Rivoluzione Napoli. Le prime certezze portate da mister Conte e un grande dubbio…

Era l’estate del 2022 quando la piazza di Napoli si trovò a fare i conti con una “rivoluzione calcistica” che portò non pochi turbamenti negli animi dei tifosi azzurri. Allora Aurelio De Laurentiis decise di chiudere le porte con il passato e liberarsi degli ultimi giocatori protagonisti del famoso “ammutinamento” di ancelottiana memoria, e quindi pilastri importanti come Ospina, Insigne, Koulibaly, e Mertens fecero spazio all’ombra del Vesuvio a quelli che sarebbero stati destinati a restare per sempre nella storia del club in veste di protagonisti del terzo scudetto del club.
Solo due anni dopo un’altra rivoluzione si è resa necessaria, a causa di una stagione che ha visto succedersi sulla panchina azzurra ben tre allenatori e la squadra finire decima in campionato e conquistare il titolo di “peggior squadra campione d’Italia” dell’era dei tre punti.
Se Aurelio De Laurentiis solo un anno fa aveva ben pensato di accentrare a sé tutti i poteri e prendere da solo scelte e rischi sia dal punto di vista del mercato che dal punto di vista tecnico, imponendo come diktat principale ai tecnici che hanno provato a guidare il Napoli l’utilizzo del 4-3-3 come sistema di gioco, quest’anno il patron azzurro ha lasciato la guida degli azzurri ad Antonio Conte ed al suo nutrito staff, e con lui sta lavorando per costruire un Napoli che possa essere quanto più possibile specchio dell’allenatore salentino.
Vale dunque la pena analizzare i cambiamenti principali che si sono potuti apprezzare fin qui nelle gare amichevoli giocate dagli azzurri, prendendo in considerazione soprattutto le ultime due gare giocate in quel di Castel di Sangro.
Il primo cambiamento riguarda senza dubbio il cambio di modulo ed il passaggio ad una linea di difesa a tre, che di riflesso ha influenzato anche il mercato del club portandolo ad inserire subito altri due difensori centrali quali Rafa Marin e Alessandro Buongiorno, fondamentali per andare a puntellare il reparto che l’anno scorso è stato principale indiziato di una stagione disastrosa.
L’ingaggio di Leonardo Spinazzola è un altro indicatore di rivoluzione, sia perché si è preso un calciatore svincolato, sia perché fino a questo momento l’ex Roma sembra essere al centro dell’idea di calcio di Antonio Conte.
I tifosi hanno potuto ammirare fino a questo momento un Napoli che sta provando prevalentemente due sistemi di gioco, un 3-4-2-1 ed un 3-4-3, ma è interessante capire quali sono le interpretazioni di questi due moduli.
Nella gara contro l’Egnatia, ad esempio, il modulo di partenza è stato il 3-4-2-1 con Mazzocchi e Spinazzola che giocano larghi mentre per Kvaratskhelia e Politano il compito principale è stato quello di accompagnare la manovra internamente sfruttando le corse dei compagni, e soprattutto fare il primo pressing sulla costruzione degli avversari, in modo da chiudere le linee di passaggio e cercare di recuperare al più presto la sfera.
Altra caratteristica di questo nuovo Napoli è evidentemente quella di non buttare mai via la palla, ed infatti quando le linee centrali sono intasate, impedendo ai due centrocampisti una libertà di manovra, la scelta è spesso e volentieri quella di ricominciare dal portiere, evitando di prendere rischi eccessivi perdendo palla al centro del campo ed innescando situazioni pericolose.
La gara contro il Brest ha offerto altri spunti interessanti, perché alzandosi il livello tecnico dell’avversario, il pressing portato dagli attaccanti non è stato forsennato come nella sfida precedente, ma più semplicemente azione di disturbo, lasciando che fossero i difensori a rompere la linea ed uscire forte in anticipo sui centrocampisti avversari. Questo compito è toccato principalmente a Buongiorno e Rahmani, mentre Di Lorenzo, più bloccato, doveva riuscire a far uscire palla sull’esterno in costruzione.
Un altro aspetto importante riguarda l’uscita dal basso che sembra essere un altro fondamentale che il Napoli vuole mettere in atto; infatti, la tendenza è quella di muovere palla velocemente dalla difesa e poi successivamente uscire sugli esterni di centrocampo.
Sicuramente, la mancanza, in questo momento, della punta centrale è un handicap per il tecnico che non può utilizzare Osimhen. Infatti, l’attaccante nigeriano, attualmente, è al centro di operazioni di mercato e in squadra non c’è ancora il sostituto, per una situazione di Stand By che sicuramente non rende tranquillo il tecnico.
Ecco perché, allora, il Napoli è ancora un cantiere aperto, e Antonio Conte sta ancora sperimentando le varie soluzioni a disposizione, in attesa del completamento della rosa e in vista della prima gara ufficiale di sabato 10 agosto al Maradona contro il Modena, in Coppa Italia.

Foto: Pagina ufficiale X SSC Napoli