L’annata calcistica è ormai terminata e le società si stanno già preparando per programmare la prossima stagione. In questo discorso però, non si escludono nemmeno i direttori e i calciatori svincolati i quali stanno già valutando le offerte che gli sono arrivate. A tal proposito l’ex direttore generale del Sant’Antonio Abate e l’ex direttore sportivo di Angri, Baiano, Quarto e Virtus Afragola Soccer, tra le tante, Massimo Lombardi ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni di Campania Nel Pallone.
Sull’esperienza alla Virtus Afragola Soccer – “L’esperienza con la Virtus Afragola è stata molto breve infatti è durata solo un mese. La società è composta da tre presidenti, molto per bene, che quest’anno hanno messo anima e soldi. Purtroppo ho deciso di andare via quasi subito perché mi sono reso conto che quella era una squadra che non si poteva salvare. Era una rosa composta da elementi che, secondo il mio modesto parere, erano inadatti alla categoria. Visti questi elementi, ho preferito fare un passo indietro.”
Sulla realtà a cui è più legato – “Una piazza a cui sono molto legato è Nola. È una realtà blasonata che vive di amore e passione. Sono molto legato al club e alla città, che tra l’altro visito spesso da privato cittadino. I tifosi lì sono splendidi, infatti posso tranquillamente dirti che sono affascinato dal tifo nolano.”
Sul futuro – “C’è stato qualche contatto, anche con società al di fuori della Campania. Io non sono un direttore sportivo che dice sempre di sì, oggi va di moda il DS che accontenta in tutto e per tutto il presidente. Io non sono fatto così. Io voglio prendere l’allenatore e fare insieme a lui la squadra, trovare, con il suo aiuto, prima gli uomini e poi i calciatori. Purtroppo, mi sto accorgendo sempre di più che questa è una figura molto difficile da assemblare, soprattutto con alcuni presidenti che, dopo un anno o due di calcio, credono già di essere i professori della materia. Sto cercando un progetto dove mi danno la possibilità di lavorare con un allenatore che rispecchia il mio credo calcistico con cui posso creare qualcosa di bello e di duraturo perché, come ben sai, le squadre in Campania vengono ogni anno rivoluzionate e questo è un errore madornale. Poi vorrei avere la possibilità di lavorare con i giovani, in particolare quelli che vanno dal 2000 al 2007. Insomma sarebbe una bella sfida.”
Sul Sant’Antonio Abate – “Parto dal presupposto che una squadra di calcio, o di Eccellenza o di Promozione o di Serie D, deve avere comunque un’organizzazione, un’idea del progetto che vuole fare, avere una struttura a disposizione e una base economica per svolgere a meglio l’annata. A Sant’Antonio Abate parecchie di queste cose mancavano quindi, alla fine, credo che l’allenatore che li ha portati ai playout ha fatto un miracolo visto che era una fine già scritta.”
Crediti foto: Sant’Antonio Abate
