Pillole di Calcio – “Affaire” Nicola. Il giallo, anzi il granata, di un ennesimo scivolone mediatico

Gattopardismo – Nel linguaggio letter. e giornalistico, l’atteggiamento (tradizionalmente definito come trasformismo) proprio di chi, avendo fatto parte del ceto dominante o agiato in un precedente regime, si adatta a una nuova situazione politica, sociale o economica, simulando d’esserne promotore o fautore, per poter conservare il proprio potere e i privilegi della propria classe. Il termine, così come la concezione e la prassi che con esso vengono espresse, è fondato sull’affermazione paradossale che «tutto deve cambiare perché tutto resti come prima», che è l’adattamento più diffuso con cui viene citato il passo che nel romanzo Il Gattopardo (v. la voce prec.) si legge testualmente in questa forma «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Consultare per credere l’Enciclopedia Treccani o, se preferite – e sarebbe preferibile – l’opera letteraria o cinematografica de Il Gattopardo, rispettivamente di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e di Luchino Visconti.

Pare che dalle parti di Salerno abbiano deciso di seguire i dettami di don Fabrizio Corbera principe di Salina, appunto il gattopardo. Partiamo da tredici mesi fa: la Salernitana, ad un passo dal baratro, viene rilevata e quindi salvata da un uomo capace di imprese straordinarie: nel mondo della formazione, nel campo dell’editoria con progetti sorprendenti e che, infine, è arrivato a stravolgere in pochi mesi anche il mondo calcio. E no, non è un politico milanese ex presidente del consiglio né tantomeno Todd Boehly, neo-proprietario, invece, del Chelsea, che, in un anno e mezzo ha speso la bellezza di più di mezzo miliardo di euro e il mercato di gennaio non è ancora finito. A salvare la Salernitana ci ha pensato il signor Danilo Iervolino, nativo di Palma Campania, tifoso del Napoli, erede della famiglia che ha fondato le scuole paritarie Iervolino e fondatore, a sua volta, delle università telematiche in Italia.
Il suo merito a capo del club granata, dopo aver raccolto una situazione amministrativa e sportiva deficitaria, è stato quello di essersi affidato sin da subito a persone esperte di calcio come Walter Sabatini e la sua area scouting e Davide Nicola, mantenendo ben salda la posizione di Stefano Colantuono ma a capo delle squadre giovanili, anch’esse con prospettive di crescita come la prima squadra.

Il primo ballo di patron Iervolino si è rivelato essere un vero successo: all-in sul mercato nel gennaio 2022, permanenza in Serie A e consensi provenienti da ogni dove, a tal punto da poter pensare di far meno addirittura dei suoi due bracci armati, Sabatini e Nicola. A lasciare, nell’estate successiva, è solamente il ds ex Roma e Inter, spezzando un matrimonio redditizio e vincente a causa di ingenti procure da pagare agli agenti del parco calciatori portati all’Arechi proprio da Sabatini. Successivamente, le nozze rinsaldate con Nicola, invece di rinsaldare con esse anche i piedi a terra, hanno portato tutti nell’empireo, con una campagna acquisti in stile figurine, i sogni ad occhi aperti di Cavani e Mertens e un cumulo di proclami e aspettative alte della piazza, molto alte. Al viaggio nella stratosfera, tuttavia, solo Nicola decide di non prendere parte. La sua stratosfera è il campo da calcio e ai proclami, da sempre, preferisce il lavoro, specie se questo deve venir fatto a completamento di qualcosa di non particolarmente tuo e non particolarmente appagante.
Il buon Davide Nicola – il quale l’anno scorso la sua media salvezza con i granata l’avrebbe pure ottenuta a pieno – sa bene che se la sua squadra si è salvata è stato solo perché i bonus di Genoa e Cagliari – dopo anni di speculazioni in un limbo di mediocrità e anonimato – erano finiti. La Salernitana, infatti, aveva staccato la spina nell’ultima giornata contro l’Udinese ma si era salvata perché le due rossoblù, quella stessa spina, l’avevano staccata anni prima. Nel calcio di oggi, infatti, trascinarsi porta da una sola parte: in basso. Risultato: 31 punti, grazie e arrivederci alle squadre retrocesse in B.
Ecco perché il buon Nicola sa, tutt’ora, che c’è qualcosa di inespresso nella sua creatura a cui il destino ha dato un aiuto, a patto che poi si investisse bene sulla Provvidenza. Come? Per qualcuno con la teatralità e l’inganno, per altri con la costanza nel lavoro di campo per arrivare alla costanza di serate come quella dell’Arechi del 22 maggio scorso, con i festeggiamenti per la salvezza. Nicola appartiene alla seconda categoria. Forse…

È dal 2017/2018 che il tecnico torinese non prende parte dall’inizio ad un campionato alla guida di una squadra: allora era il Crotone, poi retrocesso con Walter Zenga, subentrato dopo le sue dimissioni. C’è qualcosa di strano, tuttavia, nel connubio Nicola-società, al rientro per la nuova stagione: il tecnico ha tutti i contorni del dead man working, con la tagliuola pronta a cadere implacabile su di lui, anche in caso di sconfitta in amichevole. Poi il campo, quello ufficiale: un’eliminazione in coppa Italia contro il Parma, un esordio mesto con un punto in due partite e zero gol e poi un’inaspettata giostra. La Salernitana che si affaccia al mese di settembre è un concentrato di spettacolo, cinismo, compattezza e anche di fortuna con un netto 4 a 0 alla Sampdoria e un 2 a 2 a Torino contro la Juventus, complice un abbaglio della sala VAR ma con un primo tempo da esibizione calcistica difficilmente dimenticabile. Il cuore dell’affaire Nicola, cioè del caso spinoso di qualche giorno fa, viene dopo perché l’altalena di risultati e prestazioni è colta come snervante e se ad ogni pari/vittoria (pochi a dir la verità) si grida all’Europa, ad ogni sconfitta si susseguono voci che gridano all’esonero immediato. Il silenzio è complice e giunge, in questi casi, per confermare i dubbi estivi, autunnali e, infine, a fugare quelli invernali arriva il comunicato. Silenzio rotto: Nicola non è più il tecnico della prima squadra, datato 16 gennaio 2023. A far traboccare il vaso ci hanno pensato i ragazzi terribili dell’Atalanta di Gasperini, rei di aver maramaldeggiato, il giorno prima, sui granata, quel giorno in maglia bianca, vincendo per 8 a 2. E poi?

Poi il teatro. Il presidente Iervolino ha finalmente reciso il cordone ombelicale con i residui dell’anno precedente, dove non è stato tutto sotto il suo controllo. È pronto a sfogliare la margherita anzi l’album delle figurine, come in estate. Per il nuovo allenatore si va dalla candidatura di Leonardo Semplici ai “contatti” con Benitez. Sì, Rafa Benitez. La domanda è: ma l’ex Liverpool, Inter e Napoli lo sa? E poi, clamorosamente, la svolta. Davide Nicola – ve lo ricordate, quello che doveva essere esonerato ogni lunedì – avrebbe chiesto al capo di tornare, e con lui qualche elemento dello spogliatoio ne avrebbe chiesto il reintegro. Che fare adesso? “Massì – non è da escludere che sia andata così – fatelo ritornare. Ma poi non si dica che non sono buono anzi, si dica che sono ottimo e massimo. Si dica che sono il migliore degli editori, il migliore dei formatori e che tra qualche anno sarò il migliore tra gli uomini di calcio”. E in effetti, nel comunicato del reditus specialis (che in teologia indica il ritorno dell’anima a Dio Padre) di Davide Nicola come “nuovo vecchio tecnico granata” c’è tutto questo: Storie di uomini che fanno grandi cose: così ci ha sempre detto il Presidente, che – come ho sempre riconosciuto – è stato il principale artefice della salvezza della passata stagione. È lui ad averci inculcato passione, personalità e ferocia nel raggiungere cose impossibili. È lui che crede fortemente che quando gli uomini tirano tutti verso la stessa direzione sono capaci di cose straordinarie. E io di cose straordinarie già gliene ho viste realizzare tante. Dalla sua prodigiosa impresa nel mondo della formazione, ai suoi sorprendenti progetti nel campo dell’editoria fino agli stravolgimenti in pochi mesi anche del mondo calcio. Questi sono gli uomini a cui non voglio rinunciare, ringrazio il Presidente di avermi chiamato, questa è la dimostrazione che il calcio nuovo è un calcio di passione e di cuore e per questo VOGLIO ripagare la sua fiducia con tutte le mie forze e con tutta la passione che ho. 
Questa, poi, l’eco del presidente, in conferenza stampa per presentare il nuovo vecchio allenatore: Nella giornata di ieri è successa una cosa unica nel calcio. Mister Nicola gradiva parlarmi e il Direttore Sportivo mi ha portato questo messaggio spendendo mille parole positive. Ho sentito il mister che mi ha espresso la volontà di tornare immediatamente ad allenare la sua squadra. Questa è una storia di uomini che fanno cose importanti, come la salvezza dello scorso anno. Il mister mi ha detto cose importanti sulla città, sui tifosi e su ciò che può dare. Penso che se non perdi una persona non sai mai quanto ti manca e ti mancherà. Ho pensato molto alle parole del mister e per il bene della Società, dei calciatori e di tutti è giusto che lui abbia un’altra chance con l’impegno di portare avanti una squadra che giammai deve patire una mortificazione come quella subita a Bergamo con l’Atalanta.

Ricapitolando: vecchi dipendenti pentiti che bussano supplici alle porte del padrone, uomini straordinari che improvvisamente si riscoprono misericordiosi ascoltatori e un rapporto di alto vassallaggio miracolosamente ricucito. E il calcio? No, quello non c’è. Fosse telematico come un corso universitario di scienze politiche ce ne accorgeremo ma nemmeno quello. E allora, di nuovo, dov’è il calcio? Possibile che anche Nicola stia cadendo nelle trame del burattino e del puparo? Ma non è il calcio che dovrebbe guidare gli animi e le parole dei protagonisti? Diciamola allora noi una cosa di calcio, figlia delle partite le quali, a loro volta, sono anche figlie di una confusione fuori dal rettangolo verde: l’anno scorso la Salernitana si è salvata a 31 punti. Il concetto di “miracolo”, mai come nel suo caso, è relativo e riguarda il suicidio sportivo di Genoa e Cagliari. La logica, però, non vieta che il “miracolo” possa essere bissato quest’anno ma al contrario.

Fonte foto: pagina ufficiale US Salernitana