Napoli: dal nodo portiere da sciogliere evitando un” nuovo 2014″, alla permanenza di Koulibaly. La situazione nel reparto difensivo degli azzurri a pochi gironi da Dimaro

Quando manca meno di una settimana all’inizio della preparazione estiva in quel di Dimaro-Folgarida, in casa Napoli sono diverse le incognite a tenere l’intero ambiente con il fiato sospeso. Tra le situazioni più spinose c’è quella riguardante la porta, su cui la società ha definitivamente preso la propria decisione. Si va verso una soluzione che per Spalletti e per gran parte dei tifosi azzurri non era certamente la più auspicabile, ovvero la partenza di Ospina e il rinnovo di contratto di Alex Meret, a cui verrà affidato il ruolo di portiere titolare.

Reina Rafael – Ospina Meret, il parallelismo da evitare

E’ evidente come si sia optato per una scelta esclusivamente di natura economica, in quanto, soffermandosi su un’analisi inerente la parte tecnica, non risulta alcuna valutazione a supporto di tale decisione. Pertanto, la scelta di avanzare Meret a ruolo di primo portiere, sembra essere un azzardo e un qualcosa di non dettato da una constatazione di quanto accaduto sul campo in questi anni. La situazione attuale ci riporta alla mente l’estate del 2014, quando il Napoli decise di non riscattare l’esperto e carismatico Pepe Reina per concedere il posto da titolare al giovane Rafael Cabral, che nel corso della stagione successiva, dopo una serie di gravi errori, finì con l’essere sorpassato da Mariano Andujar nelle gerarchie di Rafa Benitez. La società è dunque in procinto di commettere il medesimo errore di otto anni fa e si teme che possa pagarne dazio come allora.

Ad alimentare le perplessità in merito allo scenario che si prospetta, sono le dichiarazioni rilasciate da Luciano Spalletti ai microfoni di Sky Sport. Il tecnico azzurro ha affermato: “L’uscita dal basso con il portiere è il futuro del calcio. Dire il contrario significa mandare un messaggio sbagliato ai giovani. In futuro il portiere andrà a giocare anche fuori dalla lunetta dell’area di rigore. Nessun tecnico vuole un portiere che non sappia giocare con i piedi. Per un gol preso da un errore con i piedi del portiere ne fai dieci perché cominci bene l’azione”. Parole che sanno tanto di bocciatura nei confronti Meret, che in questi anni ha mostrato enormi difficoltà nell’impostazione con i piedi.

La costruzione dal basso nel calcio moderno ha assunto un’importanza vitale e Meret ancora non è pronto per tale tipo di sviluppo di gioco. Inoltre, si trascura un dato inconfutabile, ovvero che la capacità nel giocare con i piedi non è certamente l’unica caratteristica in cui la superiorità di Ospina si è rivelata lampante, ad esempio non possono passare inosservate le carenze di Meret nelle uscite.

Nonostante alcune perdite importanti a livello sia tecnico che di spogliatoio, si annuncia un Napoli comunque competitivo per bissare il posto Champions, ma si avverte il rischio che la porta possa rappresentare l’anello debole della squadra.

I numeri a confronto tra Ospina e Meret

David Ospina è reduce da una stagione in cui si è piazzato secondo nella speciale classifica riguardante la percentuale di parate effettuate tra i portieri dei maggiori campionati europei. Il colombiano, nel corso dell’ultima annata, ha collezionato record su record e in campionato ha chiuso con 13 clean sheets e appena 21 gol subiti in 32 presenze, contribuendo in maniera determinante al traguardo di miglior difesa insieme al Milan. Parliamo di una figura dotata di grande leadership e in grado di trasmettere la propria padronanza e sicurezza all’intero reparto difensivo, fungendo da guida per quest’ultimo. Inoltre garantisce stabilmente una straordinaria reattività tra i pali e in uscita, il tutto unito alle grandi abilità con i piedi che consentono di far ripartire velocemente l’azione. Caratteristiche di assoluta completezza che fanno di David Ospina un portiere di caratura internazionale, nonchè uno dei migliori estremi difensori che il Napoli ha avuto nella propria storia recente e non. Una perdita grave e che potrebbe assumere contorni ancor più pesanti se non rimpiazzata adeguatamente.

Mentre Meret è reduce da un’altra stagione in ombra e nella quale si è confermato decisamente non all’altezza del collega. Negli ultimi tre anni il dualismo tra Ospina e Meret è stato uno dei principali temi di discussione in casa Napoli, ma la realtà è che il confronto non regge. I numeri e le rispettive prestazioni a confronto sono la prova di quanto ci sia sostanzialmente un abisso, in termini di esperienza, personalità, sicurezza, affidabilità, caratteristiche e capacità di interpretare al meglio tutti i fondamentali del ruolo. Nonostante sia Gattuso che Spalletti abbiano, giustamente, promosso Ospina come titolare, Meret le sue occasioni le ha avute e molto spesso è parso insicuro e impacciato, mostrando evidenti lacune e non dando mai la sensazione di essere pronto per ricoprire un ruolo di un determinato peso specifico all’interno di una squadra di alto rango. Una tesi diffusa e non corrispondente alla realtà è che il 25enne non abbia ricevuto uno spazio sufficiente in questi anni, ma i numeri parlano chiaro. Infatti, nelle quattro stagioni sinora trascorse in azzurro, l’ex Spal ha giocato 93 gare, dunque soltanto dieci meno di Ospina, il quale ne ha disputate 103 subendo 18 reti in meno. Dunque in definitiva, considerata la netta superiorità dell’ex Arsenal, la realtà è che l’estremo difensore friulano, per quel che è stato il suo rendimento in campo, ha ricevuto uno spazio maggiore rispetto a quanto ne avrebbe realmente meritato.

Spalletti aveva inserito David Ospina nella lista dei suoi “intoccabili”, ma è ancor più significativa la conferma del suo scarso gradimento nei confronti di Meret. Il Napoli, vista la richiesta di circa 3 milioni di stipendio formulata dall’ormai ex numero 25 azzurro, ha scelto di non procedere al rinnovo, dando priorità al proseguimento della politica di abbattimento del monte ingaggi. Quest’ultima è sicuramente una valutazione legittima, ma allo stesso tempo far firmare un contratto di altri cinque anni ad un portiere chiaramente non gradito al proprio allenatore e che sinora ha mostrato poco o nulla di rilevante è decisamente contraddittorio. Adesso quindi sarebbe opportuno se la società, dopo che Spalletti ha visto non esaudirsi il desiderio di poter affidare i guantoni da titolare nuovamente ad Ospina, garantisse al tecnico toscano l’arrivo di un estremo difensore da affiancare Meret che sia dotato di quelle caratteristiche da lui richieste e menzionate nell’intervista a Sky Sport.

Ovviamente per il bene del Napoli ci si augura che Alex Meret possa svoltare e dimostrarsi meritevole dell’ingente ruolo che gli è stato assegnato.

Fase difensiva: ripartire da Koulibaly

In merito al reparto difensivo a tenere banco è principalmente il futuro di Kalidou Koulibaly. Dopo gli addii di Insigne, Ghoulam, Ospina e la partenza purtroppo probabile anche di Dries Mertens, perdere anche il “Comandante” sarebbe deleterio. Spalletti, così come la scorsa estate, è disposto a incatenarsi per Kalidou, che è ritenuto dal tecnico un elemento totalmente imprescindibile per il suo valore tecnico e umano. Il senegalese ha un contratto fino al 2023 e, a meno di clamorosi colpi di scena, resterà all’ombra del Vesuvio anche la prossima stagione, indossando la fascia da capitano. La principale incognita riguarda il rinnovo. Il presidente De Laurentiis ha fissato a 3.5 il tetto massimo degli ingaggi, ma per Koulibaly potrebbe essere disposto a fare un’eccezione. Il centrale chiede un prolungamento alle stesse cifre percepite attualmente, ovvero uno stipendio di 6 milioni all’anno. Secondo quanto trapela negli ultimi giorni, sembra che il Napoli possa arrivare a proporre un ingaggio di 5 milioni + 1 di bonus, sulla cui base, eventualmente, è probabile che si giunga ad un accordo. Kalidou ha con Napoli un legame speciale e in tutti questi anni, nonostante le sirene provenienti da grandi club disposti ad offrirgli il doppio dell’ingaggio, non si è mai impuntato per andare via. Dunque l’auspicio di tutti è che KK possa restare ancora a lungo ed essere il simbolo di questo Napoli. In una squadra che nei momenti in cui avverte maggiore pressione ha spesso palesato delle evidenti carenze di personalità, la presenza di uomini spogliatoio come Kalidou Koulibaly, dotati di carattere ed esperienza, deve essere una priorità, a maggior ragione dopo le partenze illustri.

La difesa è il reparto su cui Spalletti potrà ripartire da maggiori certezze, ricordando che per gran parte della passata stagione ha costituito un gran punto di forza. Gli azzurri, così come tutte le squadre impegnate nelle coppe, saranno attesi da ben 21 gare in 3 mesi vista la lunga pausa prevista per la disputa del Mondiale, che andrà dal 14 novembre al 3 gennaio 2023. Per affrontare al meglio il tour de force, sarà ovviamente necessario poter puntare su un organico ampio e con varianti di spessore in modo da gestire le forze. In attesa dell’arrivo di un quarto in organico, il Napoli dispone di un pacchetto di centrali difensivi di tutto rispetto, vista la presenza, oltre che di Koulibaly, di vere e proprie garanzie come Rrahmani e Juan Jesus, rivelatisi preziosissimi durante la scorsa annata. Non va dimenticato come il kosovaro e il brasiliano abbiano permesso a Spalletti di sopperire al meglio alla lunga assenza di KK tra infortunio e Coppa d’Africa. Non a caso, nonostante l’assenza del leader di reparto, il Napoli, nell’arco di tempo che va da inizio dicembre a metà febbraio, è riuscito a mantenere la miglior difesa del campionato. Esempio lampante della grande intesa raggiunta tra coloro che sarebbero dovuti essere rispettivamente la terza e quarta scelta, è in primis la prestazione monumentale nella gara vinta contro il Milan a San Siro, in cui entrambi hanno giganteggiato su un certo Zlatan Ibrahimovic.

Rrahmani dopo le prime tre giornate ha subito superato Manolas nelle gerarchie, prendendosi meritatamente il posto da titolare fisso. Nella prima parte di stagione la coppia con Koulibaly ha costituito un vero e proprio muro invalicabile. L’ex Verona, come da lui stesso dichiarato, con un colosso come KK al suo fianco ha acquisito maggiore sicurezza e al contempo il 26, ha trovato un compagno di reparto ottimo e che gli mancava dai tempi di Raul Albiol, ovvero un profilo bravo nello svolgere anche il compito di regista difensivo e che lo rendesse maggiormente libero di sfruttare a pieno il proprio strapotere fisico. Il numero 13 azzurro, dopo i progressi evidenziati già nel finale della sua prima annata in Campania, si è confermato un elemento di assoluta affidabilità e, partita dopo partita, ha compiuto passi da gigante fornendo prestazioni davvero superlative. Mentre Juan Jesus è stato davvero una graditissima sorpresa. Il brasiliano è arrivato la scorsa estate tra l’indifferenza generale, ma è poi riuscito perfettamente a trovare la sua dimensione e a calarsi nella realtà. A suon di prove di alto livello si è guadagnato la riconferma con grande merito. Spalletti chiese espressamente alla società di ingaggiarlo e la scommessa è risultata vincente. JJ si è rivelato un innesto di assoluto spessore da un punto di vista tecnico e anche umano. Se prima all’idea di un’assenza di Koulibaly veniva da mettersi le mani nei capelli, adesso alle spalle c’è un Juan Jesus che costituisce un’alternativa di lusso.

Capitoli terzini: chi titolare tra Olivera e Mario Rui ?

Per quanto concerne i terzini c’è grande curiosità nel vedere all’opera il nuovo acquisto Mathias Olivera, titolare della nazionale uruguaiana proveniente dal Getafe. Il classe 1997 andrà a rimpiazzare Ghoulam ed è pronto a contendersi il posto da titolare con Mario Rui, reduce dalla sua miglior stagione in azzurro per rendimento. Spalletti potrà quindi fare affidamento su una coppia di terzini sinistri di livello e che garantisce intercambiabilità. Olivera è un terzino molto abile in fase di spinta, di ottima gamba e forte fisicamente. Dunque il sudamericano contribuirà ad aggiungere in rosa una caratteristica di cui si avverte la necessità e più volte reclamata da Spalletti, ovvero la fisicità. Sulla fascia destra il titolare indiscusso sarà ovviamente Giovanni Di Lorenzo, che insieme a Koulibaly ed Osimhen costituirà uno dei principali pilastri del nuovo Napoli, da un punto di vista tecnico ed emotivo. Di Lorenzo, elemento imprescindibile e senza alcun dubbio miglior terzino destro della Serie A, molto probabilmente sarà il vice capitano ed è dunque destinato ad assumere un ruolo ancor più rilevante anche all’interno del gruppo squadra. Come vice del terzino ex Empoli dovrebbe restare Alessandro Zanoli, che la passata stagione si è saputo far trovare pronto nel momento del bisogno, mostrando delle potenzialità importanti. I margini di miglioramento del classe 2000 sono ampi e va valutata la soluzione che possa favorire al meglio il suo percorso di crescita. L’esterno basso ex Legnago ha dimostrato di poter essere una valida alternativa a Di Lorenzo, ma allo stesso tempo, considerando anche l’inamovibilità del numero 22 e le sue doti da stakanovista, un’esperienza in prestito gli garantirebbe maggiormente la possibilità di accumulare minutaggio ed acquisire esperienza.

Siamo soltanto all’inizio di un’estate molto importante per il futuro del Napoli e che segnerà l’alba di un nuovo ciclo.