Como-Napoli, il giorno dopo – Conte, è finita la birra? Gli azzurri si rilassano nel “resort” del Sinigaglia in vista della sfida scudetto contro l’Inter

Era la domenica del 27 febbraio 2022 e venni inviato – in qualità di collaboratore di Campania Nel Pallone – allo stadio Sporting Club di Nola per assistere al sentitissimo derby tra Nola, appunto, e Mariglianese, poi conclusosi sul risultato di 1-1 e valido per la ventiseiesima giornata di Serie D Girone H. Oggi, quasi tre anni esatti dopo, ho la fortuna di essere stato testimone, da inviato, di un’altra gara di ventiseiesima giornata, presso uno stadio fatto con tubi in ferro, esposto alle intemperie, ai limiti della agibilità e con una passerella tra le tribune e il campo, folta di gente all’inizio e anche durante il match per la presenza di un chioschetto. No, non si tratta dello stadio di Nola, né tantomeno di uno dei tanti palcoscenici del calcio dilettantistico o, meglio, lo è stato fino al 2018.

Non ce ne voglia il compianto Gianni Brera ma l’impianto del Comunale Giuseppe Sinigaglia di Como è brutto –  e non stiamoci a girare troppo intorno! – tuttavia, è circondato e riempito da cose bellissime: il lago dei Promessi Sposi, le persone, il fùtbol e l’ispanismo è voluto.
Il progetto del nuovo stadio è già è stato presentato dalla facoltosissima proprietà del Como –l’indonesiana Djarum dei fratelli Hartono – e, in attesa di capirne i tempi di realizzazione, non si può fare altro che abbellire e decorare l’ambaradan con concerti pre-gara, presenze VIP direttamente da Hollywood e, dulcis in fundo, con il Fútbol bailado di Cesc Fabregas e Nico Paz. Scusate se è poco.

È incredibile come il Como si nutra di queste vibrazioni dionisiache e poi le restituisca a questo stesso pubblico festante sottoforma di calcio propositivo, giocate – individuali e di gruppo – talvolta sublimi, e anche punti, non pochi per una neopromossa infarcita di giovani, a partire dal suo allenatore.
Alla vigilia della sfida contro il Napoli, tuttavia, avevo la sensazione di un Antonio Conte in stile Jep Gambardella de “La Grande Bellezza”, ovvero capace di far fallire le feste. Logica alla mano: Lazio, Fiorentina, Atalanta, Milan, Juventus, in momenti diversi e con dinamiche diverse, ce l’hanno fatta, espugnando il Sinigaglia davanti a star assolute come Michael Fassbender, Keira Knightley, Hugh Grant, Adrien Brody, Emma Roberts, cantanti come Guè, Frah Quintale, Mecna e un pubblico sempre entusiasta, sprezzante del pericolo che “stai a vedere che a furia di entusiasmarci troppo retrocediamo in B anche se è tutto così magico!?”. Può il Napoli, perciò, non fare tre punti al Sinigaglia, specie considerando i precedenti, il suo status autorevole, il suo undici in campo, il carattere del suo allenatore, peraltro maestro proprio di Fabregas? A quanto pare sì.

Napoli e i napoletani, si sa, quando c’è da festeggiare sono i primi e altro che “rovinare le feste”: una rigida morale cristiana impone di rispettare il terzo comandamento, ovvero “santificale!”. La festa del Sinigaglia tra comaschi e partenopei era stata fissata già il 4 ottobre scorso quando, in nome di una bella accoglienza dei lombardi al Maradona, questi ultimi avevano promesso birra gratis a tutti i tifosi ospiti, non abituati a partecipare a molte trasferte, ma questo è un altro discorso. Morale della favola: gli ospiti si scolano “La Comasca” (la marca della birra) e ebbri come Noé dopo quaranta giorni si dimenticano del gemellaggio e partecipano al botta e risposta di insulti con i padroni di casa. Tutto bellissimo perché lo sport è anche questo. E in campo?

In campo, invece, ad essere gratis sono i gol, a cominciare da quello del Como che poi è del Napoli perché segna Rrahmani ma, purtroppo, sbaglia porta e insacca in quella del suo amico Meret. Dieci minuti dopo e Kempf stappa un’ambrata non filtrata e la offre a Raspadori che la beve tutta e fa 1-1. Palla al centro per la terza volta, quando siamo solo al minuto diciassette. “Ok, adesso il Napoli dilaga!”. E invece no: la birra è finita, al punto che, al settantasettesimo, i due ragazzi prodigio Paz e Diao sublimano la festa del Como e compiono il delitto perfetto in stile Cavallo di Troia, condannando un Napoli troppo stanco, proprio come i soldati di Priamo nell’Iliade.

Da ieri, 23 febbraio, il Napoli non è più primo e magari questo è un bene per uno come Conte che vive e lavora per far fallire le lune di miele dei campioni come fu, in principio con il Milan scudettato di Allegri e poi con il ciclo Juventus proprio da lui inaugurato. Ad una manciata di giorni dalla madre di tutte le partite per la stagione ‘24/’25, il Napoli si ritrova a fare i conti con la stanchezza fisica ma soprattutto mentale, a “leccarsi le ferite” di un febbraio mesto – con tre punti in quattro gare – e con la sensazione sempre più concreta di essersi indeboliti al termine dell’ultima sessione di mercato, nonostante la cospicua iniezione di capitali da Parigi e una rosa “sufficiente” per le restanti partite “abbordabili” da giocare. Da capire perciò, la natura degli strascichi di Como-Napoli in vista del match contro l’Inter: contraccolpo psicologico o mazzata utile per svegliare la squadra? Di certo, la gita nel resort Sinigaglia sul lago non è stata gratis come la birra per i tifosi bensì è costata tre punti e il primato in classifica.

Fonte foto: pagina ufficiale Instagram SSC Napoli