Che la serie A potesse rivelare sorprese, e ribaltare i pronostici iniziali, forse lo si doveva capire già dall’inizio, quando anche Vanoli e Runjaic hanno dimostrato che le piccole non saranno certo agnellini sacrificali. E quando, nonostante la sconfitta all’esordio contro il Verona, Antonio Conte stesse già facendo bollire in pentola la “pozione” che avrebbe riportato il Napoli in testa in solitudine – facendo riecheggiare nella mente i ricordi di un “lontano” Luciano Spalletti nell’anno del terzo scudetto. Tra i pronostici iniziali – che, si sa, quelli sono fatti per essere ribaltati – e qualche aspettativa decisamente delusa, la sosta per le Nazionali è il momento ideale per tirare le primissime somme di un campionato che senza dubbi si rivelerà comunque avvincente, specie quando alcune squadre cominceranno ad oliare certi meccanismi di gioco; e quando saranno pronte a dar fastidio nelle zone alte della classifica, proprio trovandosi a dar battaglia a chi ha già, come Conte, infiammato il campionato con la sua fame di vittoria.
Certo, non si può dire che il tecnico salentino sia una sorpresa, ma si può dire che sorprendente è l’apporto che ha dato al Napoli in queste prime sette giornate. E no, non tanto perché le sue qualità fossero da mettere in discussione, quanto perché la situazione in cui gli azzurri erano precipitati – reduci da una stagione da dimenticare, coi calciatori vittime della girandola di allenatori avvicendatisi sulla panchina partenopea -, sembrava quanto meno irreparabile, quasi il prologo all’impossibilità di ritornare a certi livelli. Ma De Laurentiis ha saputo il fatto suo, ha investito su un allenatore capace di infiammare la piazza e capace di pretendere il massimo (e forse anche di più) dai propri calciatori, tornando a far brillare elementi come Lobotka, Anguissa, Politano, Kvara, Rrahmani e Di Lorenzo fra gli altri. E, soprattutto, capace di guadagnarsi in solitaria la cima della classifica, nella consapevolezza che l’assenza di impegni europei, possa essere un vantaggio decisivo per ritornare – non è proibitivo parlarne, specie se con Conte – a vincere un nuovo tricolore.
Non sorprende, invece, che l’antagonista principale sia l’Inter di Inzaghi: reduce dalla seconda stella, l’andamento nerazzurro, seppur con qualche incertezza difensiva in più, è comunque quello delle grandi. E il lavoro che sta conducendo l’ex calciatore e allenatore della Lazio non è mai da poco, calcolando anche il dispendio di energie causato dalla nuova formula della Champions League – e l’Inter lì resta di casa. Con un Thuram agguerrito e devastante, le certezze come Calhanoglu, Barella e Di Marco, la sconfitta nel derby di Milano non ha impedito ai nerazzurri di tenere il passo di chi è in vetta. E se ciò non sorprende poi così tanto, è proprio perché Inzaghi ha abituato stampa e tifosi alla sua famelica voglia di dare sempre di più.

Motta da punto interrogativo, Fonseca in equilibrio sul filo: tra coraggio e delusione. La situazione a Roma, e Gasperini per la sua strada
All’appello, non manca certamente la Juventus, ma c’è (forse) qualcuno caduto nella trappola di chi crede che Thiago Motta possa rivoluzionare tutto in quattro e quattro otto. Al contrario, proprio perché quello della vecchia signora è un vero e proprio ringiovanimento, che si trascina dietro un cambiamento radicale che coinvolge non soltanto l’aspetto tattico ma anche quello societario, occorrono tempo e pazienza. Se la partenza era stata delle migliori, con sei gol rifilati nelle prime due gare stagionali, i bianconeri hanno poi incontrato un’importante battuta d’arresto; che, se non passa per il pari contro Roma e Napoli, passa certamente per quello contro l’Empoli e contro il Cagliari. Se è notevole vedere quanto la Juve si stia imponendo, in termini di costruzioni e di pallino del gioco, è indubbio che spesso finisca per essere un possesso sterile; e che, specie in zona gol, si possa incappare nel concreto problema di non riuscire a finalizzare come si deve. Ad ogni modo, resta la migliore difesa del campionato, e una squadra da monitorare nei prossimi mesi, quando la mano di Thiago Motta sarà ancora più palesata.
Tra le big, poi, un’incognita resta il Milan targato Fonseca. Il tecnico portoghese, dopo la sconfitta casalinga in Champions contro il Liverpool, sembrava aver salvato le “penne” proprio vincendo il derby infuocato contro i cugini. Tanto che, Lecce a parte, sembrava che i rossoneri avessero ritrovato qualche certezza in più. Tuttavia, la Fiorentina di quel Palladino che s’è distinto bene al Monza l’anno scorso è però “bastata” a spazzar via quegli equilibri ritrovati. E la sensazione è che adesso il portoghese, specie considerando pure la seconda sconfitta in Champions contro il Leverkusen, sia ormai abituato a camminare sul filo – da capire, poi, quanto sottile possa essere questo filo. Fatto sta che, nonostante la presenza di calciatori come Leao, Theo Hernandez, Alvaro Morata e Tammy Abraham, i diavoli si sono forse rivelati la più grande delle delusioni; beninteso considerando le aspettative che si fossero create dopo l’addio di Pioli – e chissà che qualcuno, in fondo, non l’abbia persino rimpianto.

A braccetto del Milan, ci finisce la Roma dei Friedkin. Un vortice di polemiche s’è abbattuto sulla capitale con la scelta di esonerare Daniele De Rossi. Una scelta che avrebbe pure potuto avere una certa spiegazione, se non fosse che proprio lo scorso giugno la dirigenza giallorossa aveva rinnovato il contratto dell’ex centrocampista, con un prolungamento di ben tre anni e un mercato orientato ad accontentare le proprie richieste. Poi, il pari del Marassi contro il Genoa è stato fatale, e a succedergli è stato Ivan Juric. La grinta dell’ex tecnico del Torino s’è riversata subito sul gruppo, che ha battuto Udinese e Venezia in campionato. Tuttavia, il pari con l’Atlhletic Bilbao, la sconfitta contro l’Elfsborg – certamente una delle più incomprensibili, riflettendo sul valore della rosa – e il pareggio contro un Monza non proprio nel periodo migliore, ha già insidiato il dubbio sulla scelta dei Friedkin. Tuttavia, con due settimane di sosta per le Nazionali, è anche vero che l’allenatore, tra gli altri “allievo” di Gasperini, ha tutto il tempo di incidere maggiormente.
E a proposito del Gasp, non si può che dire che l’Atalanta ha la propria strada e il proprio progetto in cui investire: lontano da enormi polemiche, e sempre con l sincerità di chi sa che ci vorrà del tempo per ritornare a dare spettacolo, il tecnico sta già facendo quello che gli riesce meglio, valorizzare certi giovani. La tripletta rifilata al Genoa è soltanto una delle prove di quanto Mateo Retegui sia già abbastanza collaudato nei meccanismi della dea. Dea che, nonostante i passi falsi contro Inter, Torino e Como, sta avendo un rendimento più che positivo; specie considerando che, a differenza del Napoli ad esempio, è impegnata in Champions dove ha collezionato comunque tre punti in due partite (tra l’altro contro Arsenal e Shakthar). Gasperini, insomma, resta la certezza di una realtà che, per quanto bella, sembra un capitolo a parte del calcio italiano.

Genoa e Bologna “dalle stelle alle stalle”, Como in risalita e Parma meteora: l’andamento della lotta salvezza dopo le prime sette di stagione
Sembrano ormai lontani ricordi, ma quel che è certo è che alcune realtà vivono grazie a calciatori destinati ad alimentare le casse della società. Gli addii di Calafiori e di Zrikzee, così come quelli di Retegui e di Gudmundsson, hanno inevitabilmente sancito un cambio di rotta inevitabile per realtà come quelle di Bologna e Genoa. Nonostante l’approdo in Champions League, gli emiliani si sono comunque orientati su un allenatore come Italiano che però, per inesperienza europea ad alti livelli, e perché certamente il sedere su una panchina si porta dietro anche il tempo necessario per portare a compimento un determinato percorso, non è riuscito certamente a tenere alto il livello a cui è giunto Thiago Motta nella scorsa annata. Una sola vittoria, e però anche una sola sconfitta, relegano il Bologna in una posizione che (almeno per il momento) rischia un coinvolgimento importante in zona salvezza, laddove sono nel bollino rosso della retrocessione ci sono finite Genoa, Monza e Venezia. Quel Genoa di Gilardino, che l’anno scorso si distinse nel gioco, sta provando a ricostruirsi pian piano, nella inevitabile scontentezza del suo tecnico per non avere a sua disposizione pezzi così pregiati, ma al tempo stesso nella determinazione di chi sa che i risultati nel calcio moderno provengono principalmente dall’avere una precisa filosofia di gioco. Ancora a secco di vittorie è, invece, il Monza di Alessandro Nesta, che rischia di essere già adesso il fanalino di coda della prossima serie A. Stesso discorso vale per il Venezia, che sembra dar la sensazione delle squadre meteore destinate a far fatica a mantenere la massima serie.

La sorpresa principale, però, e nonostante conti comunque all’attivo tre sconfitte, è il Como di Fabregas. I lariani, reduci dalla sconfitta del Maradona, hanno dato prova di essere una squadra organizzata e con una precisa identità di gioco. Tra il talento di Nico Paz e la certezza di calciatori d’esperienza come Alberto Moreno, Sergio Roberto, Cutrone e Belotti, la neopromossa può fare la sua parte, rivelandosi come principale sorpresa del campionato. A maggior ragione se, osservando gli ultimi risultati ottenuti, una delle due uniche vittorie è avvenuta proprio contro l’Atalanta di Gasperini, considerata una delle più belle realtà calcistiche (e quindi tattiche) del campionato italiano. Buono, poi, anche l’inizio del Parma di Pecchia, che dopo il pari maturato contro la Fiorentina ha battuto in casa il Milan, candidandosi ad essere (di nuovo) una piacevole sorpresa i stagione. Tuttavia, le tre sconfitte contro Napoli, Udinese e Cagliari, e i due pareggi contro Lecce e Bologna, ne hanno ridimensionato la posizione in classifica, coinvolgendola quasi nell’immediato nella lotta-salvezza – i presupposti calcistici, però, sembrano comunque essere piuttosto buoni per mantenere la categoria. Tra pronostici delusi e sorprese piacevoli, quanto accaduto in queste prime sette giornate è soltanto un assaggio del rimescolamento delle carte sul tavolo della serie A.
FOTO: Profili Instagram di Napoli, Inter, Juventus, Atalanta e Como