Grazie ad un calcio di rigore realizzato da Khvicha Kvaratskhelia, il Napoli si impone con il risultato di 1-0 al Castellani contro l’Empoli e mantiene il primato in solitaria. Tre punti dal considerevole peso specifico per gli azzurri, ottenuti al termine di una gara sofferta ed in cui l’approccio non è certamente stato dei migliori. Ma se è doveroso sottolineare le note stonate di una prestazione tutt’altro che brillante, allo stesso tempo vanno ribadite le numerose insidie che l’impegno in questione presentava. L’Empoli si è infatti presentato a questa sfida come una delle squadre rivelazione di inizio campionato, dopo aver mostrato a più riprese di abbinare qualità in fase di possesso e solidità difensiva. Inoltre tra le mura amiche i toscani non avevano ancora subito alcuna rete in questa stagione e la loro ultima sconfitta casalinga risaliva allo scorso 15 marzo.
Così come accaduto in occasione della partita contro il Como, il canovaccio tattico della gara ha nuovamente visto un Napoli a due facce tra primo e secondo tempo. Nella prima frazione di gioco, i partenopei hanno mantenuto basso il proprio baricentro e fatto molta fatica nel reggere gli intensissimi ritmi dell’Empoli, che ha attaccato con insistenza ed impedito agli uomini di Conte di sviluppare la propria manovra tramite un pressing asfissiante. Per quanto Gilmour sia un elemento funzionale e costituisca una valida alternativa, Stanislav Lobotka è un uomo imprescindibile e la sua assenza si è inevitabilmente avvertita sia in fase di possesso che di non possesso. Lo scozzese ex Brighton ha fornito una prova nel complesso sufficiente al suo esordio da titolare in Serie A ed ha tutte le carte in regola per alzare il livello delle proprie prestazioni, ma non far rimpiangere colui che attualmente rientra senza alcun dubbio tra i migliori centrocampisti al mondo è un compito decisamente arduo.
A tenere il Napoli a galla nell’arco del primo tempo è stato l’altro degli unici due veri intoccabili di questa squadra, ovvero Alessandro Buongiorno. Il difensore ex Torino si è reso protagonista di una prestazione monumentale al Castellani, con numerosi interventi provvidenziali. Partita dopo partita, Buongiorno si sta sempre più manifestando come un vero e proprio leader difensivo ed anche carismatico. Si palesa puntualmente roccioso, efficace e capace di costituire una spina nel fianco per qualsiasi attaccante grazie alla sua imponenza fisica. Il numero quattro azzurro mostra una tempestività di intervento impressionante ed una capacità di lettura impeccabile, doti attraverso le quali riesce a non farsi saltare praticamente mai dal suo diretto avversario. Piuttosto evidenti risultano essere anche le abilità nel gioco aereo, che gli consentono di costituire un’arma in più anche nelle situazioni di palla inattiva.
All’intervallo, Antonio Conte ha strigliato i suoi e preso in mano la situazione. Nel primo tempo lo schema di gioco utilizzato è stato a tutti gli effetti un 5-3-2 con Politano quinto a destra. Ma ancora una volta ad inizio ripresa si è avuta una metamorfosi tattica, con il Napoli che ha alzato il baricentro nel tentativo di prendere in mano il pallino del gioco. Gli ingressi in campo di Olivera e Simeone all’ora di gioco, rispettivamente al posto di uno Spinazzola spento ed inefficace e di un Lukaku inoperoso ed annullato da Ismajli, hanno generato nuova linfa. L’impatto dei subentrati è stato immediato, infatti Simeone ha preso parte in maniera determinante all’azione del rigore procurato da Politano ed in seguito ha lottato su ogni singolo pallone risultando preziosissimo con movimenti e sponde efficienti. Bene anche Olivera, il quale ha conferito maggiore sostanza sulla fascia sinistra. Il cambio tattico nel secondo tempo si è dunque è rivelato fruttuoso ed in seguito al vantaggio gli azzurri hanno gestito tranquillamente il parziale senza correre più alcun rischio.
Di questo Empoli-Napoli vanno dunque presi i tre punti e la confermata capacità di portare a casa il bottino pieno anche sporcandosi il vestito. Una dote la cui importanza trova piena dimostrazione nella storia del calcio italiano. Ciò chiaramente non significa che non ci sia ancora tanto da migliorare, in primis bisognerà focalizzarsi sui motivi dietro i diversi primi tempi in cui i partenopei hanno eccessivamente subito gli avversari. Di questo dato di fatto ne è consapevole in primis Antonio Conte, il quale ci ha tenuto a sottolineare che la scritta “lavori in corso” è ancora presente.
Questo Napoli a tratti particolarmente volto al pragmatismo, più “risultatista” e che quindi va in contrapposizione rispetto al target tecnico-tattico portato avanti negli scorsi dieci anni, è l’emblema della rivoluzione ideologica generata dall’avvento di Antonio Conte all’ombra del Vesuvio. Sotto la guida del tecnico salentino, il Napoli probabilmente non raggiungerà mai i livelli di brillantezza e spettacolarità toccati con in panchina allenatori come Maurizio Sarri e Luciano Spalletti, il che non costituisce un minus, ma semplicemente l’intraprendimento di una metodologia di lavoro differente, che ha tutto per rivelarsi altrettanto proficua e che, soprattutto, si estende su molteplici aspetti, perché la capacità di impatto di Antonio Conte su una realtà calcistica va ben oltre il lato tecnico.
Il solo superamento di quello stato di torpore e di totale blackout mentale innescatosi all’interno del gruppo squadra nella passata stagione, ha un significato enorme e molto probabilmente con qualsiasi altro tecnico non sarebbe mai potuto avvenire in tempi brevi. Frutto della rivoluzione contiana è stata anche l’ultima sessione di calciomercato, che ha visto il club partenopeo investire ben centocinquanta milioni di euro di cui novanta per tre calciatori di età compresa tra i ventisette ed i trentuno anni. Sotto la presidenza di Aurelio De Laurentiis di investimenti ingenti ce ne sono stati anche negli scorsi anni, ma sempre con occhio particolare rivolto all’età del calciatore ed alla possibilità di ricavarne una corposa plusvalenza in futuro. Mentre con la presenza di Antonio Conte, in controtendenza rispetto alla politica societaria storica, per la prima volta si è agito esclusivamente nell’ottica del rafforzamento della rosa e ci si è assunti il rischio d’impresa.
