions, raggiungendo per la prima volta nella sua storia i Quarti di Finale della massima competizione continentale. Un traguardo straordinario e frutto dell’ennesima prestazione pregevole anche in campo europeo, a coronamento di un Ottavo di Finale dominato in lungo e in largo nei centottanta minuti e portato a compimento con facilità disarmante. Il venerdì successivo si tiene il sorteggio ed il destino mette di fronte Napoli e Milan, dallo stesso lato del tabellone c’è il Quarto di Finale tra Benfica e Inter. Mentre le due sfide dall’altro lato sono Manchester City-Bayern Monaco e Real Madrid-Chelsea.

Un esito che lascia libero spazio a sogni il cui solo pensiero provoca un brivido lungo l’intera schiena. Ovviamente la strada che separa dalla Finale di Istanbul resta lunga e tortuosa, ma per un Napoli reduce da un cammino che l’ha visto incantare l’Europa intera tramite l’espressione di un calcio paradisiaco, non è assolutamente proibitiva. Prima della sosta di marzo, i ragazzi di Spalletti affrontano il Torino di Ivan Juric in uno stadio Olimpico Grande Torino tinto d’azzurro per gran parte, con circa ventimila cuori partenopei presenti sugli spalti. Il Napoli disputa un’altra partita di altissimo livello qualitativo, prevalendo con un roboante 4-0 e conseguendo l’ennesima vittoria frutto di totale supremazia e pura arte calcistica. I tantissimi napoletani che hanno raggiunto il capoluogo piemontese vivono una giornata a dir poco indimenticabile, sia per il responso del campo che per il clima da pelle d’oca sugli spalti, dal quale sembra che il Maradona si sia spostato novecento chilometri più a Nord per un giorno.

Il popolo partenopeo canta per la prima volta “Vinceremo il tricolor”. La scaramanzia è dunque definitivamente abbandonata, neanche essa ha potuto nulla dinanzi alla forza straripante di Osimhen, Kvaratskhelia e compagni. Ormai manca sempre meno all’agognato traguardo, che questa fantastica squadra ed il suo magnifico condottiero stanno raggiungendo attraverso una marcia da veri e propri extraterrestri, in un campionato letteralmente triturato e nel quale, settimana dopo settimana, l’avversario di turno risulta essere nient’altro che la vittima sacrificale di una vera e propria macchina da guerra chiamata Napoli. I punti di vantaggio aumentano sempre di più, ma la fame e la determinazione dei cannibali azzurri resta sempre la medesima. Nel commentare una delle tante prove magistrali dell’annata, Spalletti cita il detto “chi ha fame non ha sonno”.

Il venerdì precedente al ritorno in campo dopo la sosta per le nazionali, come un fulmine a ciel sereno, arriva una notizia riguardante Victor Osimhen, il quale, di rientro dagli impegni con la nazionale nigeriana, si è sottoposto ad accertamenti che hanno evidenziato una lesione distrattiva. Incombe il forte timore che il nove azzurro possa non farcela neanche per l’andata dei Quarti di Finale di Champions League a San Siro. Nel frattempo ad attendere il Napoli c’è la prima delle tre sfide contro il Milan nel giro di diciassette giorni, che si rivela un vero e proprio incubo. I rossoneri vincono 4-0 al Maradona contro un Napoli irriconoscibile. Una serata molto brutta non soltanto per il risultato, ma anche per il clima teso respiratosi sugli spalti, con le due curve che contestano duramente contro il prosieguo del divieto all’ingresso del materiale del tifo all’interno dello stadio.

Assolutamente legittimo esprimere il proprio dissenso nei confronti di restrizioni indubbiamente paradossali, ma di totalmente sbagliato ci sono i modi, con addirittura episodi di violenza nati da divergenze tra chi voleva proseguire con lo sciopero del tifo e chi invece voleva supportare la squadra. Di sbagliato c’è in primis, oltre ovviamente alla violenza, il fatto che sia passato in secondo piano ciò che deve essere sempre la priorità assoluta e non passare in secondo piano per nessuna ragione al mondo, ovvero il bene del Napoli. Perché non c’è dubbio alcuno, come dichiarato dallo stesso Spalletti, che il clima burrascoso venutosi a creare in quel di Fuorigrotta abbia penalizzato i ragazzi in campo. Anche perché questa sorta di guerra interna tra il tifo organizzato e la proprietà, in un’annata magica e nella quale dovrebbe esserci spazio soltanto per la gioia e l’emozione, è inammissibile e consiste in puro autolesionismo. Come affermato sempre da Spalletti in conferenza stampa, il “tutto per lei” riferito alla maglia azzurra deve essere la base attorno a cui l’intero Mondo Napoli deve ruotare. Mai come ora, con il Napoli ad un passo dall’agognato sogno scudetto atteso trentatré anni e per la prima volta tra le otto Regine d’Europa, bisogna essere tutti uniti verso questo doppio appuntamento con la storia.

Prima della partita d’andata con il Milan in Champions League, Il Napoli sbanca il Via del Mare imponendosi ai danni del Lecce con il risultato di 2-1. Prestazione poco brillante in una gara sofferta, ma i tre punti conquistati sono preziosissimi e consistono nell’inserimento di un altro bel mattone verso il trionfo, per il quale ora mancano dodici punti. Gli azzurri mettono quindi in cascina la settima vittoria di fila in trasferta, l’ottava contando anche il successo di Francoforte in Champions League, avvicinandosi ulteriormente al sogno atteso, sognato e tanto desiderato dal lontano 1990. Un successo fondamentale anche per il morale in vista dell’andata dei Quarti di Champions contro il Milan, ma è tanta l’apprensione per l’infortunio rimediato da Giovanni Simeone. Infatti il rischio è di arrivare all’appuntamento di San Siro con una situazione di totale emergenza nel ruolo di centravanti.

Infine Spalletti, non potendo schierare da titolare nessuno dei suoi centravanti in rosa, è costretto ad adattare da prima punta Elmas. Il primo round della doppia sfida vede il Milan imporsi per 1-0. Ma per la prestazione fornita e l’ampio numero di palle gol create, il Napoli non avrebbe assolutamente meritato la sconfitta. Se poi a questo si aggiunge il gol subito ingenuamente su sviluppi di ripartenza e un arbitraggio spudoratamente casalingo, sono svariati i motivi per cui ci sarebbe da recriminare. Per larghi tratti di gara i partenopei hanno messo letteralmente alle corde gli uomini di Pioli, soprattutto nella prima mezz’ora e nel quarto d’ora finale, nonostante l’inferiorità numerica dal 74′ in poi per l’ingiusta espulsione di Anguissa, giunta in seguito a due ammonizioni inesistenti. Con in campo un centravanti di ruolo sarebbe potuta essere decisamente tutt’altra storia, ma in vista della partita di ritorno al Maradona è comunque tutto aperto.

Neanche il tempo di archiviare la gara d’andata dei Quarti di Finale di Champions League, che il Napoli si appresta nuovamente a scendere in campo, in casa contro il Verona, per la seconda di tre gare in soli sei giorni. Tra il post Milan-Napoli e il pre Napoli-Verona, Luciano Spalletti rilascia parole sante. Il tecnico azzurro suona la carica rivolgendo un appello ricco di significato all’intera piazza, chiamata a perdersi dentro l’amore per il Napoli. Fortunatamente gli appelli di mister Luciano per la risoluzione della diatriba ultras-proprietà raggiungono gli effetti sperati. Infatti gli ultras ottengono il consenso di riportare in curva bandiere, striscioni, megafoni e tamburi dopo aver fatto richiesta alla società. Quindi Napoli-Verona può consistere in una sorta di prova generale in vista della partita di ritorno con il Milan. Spalletti affronta gli scaligeri con un ampio turnover. Il risultato finale è di 0-0, ma arriva un’altra buona notizia in vista dell’importante appuntamento in programma il martedì successivo, ovvero il rientro in campo di Osimhen, entrato a gara in corso e al quale sono bastati pochi minuti per sfiorare il gol con una clamorosa traversa colpita.

Ma nel secondo round contro la compagine di Stefano Pioli, gli azzurri devono comunque far fronte a delle indisponibilità pesanti, ossia quelle dei due squalificati Anguissa e Kim Min-Jae. Inoltre Osimhen, pur essendo pronto a scendere in campo dal primo minuto, comunque non risulta al massimo della condizione. Il Napoli scende in campo con il piglio giusto, parte su alti ritmi e nei primi minuti schiaccia il Milan nei pressi della sua area di rigore. Poi viene concesso un calcio di rigore in favore dei rossoneri, parato da Meret, che sventa il tiro dagli undici metri di Giroud. Ciò che avviene al 36′ ha dell’assurdo, Leao falcia Lozano tramite una durissima entrata in scivolata all’interno dell’area, che clamorosamente non viene punita. Trattasi di calcio di rigore solare, ma inspiegabilmente il direttore di gara Marciniak non indica il dischetto ed il VAR non modifica la sua decisione. Un qualcosa di totalmente inammissibile a certi livelli, trattandosi di un episodio destinato ad avere un peso enorme nell’ambito della singola partita e dell’intera competizione. Prima dell’intervallo, gli azzurri si fanno sorprendere da una lunga percussione di Leao sugli sviluppi di una ripartenza e Giroud porta avanti i suoi. La situazione appare compromessa. A metà del secondo tempo, Kvaratskhelia non realizza dal dischetto facendosi ipnotizzare da Maignan ed è probabilmente qui che si infrangono definitivamente le speranze partenopee. Nel recupero Osimhen segna l’1-1, ma è troppo tardi. Il sogno europeo del Napoli finisce qui. Un’eliminazione cocente e frutto di una lunga serie di circostanze sfortunate, tra cui vi sono due direzioni arbitrali che gridano vendetta.

Dopo l’uscita dalla massima competizione europea, il Napoli si appresta a rituffarsi sul campionato per una sfida mai banale: Juventus-Napoli. L’epilogo della doppia sfida con il Milan lascia dei rimpianti enormi per il modo in cui è maturato, ma la delusione non deve far perdere di vista il valore inestimabile del traguardo ormai alle porte, vale a dire quel sogno di nome “Scudetto”. Dopo la sconfitta interna della Lazio per mano del Torino, sono otto i punti che separano i ragazzi di Spalletti dall’agognata meta. Il KO dei biancocelesti ha aperto alla possibilità di raggiungimento della matematica già alla trentatreesima giornata. Infatti nel caso in cui gli azzurri riuscissero a battere sia la Juventus che la Salernitana e la Lazio non dovesse vincere a San Siro contro l’Inter, il grande giorno sarebbe Domenica 30 Aprile.

Il Napoli sbanca l’Allianz Stadium grazie ad un gol di Giacomo Raspadori al 93′ e regala al popolo partenopeo una notte da sempre sognata, di gioia infinita, dalle emozioni indescrivibili e anche dal sapore di vendetta ripensando alla grande ingiustizia del 2018. Al ritorno da Torino, gli eroi azzurri vengono accolti all’aeroporto di Capodichino da una folla oceanica, in totale estasi per una vittoria che costituisce la perfetta ciliegina sulla torta del viaggio verso la gloria. è l’antipasto di una festa destinata a propagarsi per l’estate intera. Sono molteplici le coincidenze tra la notte del 23 aprile 2023 e quella del 22 aprile 2018, quando il gol di Kalidou Koulibaly fece toccare il cielo con un dito prima dei noti avvenimenti che hanno generato una ferita mai realmente sopita, ma stavolta non c’è nulla che possa cambiare la storia.

I cuori azzurri di tutto il globo sono in procinto di vivere quel giorno, quel momento che resterà indelebilmente scolpito nella storia, nella memoria, nei cuori e nelle menti, segnando indissolubilmente le vite di tutti coloro che fanno di questa squadra, che in realtà è molto più di una squadra di calcio, parte integrante della propria esistenza. Segnerà le vite sia dei più grandi che hanno vissuto i trionfi dell’era Maradona ed aspettano da allora di rivivere questi momenti che dei nati dopo il 1990, i quali hanno sinora avuto modo di vivere determinate emozioni soltanto tramite racconti e vecchi filmati.

In città si vivono giorni di immensa passione e attesa spasmodica in vista del derby campano con la Salernitana al Maradona, che può consegnare al Napoli il terzo scudetto della propria storia. Sarà però il risultato finale della gara in programma alle 12:30 tra Inter e Lazio a sancire se il Napoli avrà l’occasione di laurearsi Campione d’Italia con sei giornate d’anticipo, un’impresa mai riuscita a nessuno nella storia della Serie A. Si arriva così al 30 aprile e all’esterno del Maradona si crea uno spettacolo da brividi sin dalle prime ore del mattino. Nel frattempo la Lazio, dopo l’iniziale vantaggio, perde 3-1 e Napoli esplode, perché c’è il primo match point. Gli spalti del Maradona sono uno spettacolo per occhi e per il cuore: un’immensa distesa di bandiere azzurre. La partita si sbocca nel secondo tempo, con Olivera che irrompe di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo e corre ad esultare sotto la Curva B insieme a gran parte del resto della squadra. Tutto sembra apparecchiato alla perfezione, ma a sei minuti dal novantesimo Dia segna un gran gol e gela Fuorigrotta. Il risultato finale è di 1-1 e la festa è rimandata. L’esplosione “sospesa” genera tanto rammarico, ma l’attesa del piacere è essa stessa il piacere.

La storia ha dunque voluto un’altra data, prolungando i giorni di passione e trepidante attesa in vista di un momento che sarà eterno. Adesso manca soltanto un punto, di conseguenza al Napoli basterà un pareggio nella partita del 4 maggio 2023 contro l’Udinese alla Dacia Arena per dare il via ai festeggiamenti. Sono circa quindicimila i tifosi partenopei previsti sugli spalti, con Udine che per un giorno si appresta a diventare una piccola Napoli, tenendo conto anche della folta presenza di emigrati napoletani in Friuli. Inoltre riscuote grande successo la splendida iniziativa della SSC Napoli, che, in accordo con la Prefettura, decide di aprire lo stadio Diego Armando Maradona e trasmettere Udinese-Napoli al suo interno tramite dei maxischermi, che verranno posizionati a bordo del perimetro di gioco. Ci vorrebbero quattro Maradona per far entrare tutti coloro che vorrebbero esserci, ma, così come la domenica precedente, sono molteplici gli stadi virtuali che si verranno a creare, non soltanto tra le strade di Napoli e provincia ma anche in vari angoli d’Italia e del Mondo, perché i tifosi del Napoli sono ovunque e non saranno certo i volantini intimidatori circolati in alcune città del Nord ad impedire loro di manifestare la propria appartenenza anche lontano da casa.

La partita è complicata e nel primo tempo l’Udinese si porta in vantaggio. Si va all’intervallo sul risultato di 1-0 in favore dei padroni di casa, ma gli azzurri vogliono a tutti costi completare l’opera e rientrano sul terreno di gioco determinati a trovare quanto prima il gol che serve per riuscirci. La rete ardentemente attesa da milioni di napoletani nel Mondo arriva al 52′, con Osimhen che insacca sugli sviluppi di un calcio d’angolo in seguito alla respinta del portiere Silvestri sul tiro di Kvara e fa partire il conto alla rovescia. Il triplice fischio dell’arbitro Abisso consegna alla storia le ore 22:37 del 4 maggio 2023, dando ad una notte qualsiasi di metà settimana un sapore d’eterno: il Napoli è Campione d’Italia!

Nelle ultime cinque partite i freschi Campioni d’Italia accumuleranno altri dieci punti chiudendo a quota novanta: tre vittorie al Maradona contro Fiorentina, Inter e Sampdoria, una sconfitta a Monza ed un pareggio a Bologna. La vittoria per 3-1 ai danni dell’Inter alla trentaseiesima giornata, permetterà al Napoli di registrare negli almanacchi un altro dato alquanto significativo. Infatti i nerazzurri erano l’unica squadra ancora non battuta dagli uomini di Spalletti, che con questo successo si tolgono la soddisfazione di aver sconfitto almeno una volta tra andata e ritorno tutte le diciannove avversarie della Serie A. La premiazione si tiene il 4 giugno, con capitan Di Lorenzo che alza al cielo di Fuorigrotta la coppa dello scudetto al termine dell’ultima partita, ossia Napoli-Sampdoria, terminata 2-0 con i gol di Osimhen e Simeone, il quale, come un segno del destino, da argentino Campione d’Italia a Napoli, segna l’ultimo gol di questa annata magica e lo dedica a Diego Armando Maradona, innalzando la maglia numero 10 del Pibe nello stadio che porta il suo nome.

Si può essere soltanto infinitamente grati ai protagonisti del terzo tricolore, i quali hanno dato vita ad una favola meravigliosa, entrando di diritto nella leggenda e guadagnandosi l’immortalità, rendendosi autori di una cavalcata prodigiosa e pienamente riconducibile ad un sogno ad occhi aperti, di cui l’intero popolo partenopeo porterà per l’eternità ogni singolo istante ed ogni singola emozione dentro il cuore, la mente e l’anima. La città ha vissuto sensazioni mai provate prima, come la consapevolezza di essere talmente più forti di tutto e tutti che niente e nessuno avrebbe potuto impedire la realizzazione di quel sogno più volte sfortunatamente sfumato e che si temeva non sarebbe mai più arrivato.

L’immenso capolavoro che è valso la conquista del titolo dopo trentatré anni, porta in primis, senza dubbio alcuno, la firma di Luciano Spalletti, che da vero e proprio mentore qual è stato, ha saputo plasmare la squadra alla perfezione sotto ogni aspetto. È entrato nella testa, nel cuore e nelle gambe dei suoi calciatori, formandone un gruppo unito, compatto e senza alcun tipo di personalismi, capace, attraverso i dettami del mister, di stregare l’Europa grazie all’espressione di un calcio stellare. Al tecnico va inoltre riconosciuto il merito di essersi immedesimato grandiosamente nel sentimento popolare, cogliendo sin da subito l’amore viscerale per la maglia azzurra che vige in questa città e il significato di far parte del Napoli. Quel “Tutto per lei” da lui coniato è la prova lampante di quanto la napoletanità gli sia entrata dentro. Lascerà da grande vincitore, ma Luciano, pur avendo poi deciso di non proseguire la sua avventura all’ombra del Vesuvio, ci ha tenuto a compiere un gesto che sancisse in maniera definitiva il legame indissolubile con Napoli squadra e città, tatuandosi sulla pelle la leggendaria impresa compiuta. L’immagine del lettino dove dormiva, presente in quello che era il suo ufficio al centro sportivo di Castel Volturno, è l’emblema di tutta la dedizione messa durante l’avventura in terra partenopea.

Chiaramente è il trionfo anche del popolo napoletano, il quale ha dato ennesima prova, oltre che della propria inimitabile passione, appartenenza e genialità, anche di grande civiltà, mostrando al mondo intero come si festeggia uno scudetto. Oltre un milione di persone in strada e nessun incidente, un dato di fatto che rappresenta un significativo schiaffo morale nei confronti di chi prospettava scenari drammatici sulla base dei soliti luoghi comuni. Così come motivo di enorme soddisfazione è il boom di turisti, che attesta Napoli tra le mete più ambite per viaggiatori di tutto il mondo. Un fortissimo applauso va ovviamente anche ai partenopei emigrati, che hanno reso questa festa globale e dato piena conferma di un’identità forte ed inscalfibile nonostante la lontananza dalle proprie radici. Sono stati molteplici gli angoli di Napoli venutisi a formare in ogni parte d’Italia e del Mondo, a conferma del valore inestimabile di questo successo da un punto di vista sportivo, storico, culturale e sociale.