“È primavera. È primavera. Amore, aspettami che c’è una vita intera”. Così cantava Enrico Ruggeri nella sua Primavera a Sarajevo dipingendo una nuova alba dei paesi balcanici, per troppi anni – nell’ultimo decennio del secolo scorso – teatro di guerra e massacri. È primavera, quantomeno nella stagione dell’anno, appena apertasi, e noi, dopo aver fatto memoria di una storia, tuttora costellata da tensioni, ci apprestiamo a decantare – ma non troppo – la bella stagione tra le Alpi, gli Appennini e i verdi campi italiani di calcio.
Ventiquattro anni dopo, l’Italia torna ad essere rappresentata ai quarti di finale delle coppe europee da sei squadre. Nel 1999 toccò a Juventus, Inter, Roma, Parma, Bologna e Lazio difendere il tricolore oltreconfine, riuscendoci anche conquistando i due terzi dei trofei in palio con il Parma di Malesani e la Lazio di Eriksson vincitori, rispettivamente, di Coppa UEFA e Coppa delle Coppe. Quest’anno, potenzialmente, il piatto potrebbe essere ancora più ricco perché gli accoppiamenti dell’urna di Nyon sono stati nuovamente “benevoli”.
In Champions League, il sorteggio ha incrociato Napoli e Milan, dando la certezza di vedere un’italiana al turno successivo, e potrebbe aver ulteriormente incrociato il destino dell’Inter con la vincente tra azzurri e rossoneri. Dopo sei anni dall’ultima volta, la Serie A potrebbe avere, perciò, una squadra a rappresentarla nella finale della competizione per club più importante del calcio. A frapporsi tra l’Italia e la Finale di Istanbul del prossimo 10 giugno c’è l’alter-ego portoghese del Napoli di Spalletti, ovverosia il Benfica di Roger Schmidt, avversario dell’Inter nelle final eights di aprile. L’altra sponda della Coppa Campioni, invece, vede darsi battaglia il Real Madrid, il Chelsea, il Bayern Monaco e il Manchester City: ora, non è che queste quattro squadre siano totalmente fuori-portata per le nostre rappresentanti, però è confortante il pensiero di aver totalmente evitato certi colossi nel percorso verso un’eventuale finale.
Nella cadetteria internazionale dell’Europa League, Juventus e Roma si sono confermate superiori ai rispettivi avversari del Friburgo e della Real Sociedad, nei doppi confronti agli ottavi. Mourinho ed Allegri dovranno, adesso, superare gli scogli del Feyenoord e Sporting Lisbona con la stessa solidità e tenuta difensiva mostrate tra play-off e ottavi. Anzi, all’aumentare del tasso di difficoltà delle avversarie, ai due tecnici sarà senz’altro richiesto un upgrade sul gioco che finora non si è visto, in modo particolare per la Juventus. Passassero il turno contro i portoghesi di Ruben Amorim, i bianconeri incontrerebbero la vincente di Manchester United-Siviglia e c’è ragione di credere che siano i Red Devils. È vero che gli spagnoli – in procinto di salutare il secondo tecnico stagionale – stanno all’Europa League quasi come il Real Madrid sta alla Champions ma è altrettanto vero che stanno vivendo la peggior stagione almeno degli ultimi vent’anni, rischiando addirittura di retrocedere dalla Liga.
In Conference League, invece, resta solo la Fiorentina a portare avanti il tricolore dopo l’eliminazione della Lazio di Sarri. Piccola parentesi sui biancocelesti: contro l’AZ Alkmaar, negli ottavi di coppa, è sembrato di vedere, in parte, la proposta del Napoli contro il Lipsia nel doppio confronto europeo del 2018; la prospettiva della qualificazione in Champions League con i biancocelesti – così come quella di vincere lo scudetto con i partenopei cinque anni fa – è troppo ghiotta e per il tecnico di Figline è perseguibile giocando solo una volta a settimana. Risultato: Lazio momentaneamente seconda in campionato e forte di ben sei punti in campionato ottenuti nella stracittadina contro la Roma.
La Viola di Vincenzo Italiano si giocherà, nel mese di aprile, la possibilità di disputare due finali di coppa, in Italia e in Europa con la Conference e, nel secondo caso in particolare, il tappeto è potenzialmente steso, data l’uscita dello spauracchio principale del Villareal per mano dell’Anderlecht.
Delineato il quadro dei prossimi impegni europei con possibili scenari all’orizzonte resta un unico interrogativo: è vera gloria? Se per “vera gloria” s’intende un rinascimento del calcio italiano la risposta è semplice ed è no. Troppo comodo pensare che una singola campagna europea – omologa rispetto a quella dell’Italia di Mancini del 2021 – costituisca la tempesta che spazza via ogni male. Quali sono i mali del nostro calcio? Li abbiamo elencati, a malincuore, più volte: assenza di investitori, di stadi, di centri sportivi e di educatori adeguati alle esigenze educative dei più piccoli, di piccoli calciatori destinati spesso a non diventare mai grandi, di una cultura inclusiva che si apra agli influssi esteri, di una comunicazione seria che vada nelle pieghe del problema anziché aggirarlo. Una comunicazione seria, appunto, invocherebbe una rivoluzione che passerebbe, inevitabilmente, da una serie di riforme politiche per cavalcare seriamente questa bella ventata di calcio europeo e rendere il prodotto più appetibile. In sostanza, non avrebbe senso farsi bastare neppure una tripletta di trofei (cosa ai limiti dell’impossibile) così come adagiarsi sull’Europeo di Mancini vinto non ha fatto altro che portare delusioni su delusioni, peraltro cocenti a vita.
Proprio il nostro CT ci ha tenuto a smorzare gli animi riguardo l’exploit delle coppe europee: “No, non si può parlare di rinascita del calcio italiano, al massimo dei club di Serie A. Ci fossero 50/60 giocatori italiani sarebbe diverso, magari anche la metà, ma così no. Non è una rinascita del calcio italiano. In Italia non gioca più nessuno per strada. Noi giocavamo 3-4 ore per strada e poi andavamo ad allenarci, oggi questo non accade più. Non è un caso se giocatori nascono ancora in quei paesi, come Uruguay, Argentina o Brasile, dove si gioca ancora molto per strada. Perché Gnonto in Italia non l’ha preso nessuno? Poteva giocare per la Sampdoria o la Fiorentina. Nessuno l’ha preso, però gioca titolare in Premier League. In Olanda c’è Oristanio che gioca bene in Eredivisie. Zaniolo è un po’ l’emblema, non giocava e poi s’è ritrovato titolare in Champions League. Noi dobbiamo cercare di andare a scovarli da qualche parte, in tutti i modi”. Queste, le sue parole, nella conferenza stampa di presentazione del ritiro in vista delle sfide con Inghilterra e Malta, a delineare lo scenario culturale, prim’ancora che tecnico, del nostro Paese. E, a proposito della cultura del pallone, regge poco anche la teoria della rinascita della Serie A o, quantomeno, è difficile parlare di rinascita dopo aver visto due partite come Lazio-Roma e Inter-Juventus della scorsa domenica 19 marzo, che definire mediocri sarebbe un generoso eufemismo. C’è il Napoli, questo è poco ma è sicuro: i Partenopei rappresentano la seconda speranza azzurra del nostro movimento in poco meno di due anni, dopo l’Italia delle notti europee del 2021. Il precedente della nazionale – da “Bella” a “Bestia”, porta a concludere che, come in quel caso, né Mancini, né Spalletti possono fare come il Dio Atlante che, da solo, prende il pianeta Terra tutto sulle sue spalle.
Secondo i dati forniti da Demos per La Repubblica e riportati da calcioefinanza.it in un articolo di ieri (20 marzo 2023), il 54% dei tifosi italiani intervistati ritiene il campionato di Serie A meno credibile. Dieci anni fa, la percentuale di tifosi limitatamente a questo problema, si attestava al 45%. Di certo, dunque, l’appeal del nostro calcio non è aumentato. Tra Nazionale e coppe europee con il club, dunque, c’è da invocarla a gran voce questa rinascita, consapevoli, tuttavia, che la dimensione di questo fenomeno non debba misurarsi con il “trofeo” bensì con diversi parametri, puramente sportivi ma anche finanziari che tengono conto della passione di chi gioca e di quella di chi investe. Al momento, entrambi questi poli di utenti sono sia poco ascoltati che poco appagati e qualsiasi gioia proveniente dal campo – qui ed ora – è più probabile che vada ad ammassare la classica polvere sotto il tappeto. Ecco, a proposito di polvere, oggi in Italia, la Primavera è più la stagione delle allergie che non delle fioriture. Si spera nel domani…
Fonte foto: pagina ufficiale Twitter SSC Napoli