Penso, Teodoro, al caso di Talete, il quale, nell’intento di indagare le realtà astronomiche, rivolgeva lo sguardo verso l’alto, e cadde in un pozzo, suscitando lo scherno di una servetta tracia, arguta e graziosa, la quale gli disse che mentre desiderava conoscere le cose celesti non si avvedeva di quelle che gli stavano davanti ai piedi.
Ci perdonerà Socrate se, nel rendere l’idea di ciò che è stato l’ultimo weekend di Serie A, ci rifacciamo ad un suo aneddoto, raccontato all’interno del Teeteto, opera scritta da Platone. Ebbene, l’insigne matematico e filosofo Talete, nel costruirsi qualche castello in aria di troppo si è dimenticato di prestare sufficiente attenzione a dove camminasse. E nei giorni in cui torna a farsi caldo il tema delle voragini in strada – soprattutto in quel di Secondigliano – in campionato qualche caduta c’è stata, in particolare nelle zone alte della classifica. Tolte le romane, in netto vantaggio sulle inseguitrici per due posti nella prossima Champions League, il dato rilevante riguarda chi nella Champions di quest’anno c’è ancora e non vuole affatto salutarla: Napoli, Milan e Inter, infatti, sono state protagoniste, ma in negativo, del sabato di calcio in Italia. In tre, infatti, hanno messo a segno un solo gol – quello di Pobega in Bologna-Milan – complice, quasi sicuramente, di una focalizzazione alle notti europee.
Se per gli azzurri di Luciano Spalletti, tuttavia, il margine da chi insegue al secondo posto è ancora fortemente rassicurante, per le milanesi, uscire senza una vittoria contro Bologna e Monza rappresenta l’ennesimo scivolone che va ad alimentare i contorni di un campionato disastroso. La Champions League catalizza sì attenzioni e fascino ma la credibilità di una squadra passa, eccome, anche attraverso l’onore che viene dato a qualsiasi appuntamento di calcio la riguardi, indipendentemente dal format e dagli uomini messi in campo. È verosimile pensare ad una squadra che, deliberatamente, fa all-in su un obiettivo quasi impossibile come la vittoria della coppa dalle grandi orecchie e, pertanto, perde, giornata dopo giornata, punti per giocare nell’Europa dei grandi il prossimo anno, con annessi e vitali introiti finanziari? Sì, è verosimile. Ora, certamente, non ci è dato sapere quanto le relative società avallino questa scelta ma è altresì palese che i calciatori trovino, in questa fase, un senso particolare e appagante nelle partite del martedì/mercoledì anziché quelle del weekend.
Nel preparare la sfida del Dall’Ara contro il Bologna, infatti, Stefano Pioli ha schierato, dei titolari, il solo Mike Maignan, migliore in campo indiscusso nella sfida d’andata di Champions League contro il Napoli dello scorso mercoledì. Per il resto, la squadra scesa in campo dal primo minuto ha visto in campo calciatori mai rodatisi con l’ambiente e, cosa più importante, tra loro. Il risultato è stato un pareggio scialbo, che non ha dato nulla in termini di emozioni e di peso specifico ad una stagione mediocre entro i propri confini nazionali.
Il passaggio a vuoto dell’Inter è, se possibile, più fragoroso. Con il Monza, l’undicesima sconfitta in campionato è arrivata dopo una prestazione svilente, a sua volta giunta dopo una partita di dominio, soprattutto temperamentale a casa del Benfica, con un 2-0 che orienta e non poco i discorsi in ottica qualificazione in semifinale. La partita di San Siro contro i brianzoli è l’ennesima dimostrazione di come i calciatori, almeno loro, abbiano deciso a tavolino su cosa investire le proprie energie in questo rush finale. A differenza di Pioli, Inzaghi ha schierato sei undicesimi della formazione titolare vista a Lisbona, sortendo l’effetto diametralmente opposto, ovvero una prestazione vacua e una conseguente sconfitta.
Anche Spalletti – in vista di un ritorno molto più in bilico (almeno sulla carta) rispetto a quello dell’Inter di Inzaghi – ha messo in campo sei undicesimi della formazione di Champions, impattando contro il muro del Verona che, curiosità, è al terzo pareggio consecutivo al “Diego Armando Maradona”. Contro gli scaligeri del duo Zaffaroni-Bocchetti, la prestazione degli azzurri è in linea con quelle in campionato dal rientro della sosta, ovvero un atto dovuto, ma quasi fastidioso, in preparazione di sfide “più nobili”. Eppure, in prossimità delle sfide di Champions fino agli ottavi, il Napoli è sempre stato costante nel suo ruolino da squadra schiacciasassi, cosa che invece non si può affatto dire per le milanesi di cui sopra. Forse, è proprio vero che da aprile in poi la stagione comincia a non essere più la stessa, almeno per chi – pokeristicamente parlando – decide di “andare a vedere”. Chi, invece – sempre per restare nell’ambito delle carte francesi – ha fatto fold è la Lazio di Maurizio Sarri, rinunciando a competere in Europa League e in Conference League per concentrarsi esclusivamente sul campionato, dove ora occupano il secondo posto alle spalle del Napoli. Questioni di priorità.
Gli stessi partenopei, primi indiscussi in campionato, si trovano a fare i conti con una realtà nuova, vale a dire quella delle final-eight di Champions Legaue. I due precedenti di cammini europei lunghi parlano, infatti, di un Napoli arrivato alle semifinali di Europa League nel 2015 e ai quarti di finale della stessa competizione quattro anni dopo. Nel primo caso, il destino in Serie A del Napoli di Benitez fu lasciato al caso – o ad un rigore di Higuain calciato alle stelle – con una qualificazione in Champions sfumata all’ultima giornata nella sfida contro la Lazio persa per 4-2 al San Paolo; nel secondo caso, trattasi, invece, di uno dei secondi posti azzurri più noiosi – ma ad avercene! –, al netto di uno dei campionati più sonnecchianti degli ultimi anni.
Quest’anno, il Napoli deve probabilmente ancora dirci fino in fondo quanto grande sia diventato e la sensazione è che stasera, in occasione di Napoli-Milan di Champions, si scioglieranno questi ultimi dubbi. Dubbi legittimi ma che, di certo, in caso di eliminazione dalla coppa, non andranno ad inficiare su quella “torre d’avorio” costruita sin da inizio stagione da calciatori e addetti ai lavori, semmai diranno quanto ancora si debba crescere per continuare a divertirsi. Alzi la mano chi non vuole smettere di farlo!
Fonte foto: pagina ufficiale Twitter AC Milan