Pillole di Calcio – Con l’azzurro nel cuore alla guida del Napoli d’Inghilterra: la nuova sfida di Jorginho

“Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”.

Così, Francesco De Gregori ne La leva calcistica del ’68 esorta quel ragazzo ad inseguire i propri sogni, e con lui tutti coloro che desiderano lasciare la loro tracci indelebile, non solo su un campo da calcio. La numerologia legata a questa canzone – scritta a quattro mani con l’indimenticabile Lucio Dalla ­– prepara il terreno a qualcosa di bello, scolpito già nella storia, mentre le parole, ecco quelle un po’ meno ma procediamo con ordine. Il ’68, calcisticamente, richiama una generazione italiana vincente che, con Gigi Riva, Giacinto Facchetti, Gianni Rivera e Sandro Mazzola, ma anche Antonio Juliano e Dino Zoff – con questi ultimi due che militavano nel Napoli – conquistò il Campionato Europeo. Non solo, perché la data di uscita del singolo di De Gregori coincide anche con la splendida vittoria del Mondiale di Spagna del 1982. Successi questi, ai quali ha fatto seguito quello dell’Europeo del 2021, evento in cui hanno cominciato a riecheggiare le parole rivolte al piccolo Nino della nostra storia: un brasiliano dal sangue vicentino e, pertanto, cittadino italiano per diritto di sangue, Jorge Luiz Frello Filho, meglio conosciuto come Jorginho.

È incredibile come, nel destino di una persona, ricorra così tante volte un simbolo, in questo caso un numero: con Jorginho siamo, infatti, dinanzi ad una ricorrenza assai curiosa del numero 2, nella misura in cui molte tra le esperienze decisive del suo percorso di uomo e atleta sono andate riproponendosi una seconda volta. Jorge Luiz nasce il 20 dicembre del 1991 ad Imbituba, comune brasiliano nella regione sud di Santa Caterina. Le sue origini, tuttavia, sono italiane, con il trisavolo paterno nato e vissuto a Santa Caterina di Lusiana, in provincia di Vicenza e poi trasferitosi in Sudamerica. Diventato un calciatore professionista, nel 2012, tra le due Santa Caterina sceglie quella italiana, e con essa la maglia azzurra della nazionale, con cui esordisce, tra le fila dei grandi, il 24 marzo del 2016, nella gara amichevole di Udine contro la Spagna terminata con il risultato di 1-1. Passano 5 cinque anni e, dopo una mancata qualificazione ai mondiali di Russia 2018, e una rinascita con CT Roberto Mancini che lo ha visto in cabina di comando come vertice basso di centrocampo, Jorginho raggiunge l’apice della sua carriera, vincendo l’Europeo a Wembley nella notte di Inghilterra-Italia dell’11 luglio. Cinque giorni prima, però, c’era stato il suo punto più alto individuale, con il rigore che aveva portato gli azzurri in finale, nella sfida contro la Spagna, guarda caso terminata 1-1, proprio come nel giorno del suo esordio. Quello che ha battuto Unai Simon nella lotteria delle semifinali di Euro 2020 resta, al momento, l’ultimo rigore segnato dall’italo-brasiliano con la maglia azzurra: se l’errore contro Pickford nell’altra lotteria dell’ultima partita è stato ininfluente ai fini della vittoria finale, i due rigori sbagliati contro la Svizzera, invece, sono costati all’Italia la seconda esclusione consecutiva da un campionato mondiale, ovvero quello qatariota dello scorso autunno.

 E così la Svizzera e la tassa di esclusione dai mondiali, come Santa Caterina e la Spagna, si sono ripresentati per la seconda volta alla porta di quel giovane che aveva cominciato a vincere con merito e costanza, gettando un’ombra sulla sua carriera, anche nel calcio di club. Formatosi tra Hellas Verona e Sambonifacese, Jorginho si afferma a Napoli, dove arriva sotto la gestione di Rafa Benitez grazie all’occhio di Riccardo Bigon. Con il tecnico spagnolo il feeling è assai limitato e, dopo un anno e mezzo di tanti bassi e pochi acuti, il Napoli decide di cominciare un nuovo corso tecnico con Maurizio Sarri e con lui c’è anche Mirko Valdifiori, ventinovenne, più esperto e maggiormente in grado di supportare la squadra dal centro del campo. La storia dirà diversamente, con l’ex centrocampista empolese via dopo un anno, sette partite e zero acuti e un Jorginho salito in cattedra, capace esclusivamente di pensare prima e mettere in pratica poi la cosa giusta, sotto la sapiente guida del tecnico di Figline Valdarno, con il quale sfiora uno scudetto, nell’anno 2017/2018, ovvero quello dei 91 punti. Tra Sarri e Jorginho si crea la più classica tra le corrispondenze di amorosi sensi, al punto che non appena diventato allenatore del Chelsea, la sua prima richiesta alla proprietà del club londinese è proprio l’italo-brasiliano. Nell’estate del 2018, sul numero 8 dei Partenopei è serrata la corte di Pep Guardiola e del suo Manchester City, bisognoso di un metodista alla Sergio Busquets, poi trovato nello spagnolo Rodri. Sta di fatto che il derby di calciomercato tra i paperoni di Premier League City e Chelsea viene vinto dai Blues e quando si ripresenta in campo tre anni dopo per la Finale di Champions League, Jorginho è titolare inamovibile, in prima linea per la conquista della coppa dalle grandi orecchie.

Non solo Paperoni, la Premier è, prim’ancora che un pozzo di denaro senza fondo, un luogo di spettacolo, per la regia di imprenditori e intenditori a tutela di un patrimonio calcistico messo a punto anno dopo anno. A contribuire all’epica del calcio inglese degli ultimi tempi ci ha pensato anche Jorginho, nel suo piccolo grande bagaglio tattico, utile tanto al calcio azzurro d’Italia, quanto a quello inglese che, seppur meno tecnico, ha saputo riconoscergli un’efficacia tale non volersene privare. Neanche una volta finita la sua storia a Stamford Bridge. Dallo scorso martedì 31 gennaio, infatti, Jorginho non è più un calciatore del Chelsea. Solo a gennaio, la Premier League ha fatto girare complessivamente 680 milioni di euro e di questi, circa 15 li ha spesi l’Arsenal per il cartellino del campione azzurro ex Hellas Verona e Napoli, al quale, è ragionevole credere, che l’allenatore Mikel Arteta abbia già affidato le chiavi del centrocampo in vista delle prossime partite. Jorginho arriva in una squadra che, esattamente come il Napoli, sta dominando il proprio campionato, laddove alla vigilia addirittura si faticava a pronosticarne un arrivo tra le prime quattro. Arteta era il vice di Guardiola al Manchester City nel momento in cui saltò la trattativa che avrebbe dovuto portare l’allora mediano partenopeo a vestire l’azzurro del City, e certamente avrà colto al balzo, con quattro anni e mezzo di ritardo, la possibilità di vestirlo di rosso e di bianco. Jorginho entra dunque a far parte di una creatura che con il lavoro e la passione – lo stesso a cui è stato ben abituato con Sarri – ha raccolto il plebiscito di tutto il mondo e che lo ha portato a primeggiare nella lega più competitiva e difficile nel mondo.

Al momento l’Arsenal di Arteta viaggia in testa alla classifica di Premier League con 50 punti in 20 partite, di cui 16 vinte, 2 pareggiate e due perse. In maniera simile, il Napoli si staglia al comando della Serie A con 56 punti in 21 partite, di cui 18 vinte, 2 pareggiate e una persa. Entrambe le compagini godono di quel giusto mix tra la linea verde e quella esperta, ben lavorato da chi, con competenze tecniche e comunicative, ha capito come curvare l’inerzia dei 90’ e, probabilmente, anche della storia. Sia l’Arsenal che il Napoli sono da fin troppo tempo relegate al ruolo di solida realtà del proprio campionato, senza mai primeggiare. Se, quindi, è vero che Spalletti e Arteta sono i cosiddetti “uomini forti che creano i destini altrettanto forti” è vero anche che le fortune delle due capoliste, dipendono anche, in minima parte, dalla qualità della bagarre dietro. Il Napoli, infatti, ha fatto sin da inizio anno, il suo corso mentre a turno, le inseguitrici, erano pervase da improvvise crisi, al punto da arrivare, adesso con 13 punti di margine sulla seconda. L’Arsenal, invece, ha, momento, 5 punti di distacco dal Manchester City, che sarebbero, potenzialmente 8, in virtù di una gara da recuperare.

Con lo spirito di chi il suo personale scudetto lo avrebbe già ampiamente meritato ormai cinque anni fa, Jorginho si appresta, dunque, ad una nuova sfida nella capitale inglese, che potrebbe regalargli il primo campionato della sua, fin qui straordinaria, carriera. L’augurio è che, come già capitato spesso con altre esperienze, l’azzurro campione d’Europa possa raddoppiare, perché in fondo, qualsiasi successo all’ombra del Vesuvio, sarebbe sempre anche un po’suo.