Ma a voi piace la sosta nazionali? Sì, probabile che sia una delle cose maggiormente urticanti del mondo del pallone ma è vero anche che, a volte, fa bene staccare di quel tanto che basta sia a chi, spettatore della crisi della sua squadra, è allo stremo delle energie psichiche, sia a chi, con le mani tese al cielo in stile Goku/Majin Bu, gioca la volata scudetto insieme ai suoi beniamini. Due settimane di pausa, con un occhio alla nazionale italiana e l’altro a dividersi in giro per il mondo a sperare che nessuno dei suoi si faccia male.
Speranze mal riposte per i tifosi dell’Inter, alle prese con un cambio della guardia in infermeria, con Zalewski, Darmian e Dimarco recuperati per i prossimi impegni ma con due nuove potenziali grane come Dumfries e capitan Lautaro che non si sono infortunati con le nazionali perché già erano arrivati malconci dalla Pinetina. Da valutare, perciò, le loro condizioni ma quasi certamente al rientro contro l’Udinese, i due calciatori saranno ai box. Nel frattempo, i nerazzurri si godono il primato in classifica, mantenuto e consolidato con quel punticino che, a lungo andare, potrebbe fare la differenza. Il vero motore, tuttavia, potrebbe essere emotivo, con la prova di Bergamo contro l’Atalanta della scorsa domenica 16 marzo che ha visto l’Inter imporre il suo status da grande squadra, assestando un netto gancio ad un’accreditata competitor per lo scudetto; colpo che, invece, le era mancato due settimane prima al Maradona contro il Napoli. Nessuno, francamente, pensava che al Gewiss l’Inter si comportasse da pungiball e imbarcasse acqua come la Juventus di sette giorni prima – per motivi come, appunto, lo status, la consolidata difesa e un insieme che attacca e subisce autorevolmente – ma che la prorompente Dea vista a Torino venisse sgonfiata nelle sue certezze a tal punto da non impensierire praticamente mai Sommer, questo non era preventivabile. I meriti sono tutti di chi non solo ha arginato ma anche azzannato e dominato l’Atalanta, ovvero l’Inter e il suo allenatore Simone Inzaghi che all’ultimo scontro diretto di questo campionato rispondono presenti e, in attesa di eventuali scossoni, mettono una prima piccola ipoteca sul titolo.

Il Napoli, tuttavia, è solo a -3 dalla capolista ma l’aria che aleggia nei giorni immediatamente successivi al pari bruttino di Venezia è quella di un disfacimento generale o, almeno, è un clima artificiale costruito da tutti, tranne che dagli addetti tesserati azzurri.
Ok che dal 2 febbraio, gli uomini di Conte hanno raccolto 8 pt in sette gare; ok un attacco che non graffia a dovere nonostante un Raspadori in formato Sassuolo ’21-’22 e un Lukaku miglior assistman del torneo match winner di gare pesanti come Juventus, Atalanta a Bergamo e Fiorentina; ok l’indebolimento sul mercato di gennaio, tutt’ora poco accettato e per nulla capito. In questo lasso temporale, tutte le squadre di vertice – nessuna esclusa – ha avuto un passo claudicante, Inter compresa e addirittura non pervenuta nel recupero di Firenze e nel secondo tempo di Torino contro la Juventus e, in affanno in quasi tutte le uscite di campionato, anche quelle vinte. Pesa nel Napoli, il dato numerico della sola vittoria casalinga contro la Fiorentina su sette partite ma il plot di tutte le gare è quello di una squadra sempre sul pezzo e pericolosa, anche quando appare dormiente. La prova offerta allo stadio “Pier Luigi Penzo” contro il Venezia è quella di una squadra, inconsciamente calata nella ripresa dopo un primo tempo da squadra “vera” che sfiora il vantaggio più volte, rischia il passivo e, in generale, si inchina ad un Radu in giornata di grazia tra i pali. La vittoria, che ai punti sarebbe stata meritata, in verità è uno 0-0 che orienta i giudizi non tanto sulla partita in sé ma su un percorso intero, sporcando quanto di eccellente fatto e che potrebbe portare, nonostante tutto, ancora a quello scudetto, lontano una manciata di punti. Il Napoli ha ampiamente dimostrato di avere gli strumenti e quella fame per recuperare il divario, ad esempio nella gara casalinga contro la Fiorentina, nel secondo tempo contro l’Inter e anche in occasioni meno felici come a Como e al Penzo, la scorsa domenica di Serie A, dove, nonostante tutto, i tifosi hanno assistiti a porzioni di gara di dominio assoluto.

Siamo sicuri, poi, che la “zona Conte” non debba ancora venire e che la resa dei conti con il Napoli l’Inter la debba ancora fare? Nel primo anno alla Juventus del tecnico leccese (2011-12), poi conclusosi con il primo posto, i bianconeri si presero definitivamente la vetta solitaria il 7 aprile, ovvero alla trentesima giornata, quella della vigilia di Pasqua, approfittando di uno scivolone improvviso del Milan di Allegri nella sfida di San Siro contro la Fiorentina, persa per 2-1. Quel Milan era già uscito da tutte le coppe e aveva come unico obiettivo quello di ripetersi in campionato. L’Inter di Inzaghi, per certi versi, richiama quel Milan, per l’esperienza della sua rosa (che però fa rima anche con anzianità e quindi infermeria) e per qualche peccato di presunzione in attacco e in difesa e, proprio per queste ragioni, c’è motivo di credere che possa lasciare dei punti in campionato, a maggior ragione perché al rientro dalla sosta avrà condensate nove gare in quattro settimane mentre il Napoli ne avrà fatte cinque.

E l’Atalanta, cannibale all’Allianz Stadium contro la Juve? Probabile che quella vittoria roboante coincida con l’ultima vera gioia della stagione e, forse, dei nove anni di Gasperini a Bergamo? L’ago e il filo tanto decantati nelle coreografie dei tifosi atalantini per cucirsi lo scudetto verranno riposti nel cassetto? I punti di distacco dall’Inter sono diventati sei la scorsa domenica. Più che nei numeri, non ancora proibitivi per la vittoria finale, a destare perplessità nella Dea è l’atteggiamento che la squadra mette quando c’è da arrivare al “dunque” e quel dunque non è stato solo l’Inter ma anche il Torino (1-1), il Cagliari e il Venezia (0-0 in entrambi i casi). In queste sfide, l’Atalanta ha dilapidato sei punti, proprio quelli che la separano dalla vetta e proprio a partire dal famoso weekend di campionato del 2 febbraio, giornata in cui sia Inter che Napoli hanno cominciato ad impantanarsi sbattendo per 1-1 rispettivamente contro Milan e Roma.
Foto: SSC Napoli, Atalanta Bergamasca Calcio