Pillole di Calcio – La chiamavano Arancia Meccanica: dall’Ital-Olanda del calcio-tennis al miracolo di Haller con la Costa d’Avorio

Trasferte amare anzi, amarissime. Un’Inter versione “Thanos ineluttabile” condanna la nuova vecchia Salernitana di Fabio Liverani ad abbassare ancora di più la percentuale salvezza. Dal 3.5% svelato qualche giorno fa dal dg Sabatini a che numero siamo arrivati? 3, 2.7? La sera del 16 febbraio ero allo stadio e devo ammettere che la sensazione di bellezza provata per lo spettacolo offerto dalla squadra di Simone Inzaghi è universalmente riconoscibile e rasenta picchi di Napoli di Spalletti, sia per i numeri, sia per come se ne riconosce l’ottimo valore anche fuori dai confini italiani. Calcio Totale, quello dei nerazzurri anzi, arancioni, per quella divisa indossata in occasione del match contro i campani che ricorda la grande Olanda di Johann Cruijff e di CT Rinus Michels: la mitica “Arancia Meccanica” dei mondiali del ’74 che ha incantato il mondo pur non conquistando la coppa, vinta poi dai padroni di casa della Germania. Cinquant’anni dopo, il calcio si riscopre orange e lo fa anche grazie ad un’altra nazionale, ovvero quella africana della Costa D’Avorio, che lo scorso 11 febbraio si è laureata campione continentale vincendo la finale contro la Nigeria di Victor Osimhen e di capitan Trost Ekong, l’anno scorso in forza proprio alla Salernitana.

Da qualche tempo anche l’Italia è tinta d’arancio che mai, basti pensare che lo sportivo nostrano che attualmente ci rende più fieri è un ragazzino ventunenne di nemmeno ventitré anni, con i capelli color carota. Dopo la vittoria dell’Australian Open di tre settimane fa, Jannik Sinner è diventato il primo italiano a slanciarsi sino alla terza posizione nella classifica ATP, e lo ha fatto vincendo il torneo master 500 di –indovinate un po’ – Rotterdam, lo scorso 18 febbraio. Una vera e propria corrispondenza di amorosi e cromatici sensi.
Mentre il campione italiano di tennis si giocava la finale contro l’australiano De Minaur, in Italia si stava disputando la venticinquesima giornata di Serie A, che si è distinta particolarmente per un record interessante. Infatti, ben sei olandesi sono andati a segno, battendo il record del 1993-94, quando però, i gol orange messi a segno in un singolo turno di campionato erano stati appena tre in. Invece, nella giornata appena andata in archivio, a timbrare il cartellino del gol ci hanno pensato Denzel Dumfries in Inter-Salernitana, Tijjani Noslin in Verona-Juventus, Teun Koopmeiners e Mitchel Bakker in Atalanta-Sassuolo, Joshua Zirkzee in Lazio-Bologna e, infine, Dean Huijsen in Frosinone-Roma. A distanza di trent’anni, è curioso come la storia possa rovesciarsi, ovverosia non è più l’Olanda a rendere grandi le piazze europee bensì i club di diverse piazze a dare alla federazione orange un motivo per tornare ad avere fiducia nel suo movimento. Dopo i mondiali brasiliani del 2014 c’è stata, infatti, una inesorabile implosione del calcio dei Paesi Bassi, simile a quella che ha visto protagonista l’Italia. Oggi, a quattro mesi circa dagli Europei tedeschi, la situazione resta al limite, con il CT Koeman che ha ripreso in mano la nazionale olandese dopo averla lasciata nel 2020 per andare, al Barcellona.
A proposito di questo filo rosso che lega Amsterdam alla Catalogna: c’è stato un tempo in cui dall’Olanda partivano veri e propri evangelizzatori del calcio, alla volta di grandi piazze europee, per ridefinire i concetti di questo sport e slanciarlo nel futuro. È senz’altro il caso di Johan Cruijff, l’uomo che ha fatto la rivoluzione per ben due volte, tra Ajax e Barcellona, con i calzoncini in campo e la giacca in panchina. I numeri e i trofei che hanno connotato la carriera di Cruijff in terra catalana non rendono l’idea dell’impatto che il genio di Amsterdam ha avuto, non solo sui blaugrana, ma sul modo di concepire il calcio nel Vecchio Continente: zero posizioni fisse, interscambi, linea di difesa vertiginosamente più alta e ampiezza del campo variabile a seconda delle situazioni di gioco. Quella olandese, in realtà, è una scuola arancione nata con Rinus Michels e proseguita poi con Johan Cruijff e Louis van Gaal, che ha preso il nome di “Calcio totale” e che ha messo fondamenta soprattutto in Spagna, negli anni ’90, con l’apice raggiunto negli anni ’10 del 2000 con il Barcellona di Guardiola e la Spagna vincitrice di un mondiale e due europei tra il 2008 e il 2012.
Coevo allo Johan Cruijff tecnico è stato Arrigo Sacchi in Serie A. Il tecnico emiliano, vincitore di due Coppe dei Campioni con il Milan nell’89 e nel ’90, è senz’altro una delle icone del calcio italiano di sempre, pioniere di un calcio portato avanti grazie, soprattutto, a tre olandesi. Ruud Gullit, Marco van Basten, Frank Rijkaard sono stati tre sublimatori perfetti dell’avanguardia tattica di Sacchi che aveva in Baresi, Ancelotti e Maldini i costruttori dalle fondamenta.

Arancione, però, è anche il colore della copertina di un libro di favole scritto da un gruppo di ragazzi africani, ivoriani per l’esattezza. Più di una settimana fa, si è conclusa la Coppa D’Africa, ospitata proprio in Costa d’Avorio, nella città di Abidjan.
Era successo solo due volte che un CT venisse esonerato durante un grande torneo, entrambe durante il mondiale di Francia ’98, con Tunisia e Corea del Sud che cambiarono guida tecnica prima della fine del girone. Ventisei anni dopo, la Costa D’Avorio decide di esonerare l’allenatore Jean-Louis Gasset dopo una fase a gironi a dir poco disastrosa ma che l’ha vista comunque qualificarsi nel lotto delle migliori terze. Al suo posto, i vertici federali scelgono un tecnico ad interim come Emerse Faé. Risultato? Tutte vittorie, e la coppa vinta davanti al proprio pubblico. Un miracolo? Forse. Di certo non l’unico regalatoci da questo calcio fin troppo bistrattato all’emisfero nord. Il racconto più grande che si potrà fare, parlando in futuro di questa edizione della coppa africana, è quello su Sebastian Haller, che un anno fa giocava la sua partita più importante, ma non su un campo da calcio.
Due stagioni fa, il nome di Haller era quello più in voga tra gli scout e i dirigenti di tutta l’élite europea del calcio. Ogni squadra con l’attacco da rifare guardava in casa Ajax e a quell’ariete da undici gol in otto partite di Champions League. Nell’estate del 2022 la spunta il Borussia Dortmund che spende 31 milioni di euro per sostituire Haaland, passato al Manchester City. Appena dieci giorni dopo l’ufficialità del trasferimento al Dortmund, ad Haller viene diagnosticato un tumore maligno ai testicoli, in seguito ad un malore accusato durante il ritiro pre-campionato. Inevitabile il momentaneo ritiro dall’attività agonistica con l’attaccante che, nei mesi a seguire, si sottopone a due operazioni e a quattro cicli di chemioterapia. La nuova alba di Haller sorge tra gennaio e febbraio del 2023, con il debutto in maglia giallonera condito dal primo gol, nel match di Bundesliga contro il Friburgo del 4 febbraio. Sempre più in ritmo, i gol di Haller non portano, però, a quello che sarebbe stato uno storico scudetto in terra Ruhr, sfumato proprio all’ultima giornata.

Non era la Germania, però, lo scenario scelto dagli dei del pallone per chiudere il sipario di questa storia commovente, bensì l’Africa, la terra dove è nata sua mamma e tanto era bastato, da bambino, per scegliere con quale nazionale giocare una volta diventato calciatore, essendo Haller nato in Francia.
Il mondo si aspetta Osimhen, attaccante con l’hype dalla sua, prossimo ad un trasferimento da centinaia di milioni, e invece il calcio regala la favola di Haller, padrone di casa che mette la zampata finale e completa la rimonta ivoriana dopo il gol nigeriano di Trost Ekong e il pari di un’altra vecchi conoscenza della Serie A come Frank Kessié.
“Ero guarito… Eccome!”. Recita così una delle ultime frasi del film Arancia Meccanica, uscito nelle sale nel 1971 e diretto da Stanley Kubrick. È guarito Sebastian Haller. È guarita in un batter d’occhio la sua Costa d’Avorio, dopo un cambio in panchina che poteva scuotere ulteriormente in negativo l’ambiente e invece ha attivato nervi e gambe di ognuno all’interno dello spogliatoio. Ci auguriamo, naturalmente, che questo possa avvenire anche all’interno di due realtà calcistiche come Napoli e Salernitana. I granata del nuovo tecnico Fabio Liverani, dopo l’ineccepibile sconfitta di San Siro, sono chiamati ad un’impresa forse ancora più ardua rispetto a quella di due stagioni fa. Il Napoli, proprio come la Salernitana, si appresta ad inaugurare il terzo ciclo tecnico targato Francesco Calzona, dopo l’esonero di Walter Mazzarri e quello autunnale di Rudi Garcia, per provare a dare a quell’azzurro sempre più sbiadito un tocco di follia e poesia tutto arancione, in stile Costa d’Avorio.

Foto: pagina ufficiale Instagram Sebastian Haller