La presidenza Krause dal letargo in B al ritorno nella massima Serie
Nel settembre 2020 l’imprenditore statunitense Kyle Krause rilevò il 90% delle quote del Parma Calcio 1913 realizzando il sogno atavico di investire nel Bel Paese. Discendente di un albero genealogico, sul quale ramo materno fiorisce il tricolore dei nonni immigrati negli Stati Uniti, il patron dei crociati ha costruito la sua fortuna investendo in importanti aziende vinicole in Piemonte: Vietti ed Enrico Serafino. La sua indole imprenditoriale si è successivamente riversata nel calcio, segnato dall’idea – della quale il più grande e criticato proselite si incarna in Aurelio De Laurentiis – che le squadre di club siano aziende dai grandi profitti richiedenti impegno e organizzazione, a scapito dell’entusiasta ed ingenua visione passionale del coro. Tuttavia, il progetto impose un salatissimo dazio: la retrocessione in Serie B dopo tre anni nel massimo campionato italiano. Infatti, nel primo anno della direzione Krause i crociati collezionarono tre sole vittorie, rispettivamente contro Verona, Genoa e Roma, undici pareggi e ventiquattro sconfitte e sprofondarono matematicamente nella serie minore il 3 maggio con quattro giornate di anticipo. Dall’anno successivo il nuovo patron cominciò a lavorare per la risalita dei crociati, costruendo un progetto per il quale, fino ad oggi, ha investito 375 milioni di euro indispensabili al mantenimento del bilancio in verde. La cifra ha anche consentito al magnate americano di vestire in maglia crociata calciatori di un certo calibro, primo tra tutti Gianluigi Buffon (22 giugno 2021), ma non bisogna dimenticare Roberto Inglese, acquistato dal Napoli per 21,8 milioni, operazione tra le più onerose del presidente. L’edificazione del nuovo Parma richiese tre anni, tempo che i tifosi parmigiani scontarono nel limbo lontano dalla luce del grande professionismo, vedendo lottare la propria squadra per la zona centrale di classifica, almeno durante la prima stagione 2021-22, quando il Parma si posizionò dodicesimo. L’anno successivo l’arrivo di Fabio Pecchia alla direzione del club rese sì più appetibile la visione dei crociati, ma anche più amaro il boccone da digerire, quando il sogno della scalata fu assaporato fino in fondo, salvo che il piatto dei campioni fu servito in semifinale al Cagliari, che dopo aver battuto gli avversari all’Unipol Domus per 3-2 imposero il pareggio sull’erba del Tardini, accedendo alla finale, poi vinta, contro il Bari. Se la retrocessione fu il prezzo da pagare per un mercato di riparazione che vide approdare al Tardini la bella gioventù dei ragazzi oggi a disposizione di Pecchia, chiarendo la rigida preferenza del patron delle gambe sull’esperienza, i frutti giunsero, come noto, soltanto al termine della passata stagione, quando con due giornate di anticipo il Parma strappò il campionato carpendo 76 punti, conseguenza matematica di 21 vittorie, 13 pareggi e sole quattro sconfitte. Kyle Krause sconta il purgatorio del suo club e riporta un pezzo di storia del calcio in Serie A, perdurando il suo progetto fondato sulla trazione dei giovani, per il quale ha già provveduto a rilevare – notizia dell’ultima settimana – la rimanente quota del 9% appartenente a Nuovo Inizio, aggregazione di imprenditori parmigiani.
Il debutto contro la Fiorentina e l’impresa col Milan
Nonostante l’ultimo percorso in B avesse già abituato spettatori e telespettatori al bel gioco propositivo dei crociati, nessuno avrebbe ipotizzato lucidamente che fosse riproducibile in Serie A. Mentre, dunque, l’alba del campionato diffondeva i primi pregiudizi e pronostici sul resto della stagione, il Parma scese in campo al “Tardini” contro la Fiorentina non per arginare una grande squadra, ma per tenerla in scacco. L’occasione in verità non fu propizia, giacché l’estro da calcio piazzato di Cristiano Biraghi vanificò la rete di Man e punì la negligenza inesperta degli uomini di Pecchia sotto la porta di Terracciano. Tuttavia, la prova era stata superata: affrontare una squadra superiore combattendo per vincere la partita e sciorinare il proprio gioco. La lezione è stata impartita più duramente al Milan, che infatti ha subito la prima rete dei crociati in meno di due minuti, con una rapida azione da una parte all’altra del campo che vede il termine nell’assist di Bonny a servizio del letale sinistro di Man. Al 77’ Cancellieri spariglia la partita riequilibrata per poco dal gol di Pulisic e mette a segno il goal che consacra una prestazione da sogno, anche se sprecona. Il Parma in questo modo diventa la mina vagante della Serie A, dalla quale devono guardarsi anche le big.
Il giovane calcio del metodo Pecchia
Convinto sostenitore di un gioco propositivo e padroneggiato, Fabio Pecchia ha sorpreso il mondo del calcio italiano raccogliendo la giovane rosa allestita da Krause e rendendola un osso duro per qualsiasi formazione avversaria. Il modulo di cui si avvale è un 4-2-3-1 che sa sfruttare le fasce, ma si offre spesso in verticale grazie alle caratteristiche del regista di centrocampo Adrian Bernabé. La peculiarità dei crociati risiede nella celerità con la quale il possesso del pallone arriva ai centravanti, con la spinta sincronica e compatta dell’intero organico. Ѐ chiaro che una squadra così propositiva alterni alla gestione del gioco una fase di non possesso contraddistinta dal pressing offensivo, meccanismo ancora grezzo che richiede un’attenta manutenzione.
La maledizione dei tre punti dopo la sentenza del “Maradona”
La gara contro il neonato Napoli di Antonio Conte ha inferto un colpo devastante alla formazione parmigiana. Dopo il vantaggio concretizzato da Bonny dal dischetto a fronte di una prestazione generale sensazionale contro una squadra sì in fase di ricostruzione, ma ancora memoria di un retaggio vincente e altisonante, il Parma cade in un profondo gelo. Zion Suzuki investe in uscita David Neres e riceve la seconda ammonizione, lasciando i compagni con un uomo in meno e senza la protezione di un portiere, avendo esaurito tutti i cambi disponibili. A poco serve chiudersi in difesa, poiché l’ingresso in campo di Romelu Lukaku ribalta le sorti della gara, mentre la propensione in avanti di Anguissa vale la rimonta partenopea. Una sconfitta probabilmente immeritata che però si piega alle leggi spietate dello sport. L’onta del “Maradona” ha virato il progresso del club parmigiano, digradato verso la coda della classifica. Infatti, nelle ultime quattro gare di campionato il Parma ha alternato sconfitte (Udinese e Cagliari) a pareggi (Lecce e Bologna), ma il dato più bizzarro e sconvolgente è che la formazione di Fabio Pecchia si è conservata integra soltanto nella gara contro i sardi, mentre nelle restanti ha dovuto sopperire ad un’espulsione. La qualità del gioco dei crociati è innegabile e incontestabile, ma se si appurasse la piena inconsistenza del ruolo della fortuna nel gioco del calcio, allora sarebbe necessario constatare la presenza di un’avaria nel sistema da riparare al più presto, soprattutto in vista dell’anticipo che andrà disputando il prossimo 19 ottobre contro il Como di Cesc Fabregas. Lo stadio “Giuseppe Sinigaglia” costituirà un “campo di mine” dove le due vaganti e formazioni pericolose della Serie A si daranno battaglia per dimostrare di essere la reale promessa della stagione.
Foto: Parma Calcio 1913.