Pillole di Calcio – La rinascita dopo la grande paura. Christian Eriksen è tornato ad incantare il mondo

Bentornati, cari campionati! I tifosi italiani non aspettavano altro che ritornare su quell’isola felice rappresentata dai club, specie in un momento in cui il silenzio attorno alla disfatta azzurra – ancora troppo fresca – è diventato assordante. Il calcio italiano si “consola” con Juventus-Inter, ultimo scontro diretto a coinvolgere squadre prepotentemente in lizza almeno per uno dei primi quattro posti, nonché ultimo vero big match per attrarre attenzioni anche all’estero. La sensazione, tuttavia, è che la nuova strada da seguire l’abbia indicata ancora una volta il Napoli che, in quel di Bergamo, regala una prova di grande consapevolezza e organizzazione di squadra avendo ragione di un’Atalanta comunque mai rinunciataria e passiva. È necessario, quindi, che la rifondazione del nostro calcio passi dalle idee di uomini come Spalletti e Gasperini, e i motivi sono tutti nel rettangolo verde.

Se in questo particolare momento storico l’Italia è in grado di offrire poco all’Europa in termini di spettacolo, è vero anche che i più romantici non smettono di godere degli influssi del fùtbol forestiero che, a partire proprio da oggi, culmineranno con l’andata dei quarti di finale di Champions League. In particolare, gli echi del calcio che appassiona e che diverte hanno un accento più che mai inglese. Oltremanica, infatti, la volata per il titolo è un discorso a due tra il Manchester City di Guardiola e il Liverpool di Klopp, proprio come tre anni fa, quando fu decisivo lo scontro diretto di inizio 2019 vinto 2 a 1 dai Citizens, poi vincitori della Premier. Premier che è probabile che si decida ancora una volta allo stadio di Manchester, dove la prossima domenica le due prime della classe si affronteranno in un match che promette soltanto spettacolo.

A proposito di Premier e di isole felici. Chi ha scelto di ritornare a giocare nel campionato più bello del mondo è Christian Eriksen, perché certe connessioni, a volte, sono scontate come il fuoco che va verso l’alto e i corpi pesanti verso il basso. Ciò che era decisamente meno scontato, invece, era che il campione danese potesse ritornare a calcare un campo di calcio a certi livelli dopo quanto successo lo scorso 12 giugno allo Stadio Parken di Copenaghen. Al 42’ di Danimarca-Finlandia, partita degli Europei valida per la prima giornata del Gruppo B contro la Finlandia, Eriksen si accasciò al suolo vittima di un arresto cardiaco e dopo circa venti minuti – nei quali si rese provvidenziale l’intervento del compagno di squadra Kjaer e dello staff sanitario – lasciò il campo per dirigersi in ospedale. Pochi giorni dopo quella tragedia sfiorata i medici impiantarono al ragazzo un defibrillatore sottocutaneo, un dispositivo situato nella zona laterale del torace, che monitora costantemente l’attività cardiaca e in caso di aritmie gravi entra in azione con choc elettrici capaci di ripristinare la normale attività del cuore.
Il calciatore danese, all’epoca dei fatti, era sotto contratto con l’Inter, squadra della quale era diventato, non senza qualche difficoltà, un elemento decisivo per la cavalcata culminata con la conquista del diciannovesimo scudetto. Le politiche sportive del nostro Paese, tuttavia, vietano che un atleta con tale dispositivo artificiale di protezione possa continuare a giocare a calcio, in quanto sport di contatto (Fonte: indicazione del Comitato organizzativo cardiologico per l’idoneità sportiva aggiornato al 2017), pertanto, il 17 dicembre scorso, Eriksen ha ufficialmente rescisso il suo contratto con la società milanese. Della sua esperienza italiana ricorderemo, sicuramente, le sue gemme messe a segno in occasione delle due partite giocate contro il Napoli di Gattuso, nello stadio del “più grande di tutti”, con un gol da calcio d’angolo segnato nella semifinale di ritorno di Coppa Italia e, nella stagione successiva, con un preciso tiro da fuori area, nella stessa porta.

“Sono morto per cinque minuti. Quando ero ricoverato mi dicevano che continuavo a ricevere fiori e mi sembrava strano che qualcuno volesse fare quel gesto perché ero morto per cinque minuti. È stato straordinario, nonché un grande aiuto per me ricevere tutti quegli auguri di pronta guarigione. Molti ancora mi scrivono. Io ho voluto ringraziare tutti quelli che riuscivo a incontrare di persona: i dottori, i miei compagni e le loro famiglie. […] l mio obiettivo è giocare il Mondiale in Qatar. Voglio giocare. Questa è stata la mia mentalità da sempre. È un sogno. Sono in perfetta forma. Questo era il mio obiettivo ed è ancora lontano, quindi fino ad allora giocherò a calcio e dimostrerò che sono tornato allo stesso livello”. (Eriksen, 4 gennaio 2022, emittente danese DRTV)

Anno nuovo, stesse passioni, vecchi amori. A gennaio, Christian Eriksen torna a calcare un campo da calcio e lo fa allenandosi con le giovanili dell’Ajax, con cui nel 2009 firmò il suo primo contratto da professionista e, successivamente, riceve una proposta di contratto dal Brentford, con l’opportunità concreta di tornare a giocare in Premier League. Il 31 gennaio 2022, le Api londinesi ufficializzano il suo ingaggio a parametro zero fino al termine della stagione e dopo ventisei giorni, a poco più di sette mesi dall’arresto cardiaco, torna a giocare una partita ufficiale, subentrando al connazionale Jensen in Brentford-Newcastle Utd nella gara valida per la 27ª giornata di Premier League. Il destino, che prima ha rischiato di togliere, e poi ha lentamente cominciato a restituire, ha deciso, infine, di farsi perdonare ancora un po’ perché si sa, i Prìncipi hanno bisogno di attenzioni e riverenze e, se ti chiami Christian Eriksen e il Signore ti ha donato quei piedi, al servizio di quel cervello, il destino non può limitarsi a regalarti un semplice esordio con una neopromossa. No. Deve permetterti di chiudere il cerchio!

La pausa per le Nazionali appena trascorsa, per fortuna, non sarà ricordata soltanto per l’esclusione dell’Italia dai prossimi Mondiali ma anche per due amichevoli, quelle che la Danimarca ha disputato contro Olanda e Serbia. In vista di questi due appuntamenti, il CT danese Kasper Hjulmand decide, infatti, di convocare Eriksen e di metterlo in campo, affidandogli le chiavi della squadra. Il nuovo esordio con i Biancorossi avviene nello scenario suggestivo della Johan Cruijff Arena di Amsterdam ed è bagnato con il gol. È, tuttavia, nella partita successiva che avviene la catarsi mistica. In questo copione che il Dio del calcio ha scritto, infatti, era previsto che il protagonista tornasse sul luogo dove la sua vita stava per finire, il Parken di Copenaghen, e mettesse a segno il gol del 3 a 0, chiudendo la partita e compiendo il lieto fine della favola di quel Prìncipe che voleva solo vivere di calcio.
Quel che segue non è più una favola ma è storia, a partire dal gol del danese segnato lo scorso sabato 2 aprile, il primo con una squadra di club dal suo ritorno in campo. Anche in questo caso la cornice è quella delle grandi occasioni ed è Stamford Bridge, lo stadio dei Campioni del Mondo del Chelsea, battuti a casa loro per 4 a 1 dal Brentford, con Eriksen a firmare il gol del momentaneo 2 a 1 per i Bees.

La speranza, via via sempre più concreta, è che si ritorni al minuto 41’ di Danimarca-Finlandia, quando le giocate di Eriksen lambivano la dimensione della normalità, anche se a farle era un campione con qualità superiori a molti dei suoi colleghi. Il punto, semmai, è proprio questo: se siamo arrivati, o se a breve arriveremo, a parlare di “normalità” a proposito del giovane Chris, vuol dire che questa è davvero una delle storie più belle ed emozionanti che il calcio ci abbia mai regalato.

Fonte foto: profilo ufficiale Twitter di Christian Eriksen